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8 Febbraio 2013 , , ,

Mark Stewart THE POLITICS OF ENVY

2012 - Future Noise Music

mark stewartMark Stewart è uno dei più influenti e innovativi musicisti che la feconda terra britannica abbia partorito.Con il beneamato Pop Group ha rivoluzionato l’approccio dei punkettari al funk, dopodiché, con i suoi Maffia e in collaborazione con la geniale congrega che faceva capo all’etichetta ON-U Sound, ha sdoganato e contaminato il dub e il reggae con l’elettronica rumorista più radicale, donandoci capolavori al limite dell’inascoltabile, come il meraviglioso “Learning To Cope With Cowardice”. Il tutto, sempre, senza dimenticare l’impegno politico, la denuncia tagliente delle ineguaglianze e delle brutture del capitalismo imperante, gridata con la sua voce stentorea e programmaticamente inserita nei titoli dei suoi lavori, uno per tutti il seminale “For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?”. Anche il disco che esaminiamo, da questo punto di vista, non sfugge alla tradizione, anzi. Un verso per tutti: "If you're not busy buying/You're busy being sold": se non sei occupato a vendere, ti stanno vendendo, all’incirca. Musicalmente, al contrario, il nostro ha limato le sue rudezze, e ci consegna con  “The Politics Of Envy” un lavoro dall’approccio abbastanza “pop”.

 

Capiamoci, non è un dischetto di musichetta da discoteca, è un condensato di dub, funk, dubstep, punk più o meno post che non vi accarezzerà gentilmente le orecchie, ma non c’è più la furia spaccatutto degli esordi (e anche di buona parte della carriera). C’è, semmai, più professionismo, d’altra parte Stewart non è certo di primo pelo e sa cosa fare in uno studio di registrazione. Al disco, tra l’altro, collaborano personaggi altisonanti, primo fra tutti (e non è un caso) il vecchio Lee “Scratch” Perry, che è già stato compagno di giochi di Mark ai tempi della ON-U Sound, che confeziona il pezzo forte del lavoro, laMark Stewart possente Gang War, in cui si inneggia a Hugo Chavez, a Hezbollah e all’Intifada su un irresistibile skank a bassissima frequenza affidato alle sapienti grinfie di Tessa Pollitt. In Autonomia, pezzo dedicato a Carlo Giuliani, tra chitarre taglienti manovrate dall’ex PIL Keith Levene, fa capolino la voce di Bobby Gillespie. In giro tra le tracce troviamo addirittura il mito del punk Richard Hell, Gina Birch (The Raincoats), i Factory Floor.  Stewart  se ne esce anche con una cover stravolta di Letter To Hermione, episodio elegiaco che apparve sul primissimo album di David Bowie. Non sto lì a farla più lunga di tanto: a me il disco è piaciuto, compreso il secondo CD di remix molto dub (un genere al quale sono parecchio affezionato). Certo, non c’è niente di innovativo, e forse da un personaggio come Mark Stewart ci si aspetta sempre qualche sorpresa, ma gli anni passano per tutti.

 

"Ho scritto questa song, Autonomia, su Carlo Giuliani, che fu ucciso durante le dimostrazioni per il G8 a Genova. E' una canzone di protesta. E' importante che la gente ne conosca la storia." 

(Mark Stewart)

Voto: 7/10
Luca Sanna

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