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15 Aprile 2020 ,

The Strokes The New Abnormal

2020 - RCA Records
[Uscita: 10/04/2020]

Correva l’anno 2001 quando gli Strokes si presentarono al mondo come esponenti di punta del new millenium rock revival con “Is This It”, spianando la strada all’indie- rock in direzione mainstream e spingendo un indefinito numero di ragazzini a chiudersi nei garage di casa e formare band con i compagni di scuola. Nelle decadi successive, all’eclatante debutto che li ha elevati sull’olimpo della musica contemporanea, chiunque abbia seguito il loro percorso si sarà trovato sicuramente testimone di un lento deterioramento stilistico del sorvegliatissimo quintetto newyorkese. Difatti, attraverso gli anni, i borghesotti capitanati da Julian Casablancas sono stati vittime di una notevole pressione da parte di critica e fans per quanto riguardava la salvaguardia del loro sound cosi distintivo, al quale i musicisti yankee hanno più volte tentato di aggiungere idee elettroniche più fresche con risultati incerti. Il loro anticipatissimo ritorno, "The New Abnormal" (RCA Records), rappresenta l’ennesimo (e forzato) esperimento della band di trasportare le loro calde e caliginose sonorità garage in un contesto diverso: questa volta, gli Strokes ci propongono un impenitente omaggio agli anni ’80, epoca dalla quale attingono i valori artistici riproposti a 360 gradi nel disco. Tale impegno verso la costruzione del loro nuovo grattacielo postmoderno è immediatamente reso palese dalla copertina: l’artwork del lavoro appartiene appunto a Jean Michel Basquiat, pontefice massimo del Neo-Espressionismo della New York del tempo. Un tuffo nelle profondità dell’opera rivelerà invece innumerevoli referenze culturali ed espedienti stilistici tipici degli anni di piombo. La melliflua opener The Adults Are Talking è la prima confutazione di tale tesi: una drum machine in pieno stile a-Ha viene subito raggiunta da riff altalenanti e seguita dalle litanie vocali tipiche della band, il tutto condito con una costante interazione sincopata di chitarre squillanti ed ariose. Giunti al centro del disco diventa impossibile ignorare, all’interno dei pezzi più accattivanti, i richiami ad alcune delle più popolari hit degli 80s: la metrica e la melodia vocale di Dancing With Myself di Billy Idol (1980) e il riff chiave di I Melt With You dei Modern English (1982) sono stati - forse ironicamente - presi in prestito per la composizione della scanzonata Bad Decisions, pezzo in cui Casablancas sembra voler affrontare con un sorriso l’ostilità dei fans di fronte alle scelte stilistiche della band (I don't take advice from fools / Never listening to you). Similarmente, il ritornello di Eternal Summer, riuscitissima interpretazione del sentimento idilliaco della calda stagione, rievoca indubbiamente The Ghost Of You degli Psychedelic Furs (1984). Tali reminiscenze sono cosi palesi che Idol e i Furs sono addirittura citati come co-writers nel disco. Gli Strokes ci tengono comunque a dimostrare di non aver esaurito le batterie creative, e lo fanno con due discreti pezzi di stesura originale: la struggente electro-ballad At The Door, in cui la voce di Casablancas si arrampica al picco della propria bellezza in un groviglio di caldi e morbidi synth, e Why Are Sundays So Depressing, una malinconica riflessione sulla vita dell’eclettico frontman stesa su una gentile tessitura di chitarre. Sempre in pieno stile Strokes, non può certo mancare una riverenza finale alla grande mela, la blanda closer Ode to the Metz, in cui si notano le chitarre più effettate, quasi scivolose, e l’introduzione di arrangiamenti orchestrali. Nonostante il disco contenga una buona dose di pezzi incerti, inconcludenti ed un tantino pretenziosi (Selfless, Brooklyn Bridge To Chorus, Not The Same Anymore), gli Strokes avranno sicuramente saputo contentare i fan mantenendo sullo sfondo il loro sound fatto di chitarre ottimistiche e croon baritoni, implementando produzioni decisamente più lucidate grazie al tocco di Mida del titano Rick Rubin. Sarebbe stato indubbiamente interessante vederli liberi di esprimersi senza dovere niente a nessuno, cosi come si verifica nei side-projects portati avanti con passione da ogni singolo membro del gruppo. Per chiunque formatosi con la guitar music di inizio nuovo millennio ci sarà sempre spazio per una velata gratitudine nei confronti della band, la cui identità è dettata da due emozioni contrastanti che sono sempre riusciti ad incapsulare e distillare con maestria: la nostalgia e la spensieratezza. Tuttavia, "The New Abnormal" indica un’ulteriore riduzione delle possibilità di cui gli Strokes dispongono di produrre qualcosa di così culturalmente influente come "Is This It": è il simbolo di una band che sembra costretta ad andare avanti per inerzia, un po’ troppo rispettosa del desiderio di chi ascolta. Ma è anche la riconferma che, una volta abbandonata la speranza di una ribellione più decisa, gli Strokes possono sempre servirci un piacevole disco di pop-rock a rendere un po’ più leggere le nostre giornate.

Voto: 6/10
Gabriele Bartoli

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