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21 Dicembre 2020 , ,

Autechre SIGN

2020 - Warp Records
[Uscita: 16/10/2020]

L’elettronica è la rappresentazione di tutte le sovrastrutture dell’uomo post-moderno, così come della abdicazione in favore di un sistema di automazione emotiva atto a riprodurre dimensioni artificiali all’interno delle quali crediamo di ritrovare noi stessi. Le possibilità applicative del silicio in musica hanno spalancato universi interiori in cui far risuonare insieme materia emotiva ed inanimata, in un connubio in cui il mondo diventa proiezione dell’anima o forse una sua semplice illusione. Con il nuovo “SIGNgli Autechre hanno messo in scena la meccanica di un apparato calcolatore pulsante come le vibrazioni interstellari rilasciate dalla trasformazione cinetica di un quasar incastonato nel buio cosmico. Rob Brown e Sean Boot sono da sempre esploratori di sistemi complessi spinti alle estreme conseguenze da una infinita serie di manipolazioni di ingegneria del suono, anche perché l’elettronica contiene in sé una volontà di potenza che satura l’armonia delle forme solo per superarla con un gesto di decostruzione. Le undici tracce di “SIGN” costituiscono simboli di un linguaggio coniato per spiegare prospettive di finitezza umana, scorci di un mondo destinato a completare il suo ciclo vitale con una definizione di ineluttabilità. In tutto questo il marchio Autechre continua ad essere sinonimo di musica imperscrutabile nella sua essenza che trae sostanza da processi visionari che rimandano alla scena berlinese per il modo di introdurre elementi di post-umanesimo avanguardistico risalenti filologicamente alla sensibilità del primo Brian Eno. “SIGN” si pone nel segno di una continuità con le ultime produzioni del duo di Rochdale confermandosi come capostipiti della scena trance-techno degli anni zero e con una spinta che li pone a modello per artisti come Aphex Twin, Ben Frost, Matmos o Emptyset di cui, peraltro, condividono la cura microscopica per le strutture ritmiche. L’opener M4 Lema è la trascrizione di lacerazioni ipnotiche su una superficie di sostanza metafisica e stratificazioni di synth, F7 è una teoria di suoni scomposti come fuochi artificiali che definiscono il paradosso di coerenti figure astratte. si00 ha un corpo acquoso ricamato da uno stillicidio di gocce che creano un sottostante materico drumming con una profonda cassa dritta che mette ordine alla imminente deriva nella cacofonia, esc desc è una sorta di scomposta partitura gregoriana, la successiva au14 si sviluppa su una ragnatela di loop ritmici legnosi, mentre la drammaticità di Metaz form8 (uno degli episodi più significativi della track-list) disegna un flusso sonico incorporeo. Da segnalare le macchinazioni trance di sch.mefd 2 e la conclusiva quiete ambient di r cazt. Alla fine dell’ascolto di “SIGN” prevale la sensazione di essere di fronte ad un’opera che si sostiene su un equilibrio impossibile di pesi e contrappesi più cerebrali che emotivi, facendo emergere l’autocompiacimento e la tecnica sulle elucubrazioni dell’anima.

Voto: 7/10
Giuseppe Rapisarda

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