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14 Aprile 2014

Cataldo Dino Meo NIHIL

2014 - Italia

cataldodinomeo-nihil          LIBRO + DVD    (Produzioni Alok)

 

C’è un dato incontrovertibile: Cataldo Dino Meo è un poeta vero. Anche quando non si serve degli stilemi classici della versificazione, come facilmente s’evince da quest’opera particolarissima e ostica alquanto, “Nihil”. Progetto che contempla un libro, con postfazione di Carmine Mangone, corredato da un dvd, nel quale ultimo sono lumeggiati con la tecnica del videoclip, a cura di Antonio Meo, frammenti, perlopiù sanguinosi, dell’opera scritta. Un arduo cimento, con le armi dell’aforisma, più che nietzschiano ascrivibile alla materia ustoria di un Cioran, il Cioran de “I Sillogismi Dell’Amarezza”  o de “L’Inconveniente Di Essere Nati” o ancora de “Il Funesto Demiurgo”, contro il male di esistere, l’incompiutezza fatale del sussistere in una società sommamente impoetica e banale, dove ogni gesto è gesto macchinale di replicanti, manichini senza vita effettiva, unità robotiche eteroreferenziali  galleggianti nel nulla. Il “Nulla”, per l’appunto: Nihil. La poesia è nel gesto dirompente, non assolutorio, non consolatorio, urtante, provocatorio, sanguinario, dolente, scarnificato fino all’osso. Passando per il buon Ducasse, falso Conte di Lautréamont, e teppista ante litteram della parola scritta, nei suoi “Canti di Maldoror”,  per i sentieri sdrucciolevoli del più puntuto surrealismo, per le erte asperrime di certa scrittura dissacrante e massacratoria,  il Carmelo Bene di “Nostra Signora Dei Turchi”… 

 

L’approccio e gli esiti sono devastanti, soprattutto per chi non sia aduso a certe ritualità di mero saccheggio letterario e filmico: episodi come Caravaggio, la cui figura viene interpolata in chiave di moderno delirio, sia nel testo che nella clip del dvd, con sequenze allucinate inerenti alla fuga del geniale pittore omicida, “barbaro visionario della luce tagliente”, che dai quartieri della Roma a lui coeva si ritrova fuggiasco nellacataldo-dino-meo contemporaneità della selvaggia America di “Natural Born Killers”, tra selve di grattacieli rifrangenti oscure visioni di sangue. La scrittura ardente e magmatica di Meo, e la sua voce recitante a far da pendant, creano effetti da incubo metropolitano, i luoghi scelti per le riprese echeggiano in chiave quasi misteriosofica una spietata ricerca di follia espressiva (l’ex manicomio di Limbiate, nel milanese, ad esempio). Nessuna concessione al lettore-spettatore, con la musica del gruppo elettronico Arasonus, con Raffaele Serra e Antonio Meo, a far da venefica cornice all’apocalittica vena dell’autore. Non mancano, tuttavia, momenti di abbandono lirico, come nell’episodio Indivisibile Melanconia,  nel quale, invero, in toni di languida nenia nostalgica, splende la luce nera dell’assenza e della dimenticanza di sé. Un lavoro, arcano, potente, annichilente, visionario e sanguinoso. Poesia autentica del Nulla.

Rocco Sapuppo

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