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Dirty Trainload REVOLUTION AND CRIME

25 Aprile 2018 - Side 4

In fuga attraverso un’umida swamp, colorata col nero di una china deformata, come uscita da una di quelle vecchie tavole in cui Robert Crumb illustrava la vita di Robert Johnson. Oppure potrebbe essere solo “Revolution And Crime”, coerente proseguimento sul sentiero del precedente “A Place For Loitering” e quarto album dei baresi Dirty Trainload. Scrivi Bari, leggi Clarksdale, Tupelo, Greenwood… Mississippi insomma. Il trio di buskers capitanato dal chitarrista Bob Cillo (con lui Go Balzano alla batteria e la cantante multistrumentista Livia Monteleone) si ritaglia dunque il suo lurido angolo di marciapiede tra la lunga schiera dei maledetti figli di Hound Dog Taylor, siano James Leg, Left Lane Cruiser o, senza andare troppo lontano, i Dead Man’s Blues Fucker di Diego Potron.

 

Grezzo, sporco, sporcaccione: “punk blues”, come va di moda chiamarlo. In realtà è musica di slide e fango, a cui si aggiunge qualche vibrazione malefica stile Gun Club, ampie distorsioni per cervelli in acido (vedi l’allucinata Slanted House), e che fa sempre Dirty-Trainload-R-C-del groove rugginoso il suo punto di forza. In aggiunta, c’è pure un’appassionata cover di Cod’ine, ovvero quella grandissima canzone mai citata tra i classici folk degli anni di protesta, epoca il cui spirito ribelle e combattivo è un tema dominante del disco. Album rigorosamente di genere, certo. Ma fresco e divertente, da consumarsi rigorosamente con birra gelata e carne al sangue. 

 

Giovanni Capponcelli

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