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4 Luglio 2018 , ,

Lumerians CALL OF THE VOID

2018 - Fuzz Club Records
[Uscita: 22/06/2018]

Stati Uniti   

 

lumerianscover  callofthevoidA distanza di quattro anni dall’ultimo “Transmission From Telos Vol. III”, i Lumerians sbarcano in casa Fuzz Club con il quinto disco della loro fortunata carriera, “Call Of The Void. Una carriera più fortunata oltreoceano che in Europa, soprattutto nella natìa California, dove i quattro druidi dell’ultra-spazio sono considerati tra i massimi esponenti di musica psichedelica. Non è un caso dunque che i Lumerians siano passati dalla Cardinal Fuzz (The Janitors, The Myrrors, Cult of Dom Keller) ad un’etichetta come la Fuzz Club di respiro più ampio e ospite di alcuni tra i più importanti act psichedelici europei.  “Call Of The Void” riprende stilisticamente il percorso lasciato in sospeso con “Transmission Vol. III” , fatto di lunghe jam spaziali e alienanti  ma riporta a galla il formato canzone fatto di polvere di stelle (Silver Trash, Fictional, Masters Call) presente in “Transmalinnia” (2011) e “The High Frontier” (2013). L’inizio tuttavia è affidato all’incedere sincopato di Fuck All Y’All, un lento blues acquatico che scandaglia fondali kraut, poi Signal procede su un rettilineo NEU! per batteria e synth, mentre i twang spettrali di Ghost Notes si trasformano in un’evanescente jam  che fluisce nel drone-rock atonale della conclusiva Clock Spell.  

 

lumerians1Nonostante i Lumerians siano apprezzati e conosciuti per le loro lunghe esplorazioni musicali e per le jam ipnotiche, in questo caso a risultare più efficaci sono invece i pezzi cantati e con una struttura ben definita. La già citata Silver Trash non solo è la canzone più immediata ma sulla lunga distanza risulta anche la più efficace, così come il mantra inquieto ed oscuro di Masters Call diventa definitivamente uno dei momenti più suggestivi dell’intero disco. Le jam oscillano invece tra un mood kraut-pop (Signal, Fictional, Space Curse) e un lotto finale più tetro (Masters Call, Ghost Notes, Clock Spell), anche se tutto è costruito principalmente sull’asse sezione ritmica-synth, con poche chitarre sullo sfondo ad accennare qualche riff. Questo disco apre scenari futuri per la band: che sia arrivato il momento di mettere da parte le lunghe jam e diventare una macchina da hit space-rock? Intanto, è sicuramente una prova dell’ottima salute di cui godono i Lumerians. 

 

Voto: 7/10
Ruben Gavilli

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