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29 Ottobre 2016

Leonard Cohen YOU WANT IT DARKER

2016 - SonyMusic
[Uscita: 21/10/2016]

Canada   #consigliatodadistorsioni     

 

Leonard-CohenNel frastagliato e sovente imprevedibile panorama della musica contemporanea vi sono poche ma incrollabili certezze, una di queste è Leonard Cohen. La capacità maggiore dell’aedo canadese, più che ottuagenario, consiste nel riuscire a mantenere l’assoluta coerenza alla traccia della sua stessa leggenda artistica, nell’essere un classico, già in questa riva della vita, che non tradisce le attese, nella costanza del flusso poetico che non patisce il ferro del fallimento compositivo o della stracca stereotipia del suono monocorde e ripetitivo. Perché Cohen è un poeta autentico che usa le note per far cantare la tragedia del quotidiano, elevandola a un respiro universale, per innalzare a luoghi iperuranici la voce di angelo trafitto e subito dopo per tuffarla nelle paludi stigie di ogni possibile inferno.

E’ parola scavata nella carne come con stilo infuocato; slancio aereo della sostanza umana che si fa ponte per l’altrove. Allora, sul solco magico dei due dischi precedenti, “You Want It Darker”, continua e rafforza la tensione lirica di un’intera vita artistica, di quando in quando stemperata da afflati di mera melanconia, stigmatizzata dal lieve intarsio degli archi, frutto, altresì, dell’eccellente produzione del figlio Adam, sapiente manipolatore di suoni, (Treaty; cohen fotoSteer Your Way; String Treaty / Reprise; Traveling Light, con un inserto superbo di mandolino; It Seemed The Better Way)Con rituali celebrati alla luce vesperale della tradizione a lui peculiare, poi, voce impastata di bitume e abisso, di ruvidezze petrose e obliquità di velluto, si dipana il nastro scarlatto della sua dolente poetica, aureolata di cori arcangelici e fiammeggianti sciami stellari punteggiati da sontuose note di piano, organo e chitarra (You Want It Darker; On The Level; Leaving The Table; If I Didn’t Have Your Love). Un album che mette mano alla reductio ad unum dei due regni, l’inferiore e il superiore, fondendoli plasticamente al sacro fuoco della poesia che non muore. Capolavoro.

Voto: 8/10
Rocco Sapuppo

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