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21 Aprile 2014

Blue Bottazzi Long Playing, una storia del Rock (lato A: anni sessanta e dintorni)

2014

ebookPur essendo una giornalista professionista, non è semplice - né sarebbe etico - recensire un libro di cui sono stata "testimone", pagina dopo pagina (anzi, ora che ci penso sin dall'idea iniziale, che man mano si faceva sempre più concreta nei pensieri condivisi ad alta voce). Eppure proprio per questo, evitando un banale quanto diffuso utilizzo di nomignolo che permetterebbe voli pindarici stracolmi di incenso, io qui ci metto la faccia e racconto ciò che ho visto e che so. Un po' come Lester Bangs raccontava dei Clash e di artisti amici coi quali condivideva tournée, dialoghi, viaggi e quant'altro. Così, questa recensione si basa su un presupposto: quello del libero pensiero e della libertà espressiva, nei quali scorre lo stesso sangue del Rock che tanto ci appassionava e continua ad appassionarci, al punto da farci continuare ad ascoltare e a dissertare su epoche rivoluzionarie; rivolte sociali e culturali, condotte all'inizio da vere e proprie icone (Elvis, Beatles, Dylan...) ma poi proseguite, in crescendo o in diminuendo, grazie ai mutamenti sociali che dalle rivoluzioni artistiche traevano linfa vitale, trovando la forza (o la scelleratezza) di cambiare una fetta di mondo. Demolendo e ricostruendo, rinnegando o morendoci sotto. Ciò che resta è la storia del Rock, appunto. Una memoria che ci è ormai stata proposta milioni di volte, soprattutto in filoni specifici o monotematici, quando non in modo enciclopedico per la gioia dei collezionisti. Personalmente, mi è servita giusto per controllare qualche data storica o riferimenti utili per saggi o articoli, ma mai per appassionarmi alla lettura.

 

“Long Playing, una storia del Rock” - che Blue ha scritto furiosamente notte dopo notte, spesso svegliandomi all'alba chiedendomi di leggere e dibattere e che infine lui solo ha modificato con cura e, al tempo stesso, impeto appassionato - è una mole storica completa ma assolutamente personale in quanto narrata come se il suo autore fosse un regista. Colui che decide quanto e come ribadire lo spessore umano e artistico di un Elvis, di un Berry o di un Richards o il numero di inquadrature e persino lo scenario. Sulle pagine piombano colpi di scena molto suggestivi, ad esempio i Beatles non vengono rimestati all'infinito - operazione svolta, nel bene e nel mediocre, da chiunque abbia scritto su di loroblue bottazzi - ma scorrono tra tutti gli argomenti del libro, data la loro influenza diretta o indiretta, specialmente a partire da quello che Blue nelle sue interviste definisce «l'album» ossia il Sgt. Pepper. Ci sono "film nel film", con passaggi coinvolgenti e che a mio avviso rimandano un po' al teatro quando, con delicatezza pur riuscendo ad esprimere tutto il dramma, Blue ci racconta dell'esistenza e della fine di un personaggio "minore" come Gram Parsons e gli dedica uno spazio che non fa difetto neppure alla parentesi dylaniana, la mia preferita per capacità sintetica di elencare i doverosi  dettagli discografico-artistici però inserendoli in un contesto di realtà in cui Bob appare come un essere umano, con la miriade dei suoi ben noti talenti uniti alle sue umane fragilità. La scrittura di Blue, che si definisce un "cronista musicale" in quanto racconta ciò che sa, che ha letto o che ha scoperto intervistando alcuni artisti da lui nominati pur intingendo la penna nella sua personalità, scocca veloce come una freccia.

 

Cristallina, non ti permette mai di dubitare come la pensa. Ti spinge a riflettere, ad essere d'accordo o in disaccordo, ma in ogni caso ti fa tornare la voglia di andare a riascoltare questo o quell'album e di farlo con tutto il cuore. In un periodo devoto alla musica liquida, in cui sul web fioriscono "sapientoni" di ogni tipo, trovo questo risultato molto affascinante perché la musica va ascoltata con tutta la nostra attenzione, e fatica, e sudore, e meraviglia, e stupore. E la scrittura di Blue Bottazzi, personalmente, mi coinvolge sin da quando, ben prima di conoscerlo, lo leggevo sul Mucchio Selvaggio, credendo (isn't it ironic?) che lui fosse un inviato italo-americano dagli Usa. Quel suo tratto "diretto", oggi più maturo e consapevole, l'ho ritrovato nel suo Long Playing e in molti suoi articoli e scritti sui Blue Bottazzivari blog, tra cui quello più letto: bluebottazzibeat.blogspot.com. Non è tutto: Blue padroneggia sia la tecnica grafica (in passato ha pubblicato volumi di informatica) sia l'attitudine a un certo stile. Ecco, allora, che si è fotografato e scelto la copertina. Non ultimo, ha curato la versione illustrata su iBooks store. E ha deciso, visto il numero di pagine del lavoro, di suddividere l'opera letteraria in un lato A (quello di cui stiamo parlando) e in un lato B, che uscirà tra qualche mese. Nel mezzo, arriverà anche una sorpresa: “Perché non lo facciamo per la strada?”. Ma nel frattempo, lasciatevi accompagnare da Elvis e la Sun Records, Chuck Berry e la Chess, gli happy days, Stax e Tamla Motown, Phil Spector, Beach Boys, Bob Dylan e il Village, la British Invasion, Beatles, Stones, Who, Kinks, Yardbyrds, Mayall, Fleetwood Mac, i mod, Summer Of Love, UFO Club, Haight-Ashbury, i festival, Hendrix, Janis Joplin, Velvet Underground e Lou Reed, MC5, Stooges, Bob Seger, Fairport Convention, Nick Drake, Gram Parsons, Townes Van Zandt, Tim Hardin, Leonard Cohen, le donne del rock, Frank Zappa, Progressive, Canterbury, Fusion, Weather Report, il rock italiano…

 

Eleonora Bagarotti
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