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13 Aprile 2013

Suede + Spector + Temples 30 Marzo 2013, Alexandra Palace, Londra


suedeAlla veneranda età di 45 anni, Brett Anderson si agita e riesce ancora a farci muovere esattamente come 20 anni fa. Si potrebbe riassumere così la fantastica serata che ha visto oltre diecimila persone riempire l’Alexandra Palace per il ritorno e la presentazione del nuovo album "Bloodsports",  da parte di una di quelle bands che negli anni novanta sono state considerate tra le inventrici del Britpop. Quando arriviamo all’AllyPally come chiamano da queste parti la venue del concerto, rimaniamo subito stupiti di quanto sia affollato il banchetto del merchandising (a cui abbiamo fatto una fermata obbligata) e di come sia ben organizzato e fornito. Ci avviciniamo al palco, non c’è ancora tantissima gente e stanno suonando i Temples che di lì a poco finiranno il loro set seguiti dagli Spector  che seguiamo un pò meglio, autori di un buon indie rock e da noi decisamente sconosciuti;  qui invece a Londra sembrano essere abbastanza apprezzati in particolare nell’esecuzione dei singoli come Chevy thunder e Never fade away.

 

Mentre aspettiamo il cambio palco facciamo amicizia con una ragazza irlandese che ci racconta di essere venuta apposta e di aver assistito alle tre serate di Dublino in cui hanno suonato per intero rispettivamente “Suede”, “Dogman Star” e “Coming Up”; la stessa ragazza poi si meraviglia quando apprende che noi invece siamo arrivati dall’Italia (ma non eravamo i soli) praticamente apposta per questo evento. Sono le 21.15 quando salgono sul palco gli Suede  e già dalla coraggiosa scelta di iniziare con tre brani dal nuovo album, Barriers, Snowblind e la già perfettamente conosciuta a memoria dai fans It starts and ends with you si comprende che la band non è qui tanto per una reunion che porti soldi insuede live report cassa, quanto piuttosto per la voglia di continuare a raccontarci il loro universo. Quell’universo che si accende infatti poco dopo con gli inni generazionali Animal nitrate, Metal mickey, We are the pigs e una Sleeping pills che, ci annuncia Brett, compie vent’anni proprio in questa giornata. Davvero belle le scenografie sullo sfondo che cambiano ad ogni canzone, mostrandoci un collage delle varie copertine dei singoli/albums da cui le singole canzoni vengono eseguite, un’idea tanto sempre quanto suggestiva vista la bellezza che caratterizza da sempre gli artworks della band.

 

Subito dopo si torna al nuovo con Sometimes I feel I’ll float away con Brett che mentre è sul podio a cantare si interrompe e con lui tutta la band in attesa di un suo cenno, e lui che riprende, seguito da tutto il gruppo, con testo ponte che recita  “I can count the times I forgot my lines and you pretended that you didn’t know ”, insomma si è dimenticato il testo ed è anche una canzone nuova! Ma il pubblico stasera gli perdona tutta e lui, camicia bianca e pantaloni neri attillati, insieme a tutta la band con in testa i due chitarristi Richard Oakes e Neil Codling autori di un tessuto sonoro tanto potente quanto cromatico ed intarsiato a seconda dei brani, ci ripaga con una performance perfetta. Così, anche un suede live report brano come Hit me, che già sul disco suonava come hit singalong da concerto, si conferma tale con Brett che continua ad incitarci a cantare e non perde occasione per scendere tra le prime file. Si ritorna ancora in un continuo saltare avanti e indietro, a brani storici quali Filmstar, Killing of a flashboy (bellissima), The wild ones carica di poesia, arrivando a Pantomime horse  seguita da The drowners, Can’t get enough, Everything will flow, poi nuovamente un brano da “Bloodsports”, For the strangers a volerci dare un apparente attimo di tregua per terminare il set con So young, Trash e Beautiful ones, una tripletta fatta apposta per far cantare i presenti come dice anche Brett all’attacco dell’ultima dove tutti sappiamo le parole.

 

La band esce tra gli applausi, ma evidentemente la gente non ne ha abbastanza e così i nostri tornano sul palco per un encore fatto di tre brani, la sorprendente Sabotage che all’inizio sembra in tutto e per tutto un brano degli Editors se non fosse per la voce caratteristica di Brett, una struggente Saturday night per terminare, questa volta davvero, con New generation, manifesto di ciò che gli Suede ci cantavano vent’anni fa e che oggi suona come un inno per noi quarantacinquenni che forse non siamo più così rivoluzionari, ma abbiamo ancora dentro quel fuoco pronto ad ardere quando gruppi del genere riescono ad accenderlo. 23 canzoni, quasi due ore di concerto in cui gli Suede non si sono risparmiati e a giudicare dal buon numero di telecamere presenti, credo proprio chesuede live report  questa serata sarà pubblicata su DVD (e io sarò lì ad acquistarlo non c’è dubbio su questo): sarebbe davvero il caso perché a parte un’acustica magari non perfetta (almeno così mi avevano detto, ma dalla nostra posizione si sentiva comunque bene) questa è una di quelle serate in cui Brett Anderson e soci ci hanno regalato ancora una volta ciò di cui abbiamo bisogno: tragedia, melodia e… rumore!

 

Ubaldo Tarantino
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