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14 Settembre 2014

Vanessa Van Basten Aspettando un nuovo Cobain


vanessavanbasten                               INTRO

 

“Nemo propheta in patria”, direbbe qualcuno. Sicuramente è il caso dei Vanessa Van Basten, una delle più valide band italiane degli anni duemila, diventata una sorta di oggetto di culto per una ristretta cerchia di appassionati. Due EP usciti recentemente (con i MoRkObOt per la Subsound e con i belgi Hemelbestormer per la ConSouling) hanno restituito un minimo di quella visibilità che la band meriterebbe. Abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere con Morgan Bellini (chitarrista e anima della band) e Stefano Parodi (bassista e cofondatore della band), per farci raccontare i dieci anni di carriera e i nuovi progetti in cantiere.

 

 

L'INTERVISTA

 

Felice Marotta (Distorsioni)Ciao Morgan, ciao Stefano, è davvero un piacere incontrarvi. Considero i Vanessa Van Basten una delle band italiane più interessanti degli anni duemila.

Morgan (Vanessa Van Basten) - Grazie mille, sei lusinghiero …

 

vanessa van bastenEsordite nel 2005 con un EP omonimo. Il cinema è sempre stato un riferimento costante nella vostra musica. C’è qualche film o genere a cui siete particolarmente legati?

Morgan - Siamo tutti divoratori di film, lo siamo stati anche prima dello streaming selvaggio. Per quanto mi riguarda, adoro i vecchi thriller, tutto David Lynch, il filone distopico/apocalittico, i film horror (anche se non ne esce uno decente dai tempi di “Martyrs”). Mi domando perché non escano più film come “Begotten“. Nel periodo del demo EP sentivamo la necessità di aggiungere un minimo di messaggio verbale. Decidemmo allora di usare i sample come fossero dei suggerimenti in modo da riportare con i piedi per terra l’ascoltatore provato da tutto quel minutaggio strumentale. Nei Vanessa la cinematicità è presente soprattutto nella composizione della scaletta dei dischi. Quest’aspetto non è mai lasciato al caso. Scriviamo addirittura i brani in funzione di cosa segua o di cosa preceda in scaletta. Per questo mi considero uno degli ultimi full album listener, mi trovo a mio agio nel ragionare su un disco intero più che sulla somma di più parti intercambiabili.

vanessa0Stefano (Vanessa Van Basten) - A tratti è stimolante avere certi riferimenti. Amo il cinema italiano degli anni '60 e '70, tutti gli sceneggiatori, attori, registi, le splendide colonne sonore. Meraviglie italiane. Non posso dimenticare “Il buono, il brutto, il cattivo”, “La dolce vita”, “Once Upon a Time in America” ...

 

 

 

Nel 2006 pubblicate “La stanza di Swedenborg”, uno degli album post rock più visionari degli anni zero. Oltre a Justin Broadrick, Michael Gira, Kurt Cobain, citate spesso i God Machine come band fondamentale per la vostra formazione. Quell’intreccio di potenza, melodia e malinconia costituisce anche la base del vostro suono, sebbene riproposto in una forma più luminosa e positiva. E’ una lettura corretta?

Morgan - Hai citato praticamente i miei artisti preferiti, quindi inevitabilmente mi trovi d’accordo. I God Machine li adoro. La cosa curiosa è che, alla fine, “La Stanza di Swedenborg” appare più vicino a gruppi come Mogwai o GY!BE che non agli artisti che hai citato, pur non avendo noi mai ascoltato post rock (che nella mia particolare visione significa libertà assoluta di trascendere stili e canoni). All’epoca credevo che “post” fosse Vanessa-Van-Bastenpiù un approccio alla musica che non un genere vero e proprio. In questo senso, abbiamo continuato a fare post rock sino a oggi, anche se da diversi anni il materiale che realizziamo non ha nulla a che vedere, neppure lontanamente, con Slint e compagnia.vanessastanza Quello che forse non è mai emerso completamente è che La Stanza di Swedenborg è un album di una laptop band, poiché possiede un approccio fondamentalmente elettronico nel metodo compositivo. Considera anche l’uso massiccio delle drum machines: tutto questo ha rappresentato per noi una forma di ribellione rispetto agli schemi rock del tempo, cosi come far scontrare oscurità e luminosità in un modo quasi … irriverente.

Stefano - Grazie! Non esiste una lettura corretta de La Stanza di Swedenborg. Il disco è il risultato di anni di ascolti di musica di ogni genere, influenzato da esperienze umane e sociali, da passione e incoscienza, determinazione e paura.

 

Il nome della band e molti frammenti di film inseriti fuori contesto all’interno dei vostri album lasciano intravvedere il gusto per l’ironia e per il gioco. E’ ancora adesso così?

Morgan - Sì sono d’accordo, mi è sempre piaciuto l’effetto spiazzante. Lo stesso moniker della band racchiude un po’ di mistero e d’ironia insieme, anche se spesso si tratta d’ironia nera. La mancanza di un atteggiamento serioso per certi versi ci ha precluso alcune strade ma dall’altra ci ha tirato fuori da una scena che ormai si era appiattita oltremisura, soprattutto all’estero. In Italia le band nel 2005-2009 avevano una notevole personalità e difatti alcune hanno ottenuto risultati incredibili, penso agli Ufomammut, Zu, The Secret. A conti fatti, la scena “post” italiana è stata la migliore dopo quella angloamericana. Nel resto d’Europa mi è sembrato che tutti scimmiottassero gli Isis o che ascoltassero solo metalcore … Noi a questo “core” abbiamo sempre contrapposto l’atmosfera, Burzum, tanti livelli di chitarre (improponibili dal vivo).

 

vanessaPsygnosisNel 2008 approdate alla ConSouling con l’EP “Psygnosis”, con un suono molto più strutturato. La sensazione è che la band stesse cercando una nuova strada per lasciare quella già percorsa. Non so se sia un caso, Morgan, ma anche nella tua vita, dopo quest’album, sono seguiti cambiamenti che ti hanno portato lontano da Genova.

Stefano - Con “Psygnosis” abbiamo semplicemente scritto i pezzi insieme, per lo più in sala prove. Non c'era l'intenzione di intraprendere una nuova strada o di cambiare stile. Il tutto suona più umano forse, più crudo e meno lavorato.

vanessamorganMorgan - Dopo La Stanza di Swedenborg abbiamo completato la formazione con il nostro batterista Roby e sono arrivati i concerti, c’era tanta richiesta di live da parte dei locali. A quel punto abbiamo deciso di dare priorità al materiale scritto in sala prove e con Psygnosis Ep è venuto fuori qualcosa di diverso, molto più sintetico e arrangiato in un’ottica “a tre”. In seguito abbiamo sentito l’esigenza di ritornare al metodo originario, anche perché l’approccio live sminuiva le nostre vere peculiarità. Comunque la mia vita ha subito un brusco cambiamento solo dal 2010: nel periodo di cui parli mi nutrivo ancora di ottima focaccia.

 

Morgan, dopo Genova hai vissuto anche a Vienna per ritornare infine nella tua Trieste. Immagino che città cosi differenti abbiano influenzato in modo diverso il tuo approccio alla musica e alla scrittura. Ad esempio immagino Genova e il suo porto come una pagina di un romanzo di Álvaro Mutis. E’ un’idea troppo romantica oppure c’è un minimo di verità in tutto questo?

Morgan - A modo loro tutte e tre le città in cui ho vissuto hanno caratteri molto forti. Non ho mai letto Mutis ma la mia immagine di Genova è quella di una città un po’ troppo vanessamorgan3degradata o poco valorizzata dai suoi stessi abitanti (pur mantenendo un fascino ineguagliabile). Il centro storico della città è la vera Genova, ti ritrovi circondato da persone con stili di vita fuori dagli schemi, folli … Sevanessa penso agli anni trascorsi abitando in Via Prè, potrei scrivere un libro di aneddoti alla Bukowski. Vienna invece è una città molto benestante, all’avanguardia e bellissima. La maggior parte dei miei sogni è ambientata lì, sotto la neve, tra quei palazzi maestosi. Credo però che il prezzo da pagare per avere tutto quel benessere sia raffreddarsi dentro e ragionare di più in termini di collettività, cosa che può far soffrire un italiano, individualista per natura. Ho suonato e creato abbastanza a Vienna, ma non credo che l’ambiente mi abbia influenzato più di tanto. Per quanto riguarda Trieste, questa affascinante e isolata cittadina è ormai un ospizio per anziani, l’ideale per chi cerca di ritrovare un equilibrio perduto. Anche se devo dire che qui si beve di brutto, è un luogo godereccio all’inverosimile.

 

Il 2010 è l’anno di “Closer to the Small/Dark/Door”, album caratterizzato da un’espressività tipica delle colonne sonore di Morricone e dei grandi maestri italiani. L'uomo Che Comprava il Tempo e Domio '95 hanno un’intensità davvero straordinaria. Mi hanno evocato sensazioni di quando da bambino ascoltavo Morricone insieme a mio padre durante i lunghi viaggi in auto (qualcuno potrebbe definire tutto questo hauntology). E’ cosi anche per voi oppure nel vostro caso quell’intensità nasce per effetto di altri meccanismi?

vanessacloserMorgan - Certamente da parte nostra c’è stata una forte ricerca di melodie che definirei basilari. Le arie di Morricone sono universali e colpiscono particolarmente noi italiani che le abbiamo ascoltate spessissimo in TV (o in automobile con i genitori). Domio ‘95 ha di sicuro un qualcosa di morriconiano ed è stata scelta anche dalla Robotic Empire come teaser per l’album. Probabilmente la mescolanza di queste arie con il rock oscuro aveva colpito anche loro. Riguardo l’origine di questa intensità non saprei dire, so solo che nel mio caso queste canzoni nascono molto velocemente … sebbene più raramente di altre.

 

L’anno scorso avete collaborato con i MoRkObOt ad uno split uscito per la Subsound Records. Nonostante esista una scena underground molto viva e una serie di etichette indipendenti encomiabili, il panorama del rock italiano, l’industria, gli eventi e le produzioni appaiono in sofferenza. Cosa ne pensi?

Morgan - Suona scontato, ma questi sono gli effetti devastanti della crisi. Probabilmente a un livello puramente creativo questo è un ottimo momento. Ma in fase di concretizzazione, quando occorre entusiasmo e soprattutto investire tempo, denaro ed energie, ecco che arrivano i problemi. Noi non stiamo facendo concerti e risentiamo solo in parte di questa nuova situazione, ma tutti i miei amici musicisti si lamentano del deterioramento della Vanessa+Van+Basten+The+giftscena. Ci sarebbe da fare poi un discorso più generale, più culturale e di prospettivavanessa morkobot 1834467 riguardo l’Occidente. Molti dicono che Facebook stia rovinando i rapporti sociali. Io credo che invece mostri chiaramente quel che siamo: un ammasso d’ignoranza ed egoismo spaventoso. I MoRkObOt sono ormai un’entità ben affermata e a loro ci lega una solida amicizia. Loro sono della vecchia guardia (quella che si serviva della rete e che non era rete e basta). Chissà se prima o poi vedremo nascere qualcosa di figo. Al momento mi sembra che i giovanissimi stiano perdendo il gusto per il rumore, per la sala prove, a vantaggio di rap, canzoni di protesta (passiva) o esercizi di stile che durano una stagione. Non voglio generalizzare a tutti i costi, beninteso, siamo pur sempre un popolo creativo e riusciremo a fare la nostra parte anche in futuro. In generale, però, io aspetto fiducioso la venuta di un nuovo Cobain, un genio che sia in grado di rimescolare veramente le carte.

 

Il vostro ultimo lavoro è uno split con i belgi Hemelbestormer uscito a marzo per la ConSouling. Ai belgi avete consentito di rendere le atmosfere più cupe possibili per poi creare un contrasto con le aperture di Odyssey Song e con la luminosità ariosa di Portal II. La tua musica appare sempre più eclettica. Senti la necessità di dover esplorare nuovi percorsi oppure è il risultato di un’innata predisposizione al nuovo?

Morgan - Credo che il nostro range stilistico sia ben delineato proprio con questi ultimissimi lavori. Magari invece di mescolare certe sonorità, le abbiamo proposte vanessasplit VVBsingolarmente. Ultimamente quanto più cerco una sintesi stilistica, tanto più quel risultato mi appare monotematico. Nello split con gli Hemelbestormer c’è una Vanessa che fa ambient, una che fa metal, poi alternative, dream pop, in quattro pezzi separati. L’eclettismo è trasportato sia da quella libertà di cui si parlava all’inizio sia da un banale amore per i tanti sottogeneri del rock. E comunque l’idea di fondo di questo split erano i cambi dimensionali, i portali verso altre realtà o stati di coscienza, per cui abbiamo optato per qualcosa di molto differente dal loro sound, anche per rendere più accattivante l’ascolto complessivo.

 

Nonostante le difficoltà legate alla distanza con il resto della band (che vive a Genova), state portando avanti numerosi progetti tra cui la rilettura di “Disintegration” dei Cure e il recupero di parte del vostro materiale d’archivio. Quando potremmo ascoltare questo nuovo materiale?

Morgan - I due lavori usciranno abbastanza in contemporanea, anche perché segneranno la probabile fine dei lavori con questo moniker, anche se mai dire mai! Penso che gli album saranno stampati intorno a settembre. Nel caso di “Disintegration Ep” mi sono avvalso della collaborazione di musicisti e amici triestini (con me ci sono Franz Valente del Teatro degli Orrori, Francesco Candura dei Jennifer Gentle/Rivulets e Lorenzo Fragiacomo). Il disco d’archivio s’intitolerà “Ruins” e sarà composto da materiale demo,tumblr_inline_nb0qd5okKp1s06kyt OLYMPUS DIGITAL CAMERAimprovvisazioni e abbozzi, soprattutto del periodo de La Stanza di Swedenborg. Sarà quindi anche un’occasione per riproporre il sound di quel periodo che pare sia il più apprezzato del nostro percorso. I brani vanno dal 2006 a oggi ma sono stati assemblati come un patchwork, un unico trip, un poco alla “Soundtracks for the blind” o alla “Ulaanbataar”. Sono felicissimo di poter chiudere un cerchio con questo genere di uscita, lo considero un lusso per una band di nicchia come la nostra e ringrazio Loris della Solar Ipse per questo.

 

Morgan, Stefano, grazie davvero per la disponibilità. E’ stato un piacere enorme riuscire a conversare con voi. Ovviamente vi aspettiamo a Roma per potervi ascoltare dal vivo. So che non è facile, ma noi ci contiamo!

Morgan - Sarà molto difficile, ma grazie per l’invito e per l’intervista. Continuate così! Un abbraccio da Morgan e Stefano.

 

Felice Marotta

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