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28 Ottobre 2015

Premio Tenco 2015 Premio Tenco 2015 - 22-24 Ottobre 2015, Sanremo, Teatro Ariston


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Una novità e un gradito ritorno al passato per la trentanovesima edizione del Premio Tenco. La novità è la sede del Club Tenco, nell’ex stazione ferroviaria, dove si terranno gli incontri pomeridiani. È invece il Teatro Ariston ad ospitare nuovamente le serate, dopo due anni di pausa. “Fra la via Aurelia e il west” è il titolo della rassegna di quest’anno: è evidente la dedica a Francesco Guccini. Il “Maestrone”, come lo chiamano gli amici, ha smentito le voci che lo davano eremita in quel di Pavana. 

distorsioni-009Non ha cantato, ma è stato sempre presente, disponibile col pubblico, e nel pomeriggio di sabato ha incollato gli spettatori alle sedie raccontando da par suo vita e carriera, compito che nei pomeriggi precedenti è stato di amici, musicisti e critici. Interessanti i documentari “Guccini racconta Francesco”, di Fausto Pellegrini di Rai news, “Dovevo fare del cinema” di Tommaso Bertoncelli, e “Trobar: una piccola cosa di ieri che domani è già finita”, di Ugo Cattabiani e Luca Vitali, presentati in anteprima.

 

Prima serata - 22 Ottobre

Aperitivo musicale nella città vecchia, la “Pigna”, col cantautore perugino Olden, che esegue le canzoni antimilitariste di Guccini (ma anche l’autobiografica Eskimo). Difficile immaginare le canzoni di Francesco cantate da un altro voce, ma Olden, è assolutamente all’altezza, ed è proprio sentire le canzoni gucciniane interpretate da altre voci che distorsioni-007ne conferma le grandezza. La sigla di apertura non è, come ogni anno, Lontano lontano, di Tenco, ma Auschwitz, cantata da Vittorio De Scalzi col raffinato accompagnamento di Mauro Pagani al violino e Edmondo Romano al sax. Secondo set con l’Orchestra Nazionale dei Giovani Talenti del Jazz, un gruppo di studenti di conservatorio selezionati in tutta Italia, diretti da Paolo Damiani, che è anche l’autore con Guelfo Guelfi di Ma che ci fanno le foglie negli armadi, brano con cui aprono, seguito da Quattro stracci, l’omaggio a Guccini. Solisti e interpreti molto bravi, che aspettiamo di ascoltare con maggior tempo a disposizione. Quindi i vincitori della Targa per l’opera prima, La Scapigliatura (nella foto sopra a destra). Comprensibilmente emozionati, ancora acerbi, però hanno frecce al loro arco, humour e senso della melodia: non dovrebbero però, a
nostro parere, esagerare con le citazioni.

 

distorsioni-008L’artista successivo, John De Leo, divide pubblico e critica. Chi scrive è tra quelli che l’hanno trovato tra i momenti più alti del festival. Il suo talento vocale non si discute, dal vivo lo abbina a una grande presenza scenica; le composizioni hanno un’atmosfera teatrale, alla Kurt Weill, e un nutrito gruppo di musicisti con archi e fiati, Max Ionata il nome più noto, lo asseconda con sonorità e ritmi aspri, ma mai stridenti. La cover de Il pensionato è commovente quanto l’originale. Il secondo tempo si apre con Appino, cantante degli Zen Circus. A parer nostro in versione acustica rende poco, e nei suoi brani le parole sono troppo preponderanti sulla musica. Al contrario la dimensione acustica non toglie nulla a Cristina Donà, Targa Tenco per la miglior canzone. La sua voce è cristallina, l’interpretazione convincente, è il momento migliore della serata alla pari con John De Leo, si vorrebbe che suonasse ore ed ore.

 

distorsioni-010Viene consegnato il premio per l’operatore culturale a Guido De Maria, autore di fumetti caroselli. Guccini in persona lo premia, dando vita ad un esilarante duetto. Per chiudere un nome storico della musica italiana, Roberto Vecchioni. L’autore di Luci a San Siro, brano con cui chiuderà, punta sulla letterarietà di Guccini, recitando Bisanzio. Esegue anche un’altra cover, Vincent, di Don Mc Lean, tradotta in italiano. Il pubblico, che lo ama, lo segue con grande partecipazione.

 

Seconda serata - 23 Ottobre

Dopo l’appuntamento alla Pigna, con l’attrice Elisabetta Salvatori, che legge La cena, un racconto di Guccini da un’antologia ormai fuori catalogo, apre la seconda serata l’Orchestra Sinfonica di Sanremo diretta dal maestro Vince Tempera, con Vanessa Tagliabue Yorke alla voce (foto a destra). Le ricche orchestrazioni non sono fuori luogo o ridondanti, ma è distorsioni-001la cantante la vera rivelazione della serata. Tecnica, timbro pulito, interpretazione, non le manca nulla; e il pubblica le tributa applausi a scena aperta e standing ovation finale, evento raro per un nome poco noto. Radici, Canzone quasi d’amore e Cirano i brani scelti.

 

Segue Bobo Rondelli, altro vero animale da palco, che sa essere comico, romantico, intimista nei vari brani. Bella Nara F. da “Come i carnevali” ed era inevitabile che toccasse a lui L’avvelenata. Premio “I suoni della canzone” ad Armando Corsi, che esegue solo due brani, di cui uno strumentale. Chitarrista sopraffino, mostra le sue capacità stilistiche senza eccedere nel virtuosismo. Chiude la prima parte Mauro Ermanno Giovanardi, Targa per il miglior disco con “Il mio stile”, premio che condividiamo distorsionimolto più che altre scelte fatte in passato. Eseguite live in quartetto, Nel centro di Milano e Su una lama, evidenziano la bellezza della melodia, senza troppi fronzoli, ed esaltano la carismatica voce di Giovanardi. L’omaggio al Maestro è Dio è morto, che il gruppo esegue sulle armonie di Je t’aime… moi non plus di Gainsbourg, trovata eccezionale che sottolinea il comune destino di censura.

 

Il premio per l’artista straniero va a Jacqui McShee. Per chi scrive queste righe “Cruel sister” sta tra i dischi della vita, e sentire la title track live è un’emozione fortissima. Accompagnata da piano e percussioni Jacqui fonde atmosfere britanniche e orientali, jazz (si confronta anche con All blues, da “Kind of blue” di Miles Davis) e distorsioni-002minimalismo. La sua voce è immutata e la sua bravura è ineccepibile. Quindi Leonardo Pieraccioni, amico e fan indiscutibile di Guccini, molto più discutibile come cantautore, sebbene abbia inciso anche dei dischi di canzoni proprie. Quando fa il suo monologo fa ridere, poteva limitarsi a quello.

Gran finale, è il caso di dirlo, con Carmen Consoli. Apre con la struggente Il vecchio e il bambino, da sola con la sua chitarra, e quindi parte con un set elettrico intenso e pieno di mordente.  Basso e batteria la assecondano con potenza e la sua chitarra è alterata con distorsori e wah wah. Anche i testi non sono per nulla accondiscendenti, e scavano nella condizione femminile più oscura. Sebbene non sia perfettamente mixata è un’ottima performance, solo la lingua distingue Carmen dalle migliori cantanti rock americane.

 

Terza serata - 24 Ottobre

Anteprima alla Pigna con lo spettacolo di cabaret “L’ora canonica”, molto simpatico. Poi, a sorpresa, sale sul palco il canadese Bocephus King, che con una band multinazionale improvvisa una trascinante jam session. Andrea Parodi si unisce a cantare Andrea, di De distorsioni-004Andrè. Inizia la serata finale, che come le precedenti è stata presentata da Antonio Silva, ed ha avuto come comico tappabuchi Paolo Migone, poco a suo agio nel ruolo, che necessitava tempi più stretti. Primo set con i Tetȇs de Bois, Targa come miglior interprete per “Extra”, dedicato a Leo Ferrè. Pur apprezzando l’impasto tra sonorità acustiche ed elettroniche, con la tromba in evidenza, troviamo il gruppo romano poco incisivo. 

 

Targa per l’interprete in dialetto a Cesare Basile con “Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più”. Disco tra i più belli dell’anno, non solo contando quelli in dialetto, conferma la statura di Basile come musicista tra i migliori in Italia. Dal vivo rende moltissimo con la sua miscela di tradizione e modernità; molti paragoni sorgono spontanei, ma non li faremo distorsioni-003per rispetto a un grande musicista. Quando appare accanto a lui sul palco Rita “Lilith” Oberti per i fan degli indimenticati Not Moving è un’epifania. Premiato per la miglior canzone a pari merito con Cristina Donà è Pacifico, che insieme a Samuele Bersani (bloccato stasera da un malanno di stagione) e Guccini ha inciso Le storie che non conosci, canzone i cui incassi sono stati destinati a un progetto per le biblioteche. Massimo rispetto, ma le sue canzoni non ci conquistano. È l’unico a cantare un brano dal più recente disco di Guccini, “L’ultima Thule”, e non un brano classico.

 

Il secondo tempo si apre con Bocephus King, che al Teatro Ariston esegue brani propri e Autogrill  tradotta in inglese. Pieno di verve, talentuoso, allegro, un musicista noto solo agli addetti ai lavori che ha saputo conquistare la platea col suo classico rock distorsioni-005 americano. Quindi Giovanni Truppi, che riceve il premio Nuovo IMAIE. Anche nel suo caso ci sembrano più interessanti i testi che la musica. Il gran finale del festival è coi Musici, accompagnatori vecchie nuovi di Francesco: Jimmy Villotti, Juan Carlos “Flaco” Biondini, Antonio Marangolo, Vince Tempera, Deborah Kooperman, Roberto Manuzzi (sax e fisarmonica), Pierluigi Mingotti, Tiziano Barbieri. Nella loro interpretazione i brani sono allungati, ricchi di a solo, specie Marangolo e Villotti si mettono in luce, cambiano i ritmi. Noi non ci saremo è molto più veloce, stavolta è la componente melodica-armonica della musica del cantautore di Pavana ad essere messa in luce rispetto ai testi. Gran divertimento, come è stato per gran parte delle tre serate, ovviamente entra sempre in campo il gusto personale, ma non ci si è mai annoiati. Lunga vita al Club Tenco!

 

Alfredo Sgarlato

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