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15 Aprile 2015 ,

Marc Almond THE VELVET TRAIL

2015 - Cherry Red
[Uscita: 09/03/2015]

Inghilterra

 

marc almond coverNel 2015 Marc Almond aveva deciso di non comporre più canzoni e non incidere mai più dischi di materiale proprio. Non c’è voluto molto a farlo tornare sui suoi passi, ma decisivo è stato l’apporto del produttore Chris Braide, il cui curriculum non prometteva nulla di buono: Beyoncè, Britney Spears, Lana del Rey tra le sue protette. Fatto sta che i demo inviati da Chris a Marc, con l’obbligo di conoscersi personalmente solo a disco finito, sono piaciuti al divino ex Soft Cell, che ha iniziato a lavorarci sopra, tutto rigorosamente via e-mail. Risultato? Un perfetto disco di Marc Almond, non tra i suoi capolavori (ma chi si aspetta un capolavoro da un musicista ben oltre i trent’anni di carriera?), ma senz’altro godibile. Una certezza rimane, anche col passare degli anni: la voce di Marc, sempre duttile e inconfondibile. Tre brevi intermezzi strumentali aprono e suddividono il disco in tre atti, ma sono ovviamente i brani cantati quelli che il fan aspetta. Il livello delle composizioni è buono: Marc Almond è, come Iggy Pop o Robert Plant, un artista istintivo, non accademico, che ha bisogno dei giusti collaboratori per dare il meglio, e con Chris Braide l’alchimia si è creata. 

 

Dopo l’apertura strumentale Act one è Bad to me ad aprire le danze: un vivace numero electro pop, la cui struttura melodico armonica è però profondamente radicata nella musica soul, e questa da sempre è la cifra compositiva di Marc. Elemento meno presente rispetto alla passata produzione una tagliente chitarra elettrica, che aggiunge un pizzico di sapore glam rock. A convincerci meno sono un paio di ballatone, la title track e Scar, scelte peraltro come singoli, un po’ melense, specie la prima. Più incisiva la nostalgicamarc The pain of never, ma la migliore tra le ballate è Zipped black leather racket, argomento molto in tema col personaggio. Però sono i brani come Demon lover (una parafrasi della splendida Where did our love go delle Supremes, di cui il nostro ha inciso una cover indimenticabile) oppure When the comet comes, in duo con Beth Ditto, bella fusione di elettronica e black music, quelli più in linea col passato Soft Cell a prenderci di più, e non è una questione di nostalgia, sono quelli in cui lo stile di Marc Almond risalta meglio. Un disco piacevole, Marc Almond difficilmente tradisce i suoi fans, le canzoni sono riuscite, la voce è sempre quella e non ci sono quegli eccessi kitsch in cui il nostro eroe talvolta indulge senza freni. Però se non conoscete ancora a fondo questo artista vi consigliamo di andare a ritroso e riscoprire i dischi incisi negli anni ’80, con Soft Cell, Marc and the Mambas e Willing Sinners. Allora sì che scoprirete un artista che ha toccato le vette più alte non solo del pop elettronico, dato che sono dei dischi acustici (“Torment and toreros” o “Mother fist and her five daughters”) i suoi capolavori.   

Voto: 7/10
Alfredo Sgarlato
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