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26 Luglio 2018 ,

The Chocolate Watchband (Festival Beat, XXVI° edizione) The Chocolate Watchband (Festival Beat, XXVI° edizione) 30 Giugno 2018, Salsomaggiore Terme (PR)


locandina 31404359_1831932593504211_8157909153159839744_nSi fa attendere fino a oltre mezzanotte e mezza, prima di salire sul palco, la Chocolate Watchband, la principale attrazione della XXVI° edizione del Festival Beat di Salsomaggiore. L'esibizione della stagionata formazione californiana suggella un lungo fine-settimana estivo (ben 5 giorni in tutto) di concerti, incontri, cocktail, feste al bordo di piscina che come di consueto invade la località termale del parmense. Sul palco dell'area semi-nascosta di Ponte A Ghiara, il venerdì sera del 29 Giugno si sono esibiti nomi comunque di rilievo, per gli amanti del rock 'a bassa fedeltà', come Thee Hypnotics e Scientists. Non si tratta ormai più di un festival di stretta osservanza 60's, sono ormai passati più di 30 anni dall'ultima ondata revivalista che ha riportato in auge capelli a caschetto, chitarre a goccia e amplificatori Voxx: le proposte musicali hanno esteso il loro raggio, non si limitano più solo al garage e al beat.

 

 

Hipbone Slim - Bee Bee Sea - Ron Gallo - King Khan & The Shrines

slimdownloadLa serata di sabato 30 Giugno si apre con un breve set di Hipbone Slim, one-man-band che canta e suona chitarra e batteria, proponendo un r'n'r (necessariamente) minimale e sgangherato, che tradisce un pesante debito con Bo Diddley. Per lui è stato predisposto un apposito mini-palco al lato di quello centrale, così che anche in seguito, tra un set e l'altro, possa intrattenere il pubblico, per due, tre pezzi alla volta. A seguire si esibiscono gli italiani Bee Bee Sea, dediti a un gradevole power-pop con evidenti influenze 60's. Non male neppure Ron Gallo, musicista americano presentato come una sorta di alternativa a Ty Segall. Il paragone ci sta tutto. Anche lui presenta uno spettro musicale piuttosto ampio, con derivazioni che sforano anche negli anni '70 (glam, punk-rock alla Stooges/MC5), ma anche '80 (pur nella declinazione di quello che fu il Paisley Underground). Il set più interessante, prima dell'attrazione principale, è però senza dubbio quello di King Khan & The Shrines: una sorta di variopinto circo di bizzarri personaggi che affollano il palco, news-13-05-king-khan-shrinescapitanati dal corpulento capo-banda, agghindato con tanto di mantello e ingombrante cappello piumato. Può ricordare una sorta di Dr. John indiano! Al di là dell'impatto visivo, c'è anche della sostanza e gli ingredienti, in questo caso, sono ancora più disparati: si passa, da un pezzo all'altro (ma talvolta anche durante il medesimo brano) dal soul, rhythm'n'blues (gli Shrines hanno una poderosa sezione fiati), al r'n'r, al funk, alla psichedelia. La ricetta sta insieme alla grande, anche se a tratti si ha l'impressione che tanta varietà di spezie nasconda, ad arte, una scrittura non sempre eccelsa. Il pubblico mostra di gradire e aumenta così l'eccitazione per l'esibizione conclusiva e più attesa.

 

 

Chocolate Watchband

Quella della Chocolate Watchband è l'unica data europea di quest'anno per la band e appena la seconda in Italia da sempre (la prima fu a Roma nel 2.000 dopo la reunion di fine anni ’90, nell’ambito del Festival EXPO 2000 organizzato dall’associazione Misty Lane di Massimo del Pozzo). L'occasione è quindi delle più ghiotte, per assistere dal vivo a una CWB5delle ultime vere e proprie leggende del garage-rock originario dei 60's rimaste attive. Rispetto alle formazioni degli anni d'oro (già al tempo la band non si distingueva certo per stabilità della line-up), sono rimasti il front-man Dave Aguilar (nella foto), il batterista Dave Andrijasevich, da sempre due cardini del gruppo e il chitarrista Tim Abbott, nei ranghi comunque già una prima volta nel 1967. I tre ormai ex-ragazzi sono affiancati dal più giovane secondo chitarrista Derek See e da Alec Palao: una vecchia conoscenza del sottobosco del rock indipendente. Ex-componente di Stin-Grays e Mushroom, Palao è anche uno stimato giornalista di settore, specializzato nella produzione e confezione di ristampe anni ‘60 (ottime le sue dettagliatissime liner-notes!). La stagionata formazione è in grado di sfoderare, da subito e per tutta la durata di un'ora e mezza del set, una grinta notevole, ricordandoci che il loro genere alla parola "garage" sin dall'epoca faceva seguire "punk". Dave Aguilar mantiene ancora una notevole presenza scenica e il passare degli anni non sembra certo essere stato con lui inclemente. La voce, graffiante, senza dubbio ispirata a quella di Mick Jagger, da sempre, tiene bene. La chitarra solista di Abbott per la verità non è sempre centrata, ma gli perdoniamo volentieri qualche sbavatura.

 

La partenza è affidata allo strumentale Blues Theme (di Dave Allen & The Arrows, ma già incisa dai nostri sotto il moniker di The Hogs), per poi proseguire con un'infallibile e serrata sequenza di brani originali e cover d'annata, delle quali solo alcune conoscevamo CWB2già nella versione della Chocolate Watchband (perché incise nei loro dischi), mentre altre, benché classiche per gli amanti del genere, sono delle sorprese. Scorrono così brani come Gone and Passes By (che cover non sarebbe, benché rimandi inevitabilmente a un Bo Diddley - sempre lui - in mano agli Stones), Don't Need Your Lovin', Misty Lane, Sweet Young Thing o Are You Gonna Be There, tutti quei brani insomma che qualsiasi amante di “Nuggets” e dintorni si sarebbe aspettato di ascoltare in un concerto della band. Non mancano i rifacimenti di (It’s All Over Now) Baby Blue di Bob Dylan (come di consueto nell'arrangiamento dei Them), la bellissima In The Past (cantata però dal secondo chitarrista), o come dicevamo, 'novità' come I Wanna Be Your Man o Mister, CWB4o You're A Better Man Than I (The Yardbirds). Curiosamente non viene invece eseguita, la Ain’t No Miracle Worker dei Brogues (da noi famosa come Ragazzo di Strada dei Corvi). Nei brani un po' più complessi, come Expo 2000, Aguilar passa alle tastiere, mentre Abbott si produce occasionalmente al flauto traverso. Dispiace che il light-show per cui le loro esibizioni erano celebri già negli anni '60 e che tuttora viene riproposto, quanto meno nei  loro concerti americani, non sia stato mantenuto anche per questa data europea (forse per contenerne i costi?).

 

Nei bis, prima di chiudere con una più ovvia resa di Whole Lotta Shakin' Going On, Dave Aguilar lancia la propria band in un'ottima interpretazione di I'm Not Like Everybody Else, presentata come il brano che meglio rappresenta la vita della band e forse anche quella di tutti i presenti al concerto. E' significativo come l'attempato leader, in un apprezzato Chocolate Watch Band SB 012_1.tifslancio di umiltà, ci tenga a sottolineare trattarsi non di un brano della Chocolate Band stessa, ma dei meravigliosi Kinks! Nessuno dei presenti a questa esibizione ha presumibilmente assistito a quelli della formazione originaria nei locali della Sunset Strip e non esistendo neppure registrazioni dal vivo significative dell'epoca, è impossibile fare paragoni. Va sempre ricordato però che già a quel tempo il loro produttore Ed Cobb manipolava le registrazioni del gruppo, aggiungendo intere tracce suonate da altri musicisti: è lecito supporre quindi che i membri del gruppo non siano mai stati dei grandi virtuosi. Ma va benissimo così. Non parlavamo di "garage-punk"? 

 

Filippo Tagliaferri

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