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24 Novembre 2020

Deadburger Factory La Chiamata

2020 - Snowdonia Dischi - Distribuito da Audioglobe
[Uscita: 20/11/2020]

Fin dagli esordi, nell'ormai lontano 1996, i Deadburger hanno provato a proporre una contro musica in grado di fornire all'ascoltatore concreti strumenti per ampliare il proprio pensiero critico e per nutrire di energia viva la carne morta del proprio conformismo. In particolare con gli ultimi due coraggiosi concept usciti per Snowdonia, hanno navigato contro corrente, sfidando con sfrontatezza le leggi di mercato del neo liberalismo capitalista. La loro è una forma sovversiva portata avanti a colpi di arte, avanguardia, dissacrazione, voracità sperimentale, insaziabile voglia di creare, ricercare, destabilizzare per interrogare. Dalla poetica crepuscolare de "La Fisica Delle Nuvole", 2013, che canta la resistenza nel diritto a coltivare sogni e illusioni ancora in grado di renderci umani e non automi dell'omologazione, a questo spiazzante, "La Chiamata", che assume i contorni di una rivolta esistenzialista, un estremo invito a raccogliere le forze per attraversare un deserto di aridità destinato a snaturare la nostra essenza di creature sociali. Vanno avanti con forme di citazionismo, situazionismo neo dada e sincretismo. Dal diritto di astenersi e non allinearsi, reclamato nella prima opera del dittico, all'esigenza di opporre una reazione in grado di smascherare la retorica di un progresso non intrinsecamente capace di colmare disparità sociali né, tantomeno, assicurare un benessere alla portata di tutti. Con questa seconda opera siamo giunti dall'altra parte dello specchio, come rappresentato dai disegni di Paolo Bacilieri. In un ideale punto di congiunzione barricadera, nel quale l'esplosione creativa prova ad arginare la deriva di indolenza imbandita dal sistema. Dopo i moti tellurici sotterranei di The Great Complotto e Collettivo Luther Blissett, quello della Factory dei Deadburger può essere un altrettanto credibile e spontaneo rivolo di creatività in opposition. Vittorio Nistri, Alessandro Casini, Carlo Sciannameo, Simone Tilli e una sfilza numerosa di collaboratori di eccellenza, prediligono sonorità d'assalto. Predomina la batteria e sferzate elettriche/elettrificate sottolineate da tamburi incalzanti, ritmiche funky groove e una serie di arrangiamenti capaci di sfilacciare e sparigliare le trame. Dalla trenodia di Onoda Hiroo alle propulsioni sincopate di Un Incendio Visto Da Lontano che sfuma in down tempo tremuli, vagamente blues. Poi c'è il frenetico sabba de La Chiamata che mette in campo una serie stratificata e scomposta di ritmiche e pattern di accumulo/dissolvenza che rendono molto bene il senso di spaesamento e straniazione rappresentato dal poster e dalla cover di Bacilieri. L'uomo deprivato della sua parte animalesca e istintiva che solo con la forza del suo sguardo attonito si contrappone a un ambiente finto, patinato, conformante. Tryptich invece prova a gettare la sfida di nuove frequenze sensoriali da ricercare in una serie di allestimenti sperimentali. Ne esce un collage evocativo di straordinaria forza vivificante che omaggia l'avanguardia del GINC e il free jazz scomposto e viscerale di Mario Schiano, partendo da una rielaborazione di un brano di Max Roach. E qui c'è l'arte del filtraggio e del cut up di Nistri. Decostruzione e sovrapposizione acrobatica. Tamburo Sei Pazzo, con le variabili dei suoi 4 movimenti, lascia prevalere l'anima tribale, l'incanto del rituale nella tradizione popolare del nostro sud, a esorcizzare con forza l'ambiente distopico del centro commerciale. Grandi performance di Alfio Antico ed Enrico Gabrielli. Sfolgorante sfoggio di batteria e arrangiamenti per il cinematico Manifesto Cannibale, ed infine, il lirismo minimale di Blu Quasi Trasparente, che dilegua nella ripetizione finale ossessiva: Heppiness Is A Warm Mall.

Lo stordimento e la nevrosi che impediscono la consapevolezza, trasformando la necessità di essere in necessità di avere per colmare i propri vuoti e il proprio intorpidimento. Lo spettacolo allestisce la sua farsa, la grande menzogna fagocita tutto nel suo caos, nel suo vortice, svuotando ogni volontà con il monito tatcheriano, There is not alternative. Siamo in presenza di sette pezzi ben strutturati e qualitativamente alti sul piano musicale e produttivo e questo è un fatto. Poi c'è la ricchezza del messaggio socio antropologico e la moltitudine delle sue implicazioni, se vogliamo rifletterci su, ma questo è un invito molto più labile e sottile che dipende da inclinazioni individuali. Siamo tutti chiamati a guardare oltre lo specchio ma ciò che si può cogliere prelude alla soggettività di ciascuno. La Chiamata è quell'uomo fuori tempo che prova ad usare le sue virtù sciamaniche per scuoterci dal torpore. È questo meraviglioso packaging, con tanto di libretto di 68 pagine e sovraccoperta in plexiglass, che oppone la passione e l'artigianato DIY alle 'leggi del tornaconto', offrendoci il dono dello stupore per la bellezza. "La Chiamata" è una voce acusmatica che si intercetta solo da una posizione ideale, cambiando traiettoria. Ci chiede uno sforzo e una predisposizione per cogliere lo stridore e la dissonanza della nostra alienazione. Una reazione che possa preludere allo sconquasso. Facciamo risuonare le nostre pelli, le nostre membrane in un bioritmo frenetico capace di ricongiungerci e riconciliarci con la vibrazione ancestrale che ha dato moto all'immoto.

Romina Baldoni

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