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10 Settembre 2017 ,

Holger Czukay Giocando in anticipo sul tempo


Czukay foto 2                              1938 - 2017

 

Una bella responsabilità quella di aver contribuito, fondando i Can nel 1968, a scrivere alcune delle pagine più gloriose, seminali, imprescindibili e soprattutto influenti della musica rock degli anni settanta. Una responsabilità che Holger Czukay, che ci ha lasciato il 5 settembre 2017 all’età di settantanove anni (era nato nel 1938 a Gdańsk, Polonia), ha sempre vissuto con consapevolezza e disincanto senza lasciarsene sopraffare a livello creativo. Nato a Danzica nel 1938, Czukay, quando con Irmin Schmidt, Michael Karoli, e Jaki Liebezeit  forma i Can, non è più di primo pelo. Ha già trent’anni ma alle spalle alcuni anni di scolarizzazione musicale con il maestro delle avanguardie più ostiche e sperimentali Karlheinz Stockhausen, nonché diversi esperimenti di musica minimalista con nastri magnetici benché mai riportati su disco.

 

Can fotoNei Can si appropria del ruolo di bassista formando con Leibezeit (scomparso nel gennaio del 2017) una sezione ritmica leggendaria per la sua tribalità ripetitiva che ancora si può ricondurre sia al minimalismo colto che alla musica etnica di cui i due ritmi erano appassionati cultori e anticipatori. Con il gruppo di Colonia, nel quale resterà fino al 1977, Czukay, sforna una decina di album di sfolgorante bellezza che nella loro splendida e naturale fusione tra rock, jazz, elettronica, musica colta e etnica, assurgono a importanza capitale per la storia della musica del ‘900.

 

Parallelamente, già un anno dopo la fondazione dei Can, il bassista, che è anche un profondo conoscitore di marchingegni elettronici, di produzione discografica, di Cancomposizione, e dei primi sintetizzatori apparsi sulle scene, pubblica il suo primo album solista “Canaxis” (1969) oggi considerato un piccolo capolavoro anticipatore della word music, comprendente due suite ispirate dalla musica vietnamita e dall’elettronica più ostica e contemporanea. Al di là della splendida carriera con i Can che dopo la sua dipartita resisteranno solo altri due anni prima di sciogliersi definitivamente, bisogna aspettare un lungo decennio per il secondo album solista “Movies” (1979) che benché meno geniale del primo gli dà più notorietà e presa sul pubblico.

 

MI0000045219Da quel momento gli album di Czukay si susseguono costantemente nel tempo fino al 2003 raggiungendo con “The New Millennium” il numero di quindici, tra opere esclusivamente soliste e collaborazioni. Tra queste ci piace ricordare, a riprova della duttilità intellettuale e musicale del Nostro, i due ostici e sperimentali album con David Sylvian“Plight & Premonitions” (1988) (foto a destra) due lunghe suite tra word music e rumorismi e “Flux + Mutability” (1989), sempre due soli lunghi brani di improvvisazioni dei due protagonisti con alcuni ospiti tra i quali i vecchi sodali Karoli e Liebezeit nonché il figlio del primigenio maestro Markus Stockhausen.

 

MI0000045218Ancora Liebezeit è protagonista insieme a un inaspettato Jah Wobble dell’album “Full Circle” del 1982, mentre altre collaborazioni vedono Czukay al fianco di Conny Plank e addirittura dei più commerciali Eurythmics. Una nota romantica vuole che Holger Czukay, trovato privo di vita pochi giorni fa nella sua casa/studio discografico nei pressi di Colonia non sia sopravvissuto al dolore per la perdita della moglie scomparsa nel luglio di quest’anno. Al di là di condivisibili romanticismi resta il momento ferale che coinvolge un uomo e un musicista prodigioso la cui eredità musicale resterà indelebile nel tempo. 

 

Maurizio Pupi Bracali

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