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18 Aprile 2013 ,

Meat Puppets RAT FARM

2013 - Megaforce Records
[Uscita: 16/04/2013 ]

Meat-Puppets“ ... sperando i fratelli Kirkwood ritrovino la voglia di osare”. Così si concludeva la nostra recensione di “Lollilop”, il penultimo album uscito due anni fa dei Meat Puppets, trio  proveniente da Paradise Valley, Arizona, con illustri radici nel punk americano di inizio ’80, poi evolutosi in detta decade in formule di free rock e soluzioni compositive assolutamente personali, attraverso una serie di album notevoli. Lo stato di grazia continua nei ‘90, anche se in misura molto minore: probabilmente “Too High to Die” del 1994 è l’ultimo lavoro in cui è rintracciabile il sacro fuoco di un rock punk  o di un approccio punk bislacco ed anarchico, refrattario ad ogni rigido incasellamento. Poi comincia una discesa inesorabile verso una normalizzazione compositiva  imputabile soprattutto a Curt Kirkwood, tra i due fratelli - rispetto a Cris - colui sulle cui spalle ha pesato sempre di più il songwriting della band.  Una normalizzazione (ma ad essere proprio sinceri  ‘banalizzazione’ è il termine che più calza) nelle trame e strutture portanti delle songs che se in Lollipop lasciava già un po’ basiti, in questo nuovo “Rat Farm” appare spesso addirittura imbarazzante (One More Drop, Rat Farm, Down, Again, Time and Money).

 

Si potrebbe anche credere alla buona fede di alcune recenti dichiarazioni di Curt Kirkwood, nelle quali commenta i contenuti di “Rat Farm” quali in nuce da tempo nella loro musica, soprattutto per quanto riguarda alcune forme di folk music: il discorso ed il giudizio finale purtroppo non cambiano. Quella voglia di osare  di cui si auspicava una rinascita all’inizio di questa recensione è del tutto latitante, e le songs sembrano seguire lo stesso unico canovaccio di un sfacciato, indolente, lamentoso – anche nelle prestazioni vocali di Curt Kirkwood -  mainstream  pop venato di country, persino più mieloso e noioso che in Lollilop. E’ preferibile allora il country chiaro e cristallino di Sometimes Blue all’arrampicarsi sugli specchi cui si assiste in quasi tutto il resto dell’album. Certo qualche fiero strappo chitarristico solista è ancora possibile trovarlo (Sweet)  ma è davvero poca cosa, e per di più lascia con l’amaro in bocca. Dispiace dirlo, ma tra Lollipop e Rat Farm si assiste ad un’impressionante decadenza qualitativa in casa Meat Puppets, almeno in studio, e non sembrano proprio voler abbandonare la strada intrapresa. Augurarsi di nuovo una ripresa forse porterebbe pure male, visto quello che è successo l’ultima volta che l’abbiamo fatto.

 

Voto: 4.5/10
Pasquale Wally Boffoli

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