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24 Febbraio 2014

Beck MORNING PHASE

2014 - Capitol
[Uscita: 25/02/2014]

Beck_Morning_PhaseNel corso degli anni ’90 Beck Hansen si è imposto come uno tra i musicisti più geniali ed eclettici della sua generazione, azzeccando uno dopo l’altro una serie di dischi in cui passava con disinvoltura dal rock all’hip hop, dalla bossa nova al funky, mostrando incisività nella composizione e gusto negli arrangiamenti. Poi, nel 2002, un disco controverso come “Sea of change”, che raccontava la fine di un’importante storia d’amore, con una serie di ballate lente e malinconiche. Quindi una serie di dischi come “Guero”, che sembravano più raccolte di outtakes che dischi di canzoni nuove. Oggi con “Morning phase”, che arriva dopo un silenzio di sei anni, Beck annuncia di voler tornare alle prime influenze, da Neil Young a Gram Parson a Crosby, Stills e Nash. I fan nell’ascoltarlo si chiederanno se questo disco segni la fine di una nuova storia d’amore, visto che le atmosfere sono quelle del disco “Sea of change”. “... I'm so tired of being alone”, canta Beck in Blue moon (ovviamente non è quella portata al successo da Elvis), e questa voglia di uscire dal bozzolo  potrebbe essere stata la molla che ha portato il musicista americano a ritrovare la vena creativa.

 

Dopo un’introduzione per archi, arrangiata dal padre David Campbell, Morning mostra la cifra che dominerà l’album: lenta, malinconica, acustica. Heart is a drum ricorda la collaborazione come produttore artistico per il disco solista di Thurston Moore, stessi i suoni della chitarra acustica, simili gli arrangiamenti orientaleggianti degli archi. Unforgiven è persino gotica nelle sue atmosfere, rintocchi di batteria scanditi come campane, chitarre effettate, archi solenni. Wave è lentissima, gli archi ancora più solenni, gli strumenti rock tacciono. Lo stile del disco è questo: canzoni acustiche, a volte vagamente country, per fortuna non stucchevoli, ma con una grande malinconia che permea ogni nota, siano le chitarre o il piano o gli archi a sottolinearla. Possono mancarci l’ironia di Loser o gli ammiccamenti erotici alla Prince di Sexx Laws, ma nel tempo si cambia e Beck è cambiato. Un disco intimista che però cresce con gli ascolti. Dopo un periodo interlocutorio ritroviamo Beck in buona forma: non siamo ai livelli di “Mutations” o “Midnite Vultures”, Beck è un artista ormai sulla scena da vent’anni e il suo meglio pensiamo l’abbia raggiunto in passato, però questo disco ci  restituisce il bravo autore di canzoni che avevamo imparato ad amare. 

 

Voto: 7/10
Alfredo Sgarlato

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