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1 Dicembre 2017 ,

U2 SONGS OF EXPERIENCE

2017 - Interscope-Universal
[Uscita: 01/12/2017]

Irlanda

 

coverLove Is All We Have Left, ci avverte un'iniziale breve ballata eterea, intessuta di lirica malinconia, cantata da una voce filtrata dal vocoder. Fa il paio col dolce-amaro brano di chiusura 13 (There Is a Light), ma anche gli altri brani sono delicati e raffinati, con poco spazio a facili hit, esclusi i due singoli e American Soul, brani che brilleranno nella preannunciata tournée promo prevista per il 2018, archiviata la fallimentare promozione via Apple dell'album precedente. Il livello compositivo è alto, non ci sono fillers, solo songs accessibili, tutte con il marchio di fabbrica, senza tracce di avventurose e rischiose esplorazioni sonore. Giusto un paio di furbe collaborazioni con due star del momento, Kendrick Lamar e Kygo. Il secondo è autore di un remix del singolo You're the Best Thing About Me che compare, con altre 3 tracce, nella versione Deluxe dell'album. Lamar rappa una parafrasi biblica, dove i "blessed" sono gli "arroganti, le superstar, i ricchi schifosi, i bulli, i bugiardi" gettando un geniale ponte fra Get Out of Your Own Way  e American Soul, la traccia più aggiornata e politicizzata dell'album, che affronta il problema dei "refu-jesus". Gli U2 hanno collaborato con Lamar in "DAMN.", nel brano XXX, che in American Soul viene riscritto. L'altro "ballabile" è il secondo singolo, The Blackout, mentre Lights of Home e Red Flag Day hanno un'impronta più rockeggiante, ma parliamo sempre di rock adulto e un pò scontato.

 

U2-songs-of-experience-cover"Songs of Experience“ può deludere al primo ascolto ma in realtà è un'opera che merita una paziente attenzione. E' un concept album e come tale deve essere fruito. I testi inizialmente dovevano essere lettere che un morto dedica dall'aldilà a persone e luoghi  cari al gruppo, come consigliato a Bono dal poeta dublinese Kenelly. Nello stesso tempo l'album è la seconda parte ispirata dal canzoniere "Songs of Innocence and Experience” del poeta settecentesco inglese William Blake, "influencer" di prima grandezza per poeti e scrittori nei secoli a venire. Le sue "doors of perception", tanto per restare in ambito moderno, hanno colpito Aldous Huxley e Jim Morrison. Il contemporaneo Bono ha scritto la prima parte nel 2014, ispirandosi all'innocenza blakiana, quella della gioia per la natura, per l'amore libero e per u2il rapporto intimo con Dio. Questo secondo capitolo ha avuto una gestazione travagliata: Bono ha rivoluzionato radicalmente l'album, che esce difatti con un anno di ritardo, a fronte di avvenimenti mondiali di estrema gravità, in primo luogo l'elezione di Trump. Il tema dell'experience blakiana è quello della perdita dell'innocenza nell'età adulta, perdita essenziale per il raggiungimento della maturità. I temi abbandonano la leggerezza, si fanno seri e si rivolgono anche alla politica, cosa che anche Bono fa in Songs of Experience, tenendosi sempre lontano dalla protest-song esplicita. Affronta allusivamente le tematiche più scottanti, lo fa con leggerezza, mai disgiungendole dal personale. Attenzione alle songs ma almeno un occhio ai testi del poeta Paul David Hewson

 

Voto: 8/10
Paolo Rolando Perino

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