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2 Dicembre 2019 , , ,

Swans Leaving Meaning

2019 - Young God And Mute
[Uscita: 25/10/2019]


Nella celebre tela di Arnold Böcklin intitolata “L'Île des morts” non colpisce tanto la figura avvolta in un sudario bianco in piedi sulla barca che la conduce nell’oltretomba, quanto quella irreale increspatura sulla superficie dell’acqua creata dal movimento della stessa barca. E’ proprio quel dettaglio che fa da cesura tra il mondo dei vivi e quello dei morti, il moto di avvicinamento che lega la dimensione terrena a quella ultraterrena. Questa è la percezione evocata dall’ascolto di ogni album degli Swans. La musica di Michael Gira si colloca in una sorta di intercapedine sottile come una palpebra che si chiude nel sonno dell’obnubilamento ferino e divide la scienza dall’arcano. Quella stessa musica così profonda concretizza una visione filosofica dell’esistenza nel suo continuo flusso di passaggi rituali verso l’ignoto del cambiamento. Dopo la trilogia costituita da “The Seer”, “To Be Kind” e “The Glowing Man”, il recente “Leaving Meaning” ammorbidisce l’impianto sonico con una diluizione dell’elettricità lacerante dei lavori precedenti, pur continuando a sviluppare l’idea di una musica che, per specifica concezione del suo creatore, è puro mood dello spirito. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un album immenso, oltreché per la consueta complessiva durata, per la struttura compositiva di brani sempre avvolti da un’aura di ieraticità e di costante tensione. La scrittura di Gira possiede un’organizzazione teleologica, perché tutto risponde ad un fine preciso, così come ogni sfumatura ha un suo peso specifico nel rappresentare una imminente apocalissi. In “Leaving Meaning” c’è un retrogusto malinconico che non si coglieva prima, come se la struttura ciclica e apparentemente monocorde dei brani altro non fosse che una litania dell’addio a qualcosa che abbiamo amato e che irrimediabilmente ci sfugge. Ecco perché si potrebbe definire “Leaving Meaning” come una lunga magnetica sonorizzazione dell’assenza. Gira ha sciolto la formazione degli Swans attiva dal 2010 al 2017, chiamando a raccolta musicisti di diversa estrazione, nell’intento di voler spezzare la continuità di un sound ritenuto ormai cristalizzato. Gli Swans oggi non sono una band con una line up definitiva, bensì un progetto aperto entro cui ogni artista è stato scelto sulla base dell’atmosfera che Gira voleva si creasse di volta in volta. L’opener Hums e la successiva Annaline sono le rifrazioni delicate dell’alba dell’ultimo giorno del mondo, eteree come le vibrazioni di “Evening Star” di Fripp & Eno, determinate dal lavoro sulla parte elettronica di Ben Frost. The Hanging Man è costituita da oltre dieci minuti di drumming percussivo e legnoso, ricordando il cammino rituale del sacrificio descritto nel film “The Wicker Man” di Robin Hardy. In Amnesia e Sunfucker le sorelle Anna e Maria von Hausswolff intonano una invocazione stregonesca, facendo scricchiolare i legni delle capanne di un villaggio sperduto, mentre l’omonima Leaving Meaning è un invito all’ipnosi straniante. The Nub è un altro monolite oscuro in cui la voce di Baby Dee recita innodie come una pizia nel santuario di Delfi sulle trame del trio The Necks, facendo sollevare venti di tempesta. It’s Coming It’s Real è un blues cantato da Gira con l’apporto delle sorelle von Hausswolff, molto vicino al crooning di Lou Reed. What Is This? è la neve imbrattata di sangue di un paesaggio natalizio, My Phantom Limb è uno stream of consciousness di parole che si sovrappongono sotto un clima marziale. “Leaving Meaning” è un disco a cui va concesso il tempo necessario per cogliere il messaggio profetico che ci parla di un avvenire in cui si addensano le ombre del declino. Disco imperdibile, ma solo per menti aperte.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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