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14 Luglio 2013

Meltdown Festival: Siouxsie Sioux + Viv Albertine Siouxsie Sioux – Viv Albertine 15 Giugno 2013, Royal Festival Hall, Londra


SiouxsieLONDRA

 

E’ un week-end ricco questo di metà giugno che ci ritrova in volo verso Londra in compagnia di molti italiani che vanno ad assistere al concerto di Bruce Springsteen a Wembley  mentre noi, in perfetta controtendenza, andiamo per assistere al ritorno sul palco della regina delle tenebre Siouxsie Sioux. Sono passate da poco le 19 quando entriamo all’interno della Royal Festival Hall, teatro che fa parte del grande complesso del Southbank Centre e dove si svolgerà per una decina di giorni lo Yoko One Meltdown Festival con concerti, tra gli altri, anche di Thurstoon Moore, Peaches, Iggy and the Stooges e Alva Noto con Ryuichi Sakamoto.

 

 

 

 

VIV ALBERTINE

 

Poco dopo passate le 19.30 dopo inizia il set di Viv Albertine. Non ci meraviglieremo mai abbastanza del fatto che qui il concerti inizino ad orari decenti (anche se bisogna dire che mentre suona Viv il teatro e riempito a metà) al contrario di quanto avviene da noi. Ad ogni modo, l’ex chitarrista delle Slits si presenta con formazione a sei con tanto di violinista e ci propone un set di circa quaranta minuti dove ci presenta diversi brani dal suo lavoro solista di quest’anno “Vermilion border” con brani come  I don’t believe in love (scritta in occasione della scomparsa del padre) e canzoni taglienti come Still England, Needle e I want more. La signora (58 anni portati benissimo) si presenta in un abito di strass e si mostra molto disponibile al dialogo con il pubblico introducendo ogni canzone con piccole introduzioni spesso davvero umoristiche così come con lo stesso umorismo chiude il suoViv Albertine live set con Confessions of a MILF (a voi la ricerca del significato dell’acronimo). Un set breve ma che ci ha mostrato una musicista ancora in grado di proporre tematiche pungenti con un rock meno trasgressivo dei tempi delle Slits ma sempre efficace ed in puro stile british con quei suoi coretti in falsetto che fanno capolino qua e là all’interno dei brani. Pausa per il cambio palco, la sala va riempiendosi con l’età media abbastanza alta e sempre il nostro piacevole stupore, questa volta nel vedere gente che entra in teatro con bicchieri di birra o vino sia in plastica che in vetro alla faccia delle nostre abitudini dove ti fanno togliere il tappo di plastica dalle bottiglie fatto salvo che ormai la gente in tasca se ne porta un paio di riserva e la precauzione si dimostra tanto insulsa quanto inutile.

 

SIOUXSIE

 

Sono quasi le 21 e le luci si spengono e calano sul palco una serie di veneziane a fare da sfondo agli strumenti. Pochi secondi e salgono sul palco i musicisti seguiti subito dopo da Siouxsie, acclamata con un’ovazione e da tutto il pubblico che scatta subito in piedi e ci resterà per tutta la durata del concerto. Si parte subito forte con la conosciutissima Happy house, formazione a quattro con lei che fasciata da un lungo abito bianco si dimostra sin da subito in perfetta forma, con una voce che ancora si dimostra potente e profonda come ai tempi dei Banshees. Termina la canzone e Suzy ci ricorda che è passato molto tempo Siouxsiedall’ultima volta, troppo tempo. Così, senza perderne altro si passa a Tenant che, ai tempi dei Banshees,  non capitava spesso di sentire dal vivo. La scenografia è essenziale quanto affascinante nel suo colorare di volta in volta di verde, rosso e blu le veneziane chiuse sullo sfondo, a rendere un po’ l’effetto del video di Red Light, tratta come le prime due canzoni del concerto dal terzo album dei Banshees, “Kaleydoscope”. Ma la cosa non è casuale perché al terzo brano, Trophy, anch’esso tratto dallo stesso album, realizziamo che probabilmente questo concerto ci regalerà quest’album suonato per intero! E’ così è infatti, in perfetto ordine come da tracklist del disco ci vengono proposte Hybrid, Clockface (due minuti di fantastica pura visionarietà post-punk), la fascinosa Lunar Camel, la ben nota Christine che ci vede tutti cantare a squarciagola. La riproposizione del disco prosegue con i musicisti che si dimostrano pienamente all’altezza (su tutti la chitarra di Steve Evans che non avrebbe sfigurato neppure ai tempi dei Banshees). Il sound è cupo e metallico e la resa sonora del teatro londinese che già la aveva vista protagonista nel lontano 2005 di uno show con i Creatures è davvero ottimale. La riproposizione di “Kaleydoscope”  prosegue fino a Red Light dove la nostra sgancia la gonna dal vestito per rimanere in una attillata tuta bianca e nera. Fisico ancora atletico (anche questa volta per un paio di volte ci propone la distensione della gamba in verticale a dimostrarci ciò) e presenza scenica sempre carismatica, Siouxsie arriva così a Eve White/Eve black (B-side del singolo Christine), lancinante studio sullaSiouxsie schizofrenia che chiude la riproposizione di quel disco e anche il primo set di canzoni. Breve pausa per andare a prendere qualcosa al bar e si riparte iniziando a proporre un ideale “Best of” con Israel, Arabian Knights, una Cities in dust introdotta da una “Finally Pompei comes to London” a ricordarci l’ispirazione del brano seguita da una sempre struggente Dear prudence, cover dei Beatles e brano di maggior successo commerciale nella carriera di Suzy. Arriviamo a Loveless, primo brano dal disco solista di Siouxsie “Mantaray” seguita da Face to face dalla colonna sonora di “Batman retuns”. Altra brevissima pausa con il pubblico che la richiama a gran voce e Suzy che ritorna sul palco per una versione da cabaret tedesco anni quaranta di Careless love (canzone blues cantata negli anni da artisti quali Bob Dylan, Ray Charles, Johnny Cash, Fats Domino ed il nostro Lucio Dalla) con tanto di cappello piumato e sedia sulla quale inscenare sinuose movenze. Arriviamo così agli ultimi due brani della serata, ancora da “Mantaray” Here comes that day e Into a swan. Una Siouxsie visibilmente commossa ci saluta, e augurandoci un buon week-end ci dà  appuntamento a lunedì per il secondo show, anch’esso tutto esaurito come questo ed aggiunto a seguito delle grandi richieste pervenute. Che dire,  non saremo venuti fino qui come la maggior parte degli italiani a vedere il Boss, ma ritrovare Susan Janet Ballion in questa forma, riascoltare live queste Siouxsiecanzoni dopo cinque anni anche senza canzoni nuove che facciano presagire un nuovo album (che si dice sia pronto da tempo ma non esca per problemi di distribuzione), avere la fortuna di sentire per intero uno dei migliori dischi della discografia dei Banshees  ci fa dire di aver fatto la scelta sicuramente meno popolare ma più giusta. D’altronde alle ragioni del cuore non si può comandare e Siouxsie è da sempre una parte del nostro essere nel suo make-up pesante così come nelle sue canzoni che trapassano gli anni e le nostre anime sempre con la stessa forza . Mentre un po’ ci dispiace di non essere presenti anche allo show del 17 ci allontaniamo con la serale Londra sullo sfondo nella speranza di poterla rivedere presto, magari anche in Italia perché come anche lei ci ha detto “E’ passato troppo tempo, davvero troppo tempo!”.

 

 

Setlist

Happy HouseSiouxsie
Tenant
Trophy
Hybrid
Clockface
Lunar Camel
Christine
Desert Kisses
Red Light
Paradise Place
Skin
Eve White/Eve Black

Encore 1Siouxsie

Israel
Arabian Knights
Cities in Dust
Dear Prudence (Beatles cover)
Loveless
Face to Face

Encore 2

Careless Love (Cover)
Here Comes That Day
Into a Swan

 

 

Ubaldo Tarantino
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