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21 Ottobre 2020

Juri Camisasca (a cura di Antonello Cresti) La risposta è nel silenzio

2020 - La Vela

Anche conoscendo la vocazione profondamente spirituale di Juri Camisasca, che per lungo tempo ha abbracciato la fede benedettina, non si può nascondere che fa un certo effetto leggere un titolo come: "La risposta è nel silenzio". Un uomo che nel suo esordio musicale del 1974, "La Finestra Dentro" (Bla Bla), ha proposto una voce così atipica, gutturale, impellente, vogliosa di comunicare vita, emozione, interiorità, tormento esistenziale. Ci troviamo di fronte a vari ossimori nell'esaminare il percorso esistenziale di Camisasca. Contraddizioni in realtà solo apparenti. La necessità di esplorare le emozioni attraverso la musica, l'improvvisazione e la sperimentazione con il gruppo di ricerca Telaio Magnetico, l'amore smisurato verso le altre culture e il suo peculiare concetto di fede che non si radica in dogmatismi predefiniti ma attinge alla sua esperienza di vita, facendo tesoro di insegnamenti eterodossi, a volte apparentemente contrapposti ma interiorizzati in funzione di un arricchimento consapevole e conciliato con il proprio modo di sentire. Juri Camisasca è un personaggio aperto alla percezione sia della realtà visibile che emozionale ma, soprattutto, e per sua stessa ammissione, si proclama libero. In lui si avverte forte il desiderio di ritrovare una sintonia con l'armonia universale, il continuo tentativo di liberarsi dalle sovrastrutture sociali, da ogni speculazione di un pensiero razionale destinato a infrangersi di fronte al mistero escatologico. Forse è per questo che la sua figura è più simile a quella di un viandante, di un pellegrino che respira il profumo delle cose e rifugge le regole prestabilite. Determinante nella sua carriera musicale è stato l'incontro con Franco Battiato negli anni del servizio militare.  Anche dopo la scomparsa dalle scene e il suo ritiro in convento per oltre un decennio, il rapporto di amicizia è continuato fino alla decisione da parte di Camisasca di abbandonare la vita cenobitica per spostarsi proprio dalle parti dove risiedeva Battiato, in Sicilia, alle pendici dell'Etna. Tutto ciò ha consentito a Camisasca di continuare le sue libere esplorazioni in tutti gli ambiti da lui prediletti. La musica, la pittura, le letture dei grandi mistici della spiritualità, da Yoganada a Castaneda, da San Paolo, Elisabetta della Trinità, San Giovanni della Croce a Isha Upanishad, Aurobindo, fino a Gurdjieff, l'interesse per la meditazione e la contemplazione. Antonello Cesti ci porta dentro a un viaggio affascinante e ricco di suggestioni, indagando la personalità curiosa e inquieta di Camisasca, citando -tra una domanda e l'altra della sua intervista biografica- testi delle sue canzoni, stralci di citazioni tratte dai libri per lui più influenti o di maggiore ispirazione. Alla fine dell'avvincente immersione, anche il lettore può attingere a una serie di spunti per una riflessione sul senso del nostro passaggio terreno, sulle diverse prospettive di analisi che partono dal cuore, dalla mente ma anche da una capacità di trascendere la dimensione puramente materica.  Gli spunti offerti ci aiutano a riappropriarci di una visione purificata che mette al centro di ogni atto conoscitivo il sentire soggettivo. Qualcosa che effettivamente non si oppone né agli insegnamenti del cristianesimo, basati su fratellanza e comunione, né alla filosofia orientale del distacco da sé. Come contenuto nel suo brano manifesto, La Nave Dell'eterno Talismano, il nostro invita a un distacco, a un galleggiamento che al tempo stesso è consapevolezza. Una consapevolezza dei nostri limiti, delle nostre conoscenze, della fragilità che ci spinge continuamente nella dualità bene e male, giusto e sbagliato: «I pensieri non danno mai la pace/ disturbano la mente/ guardali passare come aeroplani/ non fermarli lasciali dissolvere/ come neve». Liberarsi dai dogmi, dalle teorizzazioni che pretendono verità ed esaustività assolute per perseguire equilibrio e armonia non avulsi dalla propria individualità. Essere in una pace interiore tale da cogliere il circostante, la bellezza della semplicità. Svuotarsi da egoismi e ambizioni per abbracciare la grazia e l'umiltà delle piccole cose che sgorgano dal cuore. Ecco allora che il silenzio è una musica soave dalla natura catartica, racchiude il tutto, anticipa il suono del mondo, il respiro dell'ineffabile. È il silenzio dello stupore, di ciò che ci colma ma non può esprimersi. Riflette profondità, riflette la sete di ricerca. In questo tipo di silenzio non vi è solitudine ma conoscenza, non vi è vuoto ma pienezza. Per dirla con Plotino, Anassagora e Aristotele il Nous che imprime il moto all'immoto, il respiro, il fluire dell'impermanenza che è eterno ritorno, rotondità dell'OM. Quindi un silenzio suono. Come si diceva quindi all'inizio della nostra analisi, non vi è contraddizione nel percorso di ricerca e di espressione del nostro. Il silenzio suono si può infatti ritrovare nell'esicasmo e negli insegnamenti di Evagrio Pontico che sono alla base del cristianesimo delle origini e che si riallacciano alle speculazioni filosofiche che uniscono oriente e occidente. La preghiera del cuore, l'autoconoscenza, un mantra che ha la ritmicità del respiro e che ci fa essere parte dell'energia vitale. Il libro si accompagna anche al docufilm realizzato da Francesco Paolo Paladino, sempre con la collaborazione dello stesso Antonello Cresti, nella primavera del 2018, intitolato coerentemente: "Non Cercarti Fuori".

Romina Baldoni

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