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21 Novembre 2017 , ,

Rosetta UTOPIOID

2017 - Autoproduzione
[Uscita: 1/09/2017]

Stati Uniti     #consigliatodadistorsioni

 

Scriveva Mike Armine in un’intervista pubblicata su Distorsioni, che il suono dei Rosetta è sempre costantemente in movimento. L’album a cui fare riferimento continua a essere “The Galilean Satellites” (2005), manifesto insuperato di quel metal for astronauts, capace di esplorare l’opacità del mondo e la solitudine che ne consegue. I successivi “Wake/Lift” (2007) e “A Determinism Of Morality” (2010) hanno giocato sul contrasto tra le gelide atmosfere astrali e una condizione dell’esistenza frustrata e rabbiosa. Con “The Anaesthete” (2013), la band di Philadelphia inizia ad autoprodurre i propri album alla ricerca di una autonomia creativa priva di compromessi. “Utopioid” prosegue nel percorso intrapreso con “Quintessential Ephemera” (2015), che mostra una maggiore apertura verso le sonorità acustiche, dovuta alla necessità di esplorare ancor maggiormente gli spazi dell’interiorità.

 

Amnion apre splendidamente l’album con sonorità eteree e sognanti. Sono ormai spesso lontane le divagazioni rabbiose dei primi album. Le sonorità fluttuanti e spacy acquistano cadenze pinkfloydiane in Intrapartum, nel quale misteri, echi e bagliori si intrecciano in una materia vibrante. La voce di Mike Armine ritorna ruvida nell’energica Neophyte Visionary e nella notevole King Ivory Tower, nel quale la tensione emotiva sembra voler recuperare la seduzione percettiva dei corpi celesti che aveva caratterizzato il magnifico The Galilean 0011172477_10Satellites. Détente si sviluppa su canoni vicini all’hardcore delle origini, mentre Hypnagogic recupera memorie e ricordi dell’inconscio, nel quale dolore e bellezza appaiono sempre intrecciati a doppio filo. Le conclusive Qohelet e Intramortem descrivono le atmosfere di un cielo fosco e privo di luce, in cui tutto sembra inutile e vuoto. Ottimo lavoro per la band di Philadelphia. 

 

Voto: 7,5/10
Felice Marotta

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