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23 Luglio 2013 ,

Crosby, Stills and Nash 17 Luglio 2013 , Brescia (Piazza della Loggia)


CrosbyStillsNash live bresciaEsistono persone in grado di infiammare i cuori di intere generazioni e di lasciare un segno indelebile nella storia della musica e non solo. David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash hanno tracciato un sentiero lastricato di classe cristallina e talento immenso che ancor oggi, a distanza di più di quattro decadi, viene percorso da schiere di fedeli di ogni età  felici di potersi dissetare alla fonte inesauribile alimentata dalla  magica alchimia sonora ed emozionale che i tre moschettieri della West Coast continuano a offrire con passione estrema e, rara, commovente dedizione. Alle 21.28 il riff di Carry On travolge una Piazza della Loggia gremita all'inverosimile. Il suono è duro, potente, intenso. I ragazzi (!?) sono in forma strepitosa e promettono, sin dalle prime note, una serata memorabile.

 

Il furore pacifista di Military Madness e gli orizzonti oceanici di Southern Cross confermano la lucida energia che regna sul palco, aprendo alla poesia elettrica di Long Time Gone che dimostra ancora una volta come David abbia sconfitto i suoi demoni, liberandosi definitivamente dalle catene che imprigionavano il suo genio e la sua meravigliosa voce, più potente e incantevole ora di quando il bardo californiano aveva vent'anni. I dodici minuti di Deja Vu, ipnotica e visionaria come non mai, trasformano uncsn concerto rock in un mantra collettivo. La fusione tra palco e platea è totale. La band si supera evidenziando la maestria dei singoli: Steve Distanislao (Stevie Dee per gli amici) alla batteria, James Raymond alle tastiere, Todd Caldwell all'Hammond B3 e su tutti uno strepitoso Shane Fontayne alla chitarra. Our House e Teach Your Children vedono aggiungersi migliaia di voci ad effondere ulteriore suggestione agli intarsi armonici dei tre.

 

Helplessy Hoping inonda il cuore di struggente, soave malinconia, ma grandi sorprese son lì ad aspettarci. "This is a song from my childhood!" annuncia Stills e dà il via alla bellissima Bluebird, perla lucente dell'antico tesoro dei BUFFALO SPRINGFIELD (era su "Again", il loro secondo album). Nash introduce un nuovo pezzo: "Quando lottavamo contro la guerra in Vietnam nei tardi anni Sessanta, una foto sconvolse il mondo intero. Un monaco buddista si diede fuoco in nome della pace. Nell'ultimo anno centinaia di monaci si sono immolati per la libertà del Tibet... questa canzone è per loro!". Burning for Buddha è un grido durissimo e csn1acido supportato dalla tellurica performace ritmica del grande Stevie Dee e dalle sapienti tessiture armoniche di James Raymond. "Vediamo se riconoscete questa canzone!": la platea perplessa cerca di interpretare le parole di David ascoltando dubbiosa e interrogandosi su quale possa essere il titolo di quel brano crocevia di strali chitarristici, ritmiche tribali e armonie vocali che richiamano alla mente qualcosa di familiare, ma non ben definito.

 

E' a metà pezzo che l'entusiasmo esplode, quando ci si rende conto che si tratta di Triad, stravolta e irriconoscibile, praticamente un nuovo brano. "Amo una donna da trentasette anni e lei è quì stanotte... questa canzone è per lei": Guinevere attraversa le anime degli attoniti astanti spargendo stille di onirica, romantica poesia. Cathedral vede Nash al piano come nella successiva, stratosferica Chicago, cantata all'unisono dall'intera piazza festante. Da quì in poi l'entusiasmo è incontenibile e la scaletta propone monumenti sonori quali Almost Cut My Hair, Wooden Ships, Love The One You're With fino all'apoteosi finale dei bis: For What It's Worth vede il pubblico fin quasi sul palco e Stills protendersi verso la folla osannante. Ma non finisce qui. Stills e Nash lasciano il palco mentre Crosbycsn2 ne vuole suonare ancora una. David l'ha vinta e i tre ritornano sul palco regalandoci una fiammeggiante versione di Suite: Judy Blue Eyes, mentre Nash sorride e, scuotendo il capo sussurra:" You're crazy People! ". Poi è finita davvero. Alla prossima traversata, al prossimo viaggio, al prossimo sogno cari vecchi amici. 

 

 

 

Maurizio Galasso
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