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13 Luglio 2012 , ,

PAUL WELLER 12 Luglio 2012, 10 Giorni Suonati al Castello Sforzesco di Vigevano


paulwellerIeri sera il grande PAUL WELLER ha terminato al Castello Sforzesco di Vigevano il breve tour italiano – ormai una graditissima consuetudine - che lo ha visto sul palco con la sua band anche il 10 Luglio a Roma all’Atlantico e l’11 al Motovelodromo  per la rassegna “Ferrara Sotto le Stelle”. Dopo alcune date estive ‘inglesi’, in Ottobre Weller volerà in Giappone. Abbiamo il piacere di ospitare su Distorsioni il live report di Vigevano a cura di Tony ‘Face’ Bacciocchi, artista, giornalista e scrittore particolarmente ‘ferrato’ in materia WELLERiana: lo ringraziamo vivamente per averci permesso di riproporre l’articolo del suo blog  tonyface.blogspot.it. (Pasquale ‘Wally’ Boffoli)

 

 

PAUL WELLER è un musicista completo che ha raggiunto la perfetta maturità artistica. Paul dal vivo suona musica MODerna prendendo il meglio dal passato: la rabbia del punk, lo stile del soul, il ritmo del funk, la BLACKness del blues, le visioni della psichedelia, l’eleganza dei 60’s, la raffinatezza del jazz. Canta benissimo, è un ottimo chitarrista, tiene il palco con personalità, professionalità, il giusto distacco, è generoso nel proporre due ore di musica (più o meno 25 brani). La band spesso improvvisa, dilatando i brani, facendoli rivivere con nuovi arrangiamenti. Il gruppo è solido, una tastiera mai invasiva, il batterista finalmente discreto e l’aggiunta di un ottimo percussionista per tenere testa al preciso basso di Andy Lewis, la puntuale chitarra di Steve Cradock e l’energia vitale del leader Paul. Il nostro è in gran forma, si diverte e diverte, ogni tanto lascia suonare la band e si fuma con distacco una sigaretta, si alterna al piano, è rilassato ma allo stesso tempo concentrato e consapevole di poter attingere da 35 anni di sconfinato epaul weller stupendo repertorio. Che esclude qualsiasi accenno al periodo Style Council, si concentra in particolare sugli ultimi due album e su “Stanley Road”, concedendo però ai più nostalgici una buona dose di JAM.

 

I brani del controverso “Sonik Kicks” (Kling I klang, That dangerous age, Study in blue, Dragonfly, Around the lake, Attic, Paperchase, Drifters) trovano nuova vita, spogliati dai numerosi orpelli elettronico/sperimentali diventano più asciutti, rock ed essenziali. In particolare Dragonfly così drammatica, quasi new wave sul disco, assume movenze soul rock nella versione live, mentre i 10 minuti reggae/dub di Study in blue sono ancora più efficaci rispetto alla dimensione di studio. Tanto materiale anche dal precedente “Wake up the nation”, un album che si dimostra sempre più riuscito alla distanza. Ci sono le sferzate della title track che apre energicamente il concerto, di Moonshine e di Fast cars/Slow traffic proposta nel bis ma anche 7+3 is the strikes name e soprattutto Pieces of a dream con Paul che si divide tra piano e chitarra in un ondeggiare psichedelico tra i momenti migliori del concerto. In mezzo al quale arriva improvviso l’indimenticabile incedere di Start! la hit presa da “Sound Affects” dei Jam.  Uno dei migliori brani della carriera solista è senz’altro From the floorboards up,  unico brano eseguito dallo stupendo “As is now” ma la versione è meno nervosa ed elettrica di quella discografica.

 

Bellissima invece quella di Into tomorrow singolo del Paul Weller Movement, prima incarnazione post Style Council del 1990 che si evolve in un lungo funk soul di incredibile efficacia. Riuscita anche All I wanna do da “22 dreams” (da cui propone in apertura anche la title track) e Foot of the mountain da "Wild Wood". Come detto molto spazio anche paul weller“Stanley Road” con ben cinque brani: l’immancabile Changing man nel bis, l’incantevole ballad You do something to me, l’incedere pianistico della title track, l’inarrivabile soul di sapore 70’s Motown di Broken stones e il finale epico del concerto con il ‘sha la la la’ del ritornello di Whirlpool’s end. Ma, riconosciuto l’immenso valore compositivo e artistico del Weller solista, le emozioni maggiori vengono immancabilmente quando risuonano, nei bis, le note di Art school e In the city (anno di grazia 1977), e quando il concerto si chiude con una versione STRATOSFERICA di Town called Malice vorresti che continuasse per ore. Alla fine ci guardiamo emozionati e felicissimi di aver condiviso una simile serata. Con Alberto Sir Indigo Mood, Cpt Stax, Andrea Cortez, Cristiano C e consorte, Marco Mods Trieste, Piergiorgio Genova, Clelia, Claudio Uomo Moda.

 

'Better stop dreaming of the quiet life
Cos it's the one we'll never know 
Fast and furious 
In a town called malice ...'

Tony 'Face' Bacciocchi

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