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27 Aprile 2014 ,

Pixies INDIE CINDY

2014 - Pixiesmusic/PIAS
[Uscita: 28/04/2014]

pixiesSe, come chi scrive queste righe, siete della generazione che si è riconosciuta soprattutto nella new wave, per voi i Pixies sono senz’altro un gruppo importante. Sul finire degli anni ’80, quando riviste e canali musicali si focalizzavano su materiali molto più vendibili a un pubblico di bocca buona, i Pixies furono il ponte ideale tra le sonorità grigie e industriali di Joy Division o Jesus and Mary Chain e quelle a venire dell’underground americano. I Nirvana, per fare un nome a caso, senza i folletti non sarebbero mai esistiti. E così, dopo lo scioglimento, la lunga e altalenante carriera solista del leader Black Francis (non male il disco inciso a nome Grand Duchy), ecco che come molte band dell’epoca i Pixies si sono riformati (ma oggi Kim Deal non fa più parte del gruppo, la sostituisce Paz Lenchantin, argentina, ex A Perfect Circle, Zwan, Papa M), hanno ripreso le tournèe e finalmente tornano a incidere dischi. Con quali risultati? Quelli che ci si può aspettare da musicisti che sono sulla scena da oltre un quarto di secolo. Lo stile rimane inconfondibile, le canzoni non sono male, però. È come sentire il disco di qualsiasi vecchia gloria: la classe rimane, ma le canzoni sanno di già sentito, e non solo perché già pubblicate su tre EP senza titolo. 

 

pixies_La ricetta rimane la stessa, la formula vincente di tanto grande rock, dai Velvet Underground in poi: le chitarre, distorte, saturate, lancinanti, accompagnano melodie sempre gradevoli e persino orecchiabili. Ma se Joey Santiago è sempre un signor chitarrista, le invenzioni melodiche non sono sempre all’altezza della fama. Canzoni come la title track o Bagboy sono piuttosto noiose. Certo, ci sono anche brani come l’iniziale What goes boom che non sfigurano nel repertorio del gruppo, con un inizio potente, quasi hard, per poi sciogliersi in un ritornello melodico, ben sottolineato dalle svisate di Joey Santiago. Però anche canzoni come questa o la successiva Greens and blues, che pure è accattivante, lasciano un po’Paz_Lenchantin_Pixies_Bassist di rimpianto e il pensiero corre a Velouria o Wave of mutilation, che pur costruite con lo stesso impianto melodico e di arrangiamento risultavano ben più incisive e adorabili. Che dire, questo disco non è brutto, la bruttezza è ben altro. Ma il fan storico dei Pixies non lo consumerà come ha fatto coi dischi storici (che probabilmente possiede in vinile), il fan della nuova generazione lo ascolterà volentieri, ma non ne sarà rapito come da “Surfer Rosa” o “Come on pilgrims”, pietre miliari di un’epoca. Come nei dischi storici la produzione è di Gil Norton e la grafica del grande Vaughan Oliver , autore delle copertine dei dischi 4AD e di David Sylvian.

 

Voto: 6/10
Alfredo Sgarlato

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