Migliora leggibilitàStampa
15 Giugno 2013

Malik Bendjelloul Searching For Sugar Man

2012 - Uscita DVD: 22 Gennaio 2013 - USA

sugarman“Quante copie vendette ‘Cold Fact’ negli Stati Uniti?”

“Negli Stati Uniti? Sei.”

 

Stesso periodo, dischi simili, diversa sorte. A volte è questione di dettagli, o di fortuna, o di quello che volete voi: nel 1971 un operaio di un industria aeronautica, tale Bill Withers, pubblicò quel capolavoro universalmente conosciuto che è “Just As I am”. Quel disco conteneva, tra le altre, Ain’t No Sunshine, canzone che tutti hanno ascoltato almeno una volta nella vita e che divenne, giustamente, un classico. Uno di quei brani senza tempo nonché una delle canzoni più belle mai scritte. L’autore seppe ripetersi anche l’anno successivo, e il secondo album, ‘Still Bill’, si rilevò essere addirittura superiore al disco d’esordio, forte anche della presenza in scaletta del capolavoro che è Lean On Me. Withers fu catapultato in vetta alle classifiche e il successo gli arrise a tal punto che il passo successivo fu quello di fissare su nastro un concerto di quello straordinario periodo, poi pubblicato col titolo “Live At the Carnegie Hall”. Neanche a dirlo il buon Bill restituì il tesserino aziendale e la trousse da operaio (quella fieramente esposta sulla copertina del primo album), ebbe una decente prosieguo di carriera e pare si stia godendo la meritata pensione. Occhio all’etichetta di quegli album. La losangelena Sussex Records. La stessa etichetta pubblicò nel 1970 l’album Cold Fact, esordio a trentatre giri di Rodriguez, un artista di origini messicane che viveva a Detroit. Il disco conteneva tra le altre bellissime canzoni, quella I Wonder che diventò un classico… in Sud Africa. Nonostante la qualità delle altre composizioni ivi contenute (come le stupende Crucify Your Mind e Inner City Blues), alcune di esse anche dotate di un buon potenziale radiofonico e forti di una scrittura al crocevia tra il folk,Searching-for-Sugar-Man l’impegno sociale di un Dylan, di un Phil Ochs o di un Jim Croce, e con arrangiamenti che profumavano di certa leggiadra psichedelia di quegli anni a volte appena screziati con tinte black, il disco non vendette un accidente di niente. L’anno successivo Rodriguez ci riprovò con il seguito intitolato Coming From Reality registrato in Inghilterra. Questo album, fu pubblicato nel novembre del 1971 ma come l’altro rimase fermo al palo. Troppo indietro o troppo avanti per i tempi? Eccessivamente barocchi alcuni arrangiamenti? Troppo politicizzati e alternativi alcuni dei testi? Appartenenza all’etnia sbagliata? Saperlo…

 

Cause I lost my job two weeks before Christmas

And I talked to Jesus at the sewer

And the Pope said it was none of his God-damned business.

 

Sixto Rodriguez, licenziato dalla sua casa discografica due settimane prima del Natale di quell’anno, smise gli stivaletti da rocker urbano per calzare quelli anti-infortunistici più adatti al lavoro di muratore. Mestiere che negli anni successivi gli permise di vivere e di crescere le sue figlie, completamente all’oscuro del fatto che il suo disco, bootlegato più volte, stesse vendendo in Sud Africa centinaia di migliaia di copie. Solite squallide storie di squallidi squali discografici privi di remore. Esce nelle sale - ed in DVD - anche in Italia il film diretto dallo svedese Malik Bendjelloul e vincitore del premio Oscar 2013 come miglior documentario, che racconta la storia davvero incredibile del cantante di Detroit, artista completamente ignorato in patria ma osannato in Sud Africa come un Elvis, SearchingforSugarMan-Rodrigueze dell’estenuante ricerca cominciata in era pre-internet (e grazie a internet giunta a felice conclusione) di due appassionati sudafricani - un negoziante di dischi (bella categoria!) e un giornalista musicale (anche questa!) - che si sono pazientemente messi sulle sue tracce per far luce sulle cause della misteriosa scomparsa del cantante dalle scene. La storia è talmente surreale da sembrare il frutto di una sceneggiatura originale e di conseguenza il risultato è stupefacente. Il film genera un flusso continuo di intense emozioni, sapientemente indotte senza far ricorso alcuno a facili  retoriche, ma ottenuto con un bellissimo montaggio che è un prezioso mosaico di riprese attuali e d’epoca miscelate a originali porzioni grafiche e animate. Il racconto rimane ben lontano da una pericolosa agiografia e non si contano le scene dotate di una forza che spezza il cuore, come quella con protagonista Steve Rowland, il produttore del secondo disco, che, sulle note della sopracitata Cause, non si capacita di come sia stato possibile il clamoroso insuccesso di un artista di quella caratura: il rammarico glielo si legge sul volto e lo si sente nella voce a decenni di distanza dai fatti. Pelle d’oca, Steve, pelle d’oca. E la delicatezza infinita di quelle con le voci strozzate e gli occhi lucidi delle figlie che raccontano la dura vita di un padre che non immaginavano così significativo, se non per loro stesse. E poi i due piani sequenza sui passi insicuri di un anziano Rodriguez in una Detroit innevata, con le ciminiere a stagliarsi sullo sfondo come braccia nude protese verso il cielo. E ancora, il giro di basso di Isugar man rodriguez wonder sostenuto per un tempo infinito prima del materializzarsi del protagonista sul palco di Cape Town alla sua rentree del 1998. E tante altre cose, tutte dotate della straordinaria semplicità come quando viene svelato il Rodriguez ai giorni nostri. Se non avrete modo di apprezzarlo al cinema organizzatevi in qualche maniera con le uscite Home Video, ma non per perdetelo, non perdetelo per nulla al mondo. Farete conoscenza di un uomo incredibile, che ancora adesso vive al di sotto delle sue reali possibilità, pienamente cosciente della povertà che ha sopportato e felice di avere cresciuto le tre figlie nella maniera adeguata (“ci portava nelle biblioteche, alle mostre, abbiamo visto Picasso e Delacroix”): avrete una storia pazzesca da raccontare agli amici che non la conoscono, e se ancora non le conoscete imparerete delle canzoni bellissime dalle quali non vi separerete mai più. Questo film è poesia, poesia Rock al suo stato più puro.

 

Just a song we shared I'll hear
Brings memories back when you were here
Of your smile, your easy laughter
Of your kiss those moments after
I think of you.                      

 

Roberto Remondino

Video

Inizio pagina