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10 Agosto 2018

Spazio Poesia: Cataldo Dino Meo VANDALICA

2018 - ALOK Edizioni - Libro Video

vaCataldo Dino Meo è un poeta delle cavità avernali, degli antri demoniaci, dei mefitici avelli dell’animo umano. Laddove la vita, da perfida idea d’origine, tracima nella farsa del disonesto quotidiano. Un vandalo, in poche parole, coltivatore e distruttore di rose, a un tempo. Dopo l’uscita del precedente libro, con accluso DVD, “Nihil”, del 2014, da noi recensito, testo che recava in sé lo stigma dell’apocalisse irrimediabile, dell’annichilazione, per l’appunto, dell’elemento bassamente vitale, il Nostro torna, come evocato da regioni ctonie, con questa ulteriore raccolta di testi sospesi tra l’aforisma spietato e la filosofia della catabasi, non senza punte di poesia tarsiata della putredine ancestrale del primo irrompere del verbo transustanziato in rovina. Un libro totale la nuova raccolta di poesie Vandalica", se la totalità s’intenda come tuffata nel Nulla cosmico di che consistiamo, in cui i luoghi comuni della ordinaria esistenza vengono espunti alla radice. Si ha la sensazione di smarrirsi tra le pieghe del dire in un luogo virtuale in cui il Conte di Lautreamont incontra il genio ustorio e acido di un Cioran, o un Nietzsche infine devastato dalla sifilide s’intrattiene intorno ai massimi sistemi con il divin Marchese.

 

anAffiancato nella produzione dell’opera, al nero ovviamente, dal prode Antonio Meo (nella foto giù a sinistra) con gli Arasonus alle macchine, musiche e video dei quali si correda l’intrapresa cartacea, presenti nel sito ufficiale dell’artista, Dino agguanta la frusta del nichilista e se ne serve eccellentemente per scarnificare il tessuto della parola tradizionalmente dispiegata, per ridurla a ‘osso di seppia’, per torcerla fino allo spasimo definitivo e ineluttabile.

Le fiamme mi circondano veementi, anche il firmamento è minato, l’ultima scusa si è arresa, non ho più un posto dove fuggire. Non so cosa farmene di me”.

 

In un vortice vertiginoso di devastazione, Dino bracca la sostanza umana snidandola dalle sue fetide tane come un veltro bracca la pavida lepre. Le parole tengono luogo di palle di piombo. Non mancano i riferimenti alla musica, tanto cara a Dino: sguardi di Antonio Meoabissale profondità su figure indimenticabili quali Billie Holliday

Alcool, eroina, jazz, amori disperati, impronte digitali. Nera per i bianchi, troppo bianca per i neri… Splendore sulla Cinquantaduesima Strada. Gardenia bianca tra i capelli, correre a fil di lama in preda a Febbre, agonizzante e già divina;

 Jimi Hendrix 

Fender Stratocaster, feedback, tumulto di battaglia, talismano d’accensione, no gravity. Levitazione, musica che non c’è, dardo orgiastico. Electric Ladyland, regalità impetuosa, Jimi Hendrix fastosa luxuria, sommossa Machine Gun nel crepitìo d’acciaio e seta. Acid trip, Woodoo Chile, ogiva psicochimica;

i Beatles e la loro pettinatura.

 

Una menzione a parte merita la pennellata artistica su una delle personalità più straordinarie della storia del calcio mondiale: il portiere della Dinamo Mosca e della Nazionale sovietica, Lev Jascin, soprannominato Il Ragno Nero, unico estremo cadifensore ad aver vinto il Pallone d’oro come miglior giocatore europeo:

Iruolo del Portiere di Calcio è l’ambizione della vertigine del guizzo danzante del fuoco… Ragno Nero sovrasta l’immortale regalità dei faraoni, diviene vaneggiamento astrale, provoca incandescenze multiformi, realizza la dinamica dei contrari, emette sistemi sonori di liquidi sfiorando Alisei coi pugni.

Un libro intenso e scevro d’ogni forma di consolazione, poiché la vera arte getta cupidi sguardi dentro il cuore stesso dell’abisso e ride della sua propria rovina. 

 

Rocco Sapuppo

Video

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