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26 Aprile 2018

Third Eye Foundation WAKE THE DEAD

2018 - Ici d’Ailleurs
[Uscita: 9/02/2018]

Inghilterra - Francia

 

Carriera artistica proteiforme, quella del prode Matt Elliott: dalla scena magmatica di Bristol, città siderurgica a livello mentale, con le primigenie esperienze di pretto taglio industrial, electro-dub, con la sua creatura principale, la Third Eye Foundation, alla conversione, appena trasferitosi in Francia, come per un’ansia di ricerca di una purezza ancestrale, a un suono più intimistico, con nervature folk, dei suoi lavori solistici, all’immancabile ritorno alla matrice, con il ciclo della ‘Fondazione’, degli ultimi anni. Frutto di questo gradito ritorno, dopo il sontuoso “The Dark” del 2010, e sempre per la meritoria etichetta Ici d’Ailleurs, è l’ultima fatica di Matt (qui affiancato validamente dal batterista Raphl Séguinier, dal mago delle manipolazioni analogiche, David Chalmin, e dal violoncello avernale di Gaspar Claus), “Wake The Dead”. Sei frammenti di pura angoscia sonora, nello stile di Elliott, con tratti di vertigine tenebrosa sapientemente modulata sopra note abissali.

 

Già a partire dall’iniziale discesa agli inferi di Wake The Dead, tredici minuti di sprofondamento nei meandri dello sperimentalismo più oscuro, contrappuntato da una soave voce femminile a dar risalto al respiro demoniaco dell’insieme, il solco è tracciato. Percussioni minimali, atmosfere oblique, pulsazioni elettroniche salienti da indicibili voragini dell’essere. Di matrice ‘ambient’ è l’incipit della successiva traccia Procession For Eric, prima che il tappeto percussivo assuma il dominio, appena temperato dalla linea screziante delle tastiere. Sull’abbrivio di un quieto sperimentalismo sonoro si snoda, poi, The Blasted Tower, percussioni elettroniche lievemente accennate e voce femminile emergente come dal grembo stesso della terra. Le grevi radici industrial del Nostro tornano a riaffiorare in Controlled Demolition, puro squarcio di Bristol sound, con ritmi come di trafitture di coltelli elettronici nel molle tessuto auditivo, con litania finale di violoncello a rimarcarne l’impianto siderurgico. Il mood hip-hop oriented del brano successivo, That’s Why, serve solo a dimostrare, ove mai ve ne fosse bisogno, quanto ampio sia lo spettro musicale entro cui si destreggia Matt Elliott, mentre, a far da epilogo dell’opera, lo sperimentalismo elettronico, con vene di drum’n’bass, di Do The Crawl, suggella un album di notevole rilievo artistico. 

 

Voto: 7/10
Rocco Sapuppo

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