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4 Giugno 2014 , , ,

bloodFest: GBH, Schirenc Plays Pungent Stench, Raw Power, Cripple Bastards, Natron … bloodFest: GBH, Schirenc Plays Pungent Stench, Raw Power, Cripple Bastards, Natron ... 31 Maggio 2014, Bari, Demodè


bloodFEstCon il "bloodFest prima edizione" si è arrivati, dopo il concertone di Sodom e Asphyx di qualche mese fa, anche alla serata di chiusura della stagione 2013 degli eventi Rockcult, che si conferma ancora una volta una delle migliori realtà a sud Italia per l’organizzazione di concerti estremi. Un bloodFest definito dalla organizzazione come un vero e proprio bagno di sangue, considerato il livello ed il numero della band coinvolte, otto, con una scelta di scaletta assolutamente trasversale a generi musicali in quanto tali. Punk, hardcore, grindcore, death metal, quasi un ricordo di vecchi tempi nei quali si andava ai concerti a prescindere dal genere (o peggio ancora oggi, sottogenere) suonato. GBH, Schirenc Plays Pungent Stench, Raw Power, Cripple Bastards, Hour Of Penance, Natron, Buffalo Grillz, Entact hanno messo a dura prova le forze del pubblico nelle quasi otto ore di durata complessiva. Aprono gli Entact da Massafra (Taranto), un power trio fondamentalmente hardcore con aperture melodiche, sprazzi crust e grind, strizzate d’occhio ai Motorhead ed intrusioni black metal. Il tutto sostenuto da un basso muscolare e da una batteria davvero capace. Li avevamo visti da spalla ai Napalm Death ed hanno riconfermato l’ottima impressione di allora in studio e dal vivo.

 

Sui Buffalo Grillz c’è ben poco da dire. Restano senza dubbi una delle migliori realtà grind (insieme ai Cripple Bastards di cui parleremo in seguito) in Italia. In più dalla loro hanno una presenza scenica di grandissima presa, Enrico “Undertakers” Giannone, e un irriverente senso dell’humor. Non è da tutti intitolare un album “Manzo Criminale” o aprire il disco di debutto con la sigla de Il Pranzo E’ Servito con un disturbatissimo larsen dibloodfest sottofondo. Scaletta ricca di vecchi successi (Forrest Grind) ed anteprime dal nuovo album di prossima uscita (“Fiorella Mannaia”). A seguire i baresissimi Natron. Serata di presentazione del loro primo 7” “Virus Cult” per la salentina Blasphemy Record. Detto così sembrerebbe di trovarsi davanti ad un gruppo emergente e non alla realtà che infesta la scena death da oltre venti anni. ‘I padrini del death metal’ - così li definisce la stampa specializzata - ed i venti anni di esperienza sono venuti fuori con un impatto frontale unico in uno show serratissimo senza cali di tensione. Scaletta ben scelta dai cinque album di inediti. Brani come House Of Festering, Hatemonger, Virus Cult, By The Dawn Of The 13th sono stati fortemente apprezzati dal pubblico. Peccato per il suono troppo confuso, unica vera pecca dello spettacolo. 

 

I romani Hour Of Penance sono stati funestati dallo stesso suono non all’altezza. Per il resto non manca nulla, anche qui death metal di ispirazione americana, cresciuto compositivamente negli anni fino all’ultimo disco “Regicide”, uscito poche settimane fa per la Prosthetic Rec. Tecnica ad altissimi livelli, una sezione ritmica nuova di zecca e di bloodfestgrandissimo impatto e i nuovi brani che segnano uno stacco con il passato. Due le scuole di pensiero: quella degli orfani del death metal ipertecnico (a volte fine a se stesso) che considerano Regicide un passo indietro e quella di chi ha apprezzato la sterzata verso la composizione di brani strutturati, sempre tecnicissimi ma più, passateci il termine, organici. Personalmente pensiamo restino una delle migliori realtà internazionali del genere. Cripple Bastards: poco da dire, se una rivista cult come Terrorizer li ha inseriti di diritto fra le dieci band grind più importanti al mondo una ragione ci sarà. A dire il vero più di una. Primo: sono in grado di scrivere brani che trasudano forme di negatività assolutamente lucida. Secondo: non annoiano. Venticinque brani a tensione altissima, molti dei quali tratti da “Nero In Metastasi” ultimo lavoro in studio uscito per Relapse Records.

 

Suono decisamente migliore delle band che li hanno preceduti e nessun estratto dall’album di cover del 2010 “Frammenti di Vita”, omaggio alla scena hardcore e metal italiana degli anni 80. Vogliono essere disturbanti, ci riescono benissimo. Poco da dire sui Raw Power, impeccabile tenuta di palco e scelta dei brani. Esattamente quello che ci sibloodfest aspettava da loro, se sia un bene o un male la decisione sta al pubblico. Dulcis in fundo prima del piatto forte della serata gli Schirenc Plays Pungent Stench. A chi si fosse chiesto il perché di un nome così stravagante per la band di Martin Schirenc, ex chitarrista e leader degli austriaci Pungent Stench, va ricordata una lunga diatriba legale che gli ha impedito tanto l’utilizzo del nome originale che di quello successivo Church Of Pungent Stench. In attesa di novità sulla custodia del nome, il trio porta avanti lo stesso spirito dei Pungent Stench, con una scaletta basata sulla produzione della formazione originale. Death metal ruvido dotato di un peculiare senso dell’humor ed evidenti aperture blues qui e lì. Buon interesse del pubblico, ma stanchezza già oltre i livelli di guardia.

 

E dulcis in fundo, due secoli in quattro, la storia del punk in tutto il suo lucido non-splendore. GBH sul palco, tanto di cappello: alla storia, all’età, a quello che rappresentano, a quello che suonano e a come lo suonano. Gravi lesioni personali (GBH sta per Grevious Bodily Harm) è quello che questi inquietanti signori di mezza età regalano agli astanti bloodfestnell’ora abbondante di concerto. Che cos’è il punk ? E’ la improponibile cinghia a fiori del bassista. Immaginiamo la scena: Ross Lomas che entra in un negozio di strumenti a Birmingham o da qualsiasi parte on the road e chiede una cinghia di ricambio. Magari la più economica, ovviamente fregandosene del colore. Fregandosene del fatto che qualsiasi altro musicista avrebbe scelto altro, magari nera perché più punk/alternativa/aggressiva. Lui no. E sale sul palco con la polo rossa di tutti i giorni. Questo è il punk. La negazione del luogo comune. Una lezione di musica: un frontman, Colin Abrahall, in grado di gestire perfettamente la scena, da consumato frontman e di ridare vitalità al pubblico. Grande concerto chiuso con le due City Babies, title tracks dei primi due album suonate una di seguito all’altra. Ancora complimenti all’organizzazione per aver messo su una lista di band tanto diverse quanto assolutamente sinergiche alla riuscita di un ottimo festival.

Francesco Patruno

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