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3 Marzo 2013 , ,

Suuns IMAGES DU FUTURE

2013 - Secretly Canadian/Goodfellas
[Uscita: 5/03/2013]

Suuns IMAGES DU FUTURE 2013 – Secretly CanadianRegistrato fra l’inverno e la primavera del 2012 mentre la città di Montreal era scossa dalla protesta studentesca contro i costi dell’istruzione, questo secondo disco della band canadese è stato influenzato da quella lunga lotta, come ha dichiarato Ben Shemie, cantante del gruppo: «(si viveva) un clima di eccitazione, speranza e frustrazione». Adesso la band canadese è chiamata a confermare il bell’esordio “Zero, QC” del 2009, disco del quale il pubblico non pare essersi accorto come invece avrebbe meritato. Rispetto all’esordio "Images Du Future",  prodotto da Jace Lask dei Besnard Lakes, è album più maturo e consapevole, i Suuns hanno imboccato con decisione una strada che potrebbe portarli lontano. Le molteplici influenze che caratterizzano la loro musica confluiscono in un suono ipnotico, incalzante, e si fa più intenso l’uso dell’elettronica che dà coloriture prog space rock alle canzoni, riecheggiando in brani come Bambi il kraut di Kraftwerk e Can. La voce di Shemie suona inquieta, quasi languida, si avvolge monotona sulle note, non deve essergli sfuggita la lezione dell’ultimo Thom Yorke, e i Radiohead e i Clinic e il loro cantante Abe Blackburn sono inevitabilmente i nomi a cui immediatamente accostarli, ma i Suuns perseguono una loro strada che finisce sempre per spiazzarti; quando ti sembra di averli afferrati, ecco un cambio di ritmo, una distorsione, un giro di basso, un pattern chitarristico che rimette tutto in discussione. Ma il disco ha un modo personale di far proprie le varie influenze che si sentono nella loro musica, lo shoegaze, i Fugazi, nell’iniziale Powers Of Ten, la pulsante ritmica degli LCD Soundsystem e perfino echi di Daft Punk in Sunspot.

 

 

“Images Du Future” è disco che promana energia e forza, grazie soprattutto ad una sezione ritmica che fa da metronomo a tutta la band governando magistralmente i frequenti cambi di ritmo, ma i Suuns hanno anche un gran senso della melodia, come nella delicata e malinconica Edie’s Dream, primo singolo tratto dall’album, nella inquieta 2020 o in Holocene City dall’incedere sensuale e orientaleggiante e dove echeggiano atmosfere psichedeliche. Chiude il disco, dopo la parentesi strumentale elettronica del brano che dà il titolo all’album, la straniante elettronica dell’ipnotica e tormentata Music Won’t Save You con le risatacce della folla che si frappongono al canto di Ben Shemie. Ciò che conquista nella musica dei canadesi, magari non immediatamente, è la naturalezza con la quale si alternano sentimenti, angosce, speranze, incubi, serenità, malinconia, e atmosfere, cupe, spaziali, lisergiche, quiete.

Voto: 7/10
Ignazio Gulotta

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