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13 Settembre 2022 ,

Brad Mehldau Jacob’s Ladder

2022 - Nonesuch Records
[Uscita: 18/03/2022]

L’accostamento a questo album di Brad Mehldau impone ascolti e riascolti obbligati, rimasticamenti degustativi. "Jacob’s Ladder" sfugge ad ogni incasellamento linguistico o di genere: operazione ardita che il pianista, compositore e multistrumentista ha legato al precedente "Finding Gabriel" (Nonesuch, 2019) il filo sospeso di un percorso discografico che si riflette su temi biblici e la ricerca di Dio, attraverso la musica ispirata al prog-rock (Gentle Giant; Yes; Emerson, Lake & Palmer; Rush & others...) che ha molto amato da adolescente, prima dell’approdo al jazz. Scrive Mehldau: «Il prog - rock progressivo - è stata la musica della mia infanzia, prima che scoprissi il jazz. Corrisponde ai libri di fantasy e di fantascienza che ho letto da C.S. Lewis, Madeleine L'Engle e altri, dai dieci ai dodici anni. È stata la mia porta d'accesso alla fusion di Miles Davis, Weather Report, Mahavishnu Orchestra e altri gruppi, che a sua volta è stata la porta di accesso al jazz. Il jazz condivideva con il prog una portata espressiva più ampia e ambizioni su larga scala rispetto alla musica rock che avevo già conosciuto.». Il pianista trae dalla Genesi l’ispirazione, il sogno di Giacobbe e la scala che lo porta al cielo, in fuga dal fratello Esaù, esplorando connessioni, richiami, riff e citazioni dai diversi toni cromatici e improvvisativi, ove emerge la grande visionarietà di Mehldau, nel ricomporre un originale quanto multiforme paesaggio sonoro. Registrato in diverse sedute (tra aprile 2020 e gennaio 2021), per "Jacob’s Ladder" Mehldau raccoglie attorno a sé una larga formazione artisti (ben 23!) in parte già sideman nel concept-album "Finding Gabriel": Joris Roelof (clarinetto basso), Joel Frahm (sax), Chris Thile (voce e mandolino), Mark Guiliana ai tamburi, la vocalist Cécile McLorin Salvant, la cantante/polistrumentista Becca Stevens, Tobias Bader (voce), Pedro Martins (chitarra e voce), Luca van den Bossche (voce), mentre Brad si cimenta da vero polistrumentista (piano, Fender Rhodes, vari modelli Korg e Moog, l'armonium, il glockenspiel, il Mellotron, drums…). Dodici tracce per 70’ di musica, "Jacob’s Ladder "contiene due suite suddivise ciascuna in tre parti. La prima (brani 4-6) Cogs In Cogs (ispirata da The Power And The Glory dei Gentle Giant, 1974), dove melodia barocca e improvvisazione virano nel glam-rock con fondali di contemporary classic. La seconda (brani 9-11) Jacob's Ladder (tratta dai testi della Genesi sulla vicenda di Giacobbe) si compone di due parti originali (1a e 3a), la 2a è la loro sintesi: qui Mehldau fonde recitazione e inquietudine, canto e parlato sospesi, liriche irrisolte. I restanti sei brani fungono non solo da raccordi con le citate suite ma ne integrano e allargano lo spazio delle citazioni volute da Mehldau: l’apertura (brano 1) Maybe As His Eyes Are Wide (da Tom Sawyer dei Rush, 1981 in Moving Pictures) è una semplice frase parlata (Luca van den Bossche) in chiave di cantilena fanciullesca; nel secondo brano Herr Und Knecht (di Mehldau) emerge la cifra stilistica e improvvisativa di Brad ai sintetizzatori, il drumming fluviale di Guiliana, il sax soprano di Frahm, gli inserti vocali di Becca Stevens. Nel seguente (brano 3) (Entr’acte) Glam Perfume, dal tratto cerebrale nel piano acustico di Mehldau sul maestoso fondale vocale, con un inserito ironico di sarcastica risata. I due brani centrali (posti tra le due suite non in modo casuale), evidenziano la grande apertura di Mehldau: il lampeggio elettro-acustico di Tom Sawyer (brano 7., Rush, cit.) si riflette nelle parti soliste del soprano di Frahm, nel drumming-rock di Guiliana con Mehldau ai synth e sullo Steinway, una garbata citazione al mandolino di Thile e nella voce sinuosa, trasfigurante e lacerata di Luca van den Bossche. Nel seguente  Vou Correndo Te Encontrar/Racecar (brano 8.) la chitarra acustica e la voce malinconica di Pedro Martins si fondono nell’inatteso incontro tra il prog e il latin-jazz. Il conclusivo ed enfatico Heaven è in quattro parti, di cui la 2a e 3a Life Seeker e Würm sono tratte da Starship Trooper (degli Yes, "The Yes Album", 1971); le restanti parti All Once e Epilogue registrano un ritorno del Mehldau al piano acustico, quasi a voler sottolineare la sua grande apertura verso tutta la musica e che con rara sensibilità ha voluto dimostrare in questo sorprendente quanto spiazzante "Jacob’s Ladder".

Voto: 7/10
Luciano Viotto

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