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2 Gennaio 2016 , ,

Jerusalem In My Heart IF HE DIES, IF IF IFI IF IF IF

2015 - Constellation Records
[Uscita: 04/09/2015]

Libano-Canada   #consigliatodadistorsioni    

 

CST114cover_hiresProduttore (Matana Roberts, Eric Chevaux), già autore quest'anno di una più che interessante collaborazione con i Suuns, Radwan Ghazi Moumneh torna ora con il suo secondo album a nome Jerusalem In My Heart che lo vede affiancato all'artista visuale Charles-André Coderre.  Moumneh nel duo è l'elemento trainante, è lui che si occupa delle composizioni e dei suoni, mentre Coderre si occupa delle installazioni visuali, componente fondamentale  dei suoi spettacoli dal vivo. Moumneh, nato a Beirut, ma residente in Canada, mantiene dei legami molto forti con la sua terra, il moniker scelto parla chiaro e già ci comunica il senso di nostalgia che pervade la sua musica, il suo è un dialogo con la cultura di una terra, quella mediorientale, di lunga tradizione e straordinaria vitalità, ma oggi sostanzialmente negata e messa ai margini dalla volontà coloniale di Israele e dall'ambiguità  dell'Occidente.

La proposta di JIMH ha valore oltre che musicale, culturale e politico. Non a caso la foto del retro ci mostra i quattro bambini palestinesi uccisi da un razzo israeliano  mentre giocavano a pallone sulla spiaggia di Gaza nell'estate tragica del 2014.

 

heart1Sul piano musicale il disco cerca e trova un intreccio fra la tradizione musicale araba, sia quella colta che quella più propriamente pop, la musica contemporanea e le forme  dell'elettronica. Esemplare il brano A Granular Buzuk, nel quale il buzuk, un liuto tradizionale del Libano e della Siria, viene manipolato, distorto, campionato e intrappolato fra i droni elettronici in un continuo dialogo fra tradizione e sperimentazione, un'esecuzione dal forte crescendo emozionale. Ad aprire il disco il canto a cappella di Al Affaq, Lau Mat, Lau Lau Lau Lau Lau Lau e la voce torna protagonista in 7ebr El 3oyoun, un canto fortemente evocativo di struggente malinconia che sembra promanare da profonde lontananze. Qala Li Kaf Kafa Kafa Kafa Kafa Kafa emana una serie di inquietanti rumori prodotti da un microfono appoggiato sulla bocca di Moumneh su ipnotici arpeggi di buzuk, mentre Lau Ridyou Bil heartHijaz? è un omaggio alla sensualità e alla carica emotiva della musica popolare araba. Ta3mani; Ta3meitu è un brano forte e potente per voce e buzuk che omaggia il poeta, musicista e militante curdo Sivan Perwer.

Ah Ya Mai El Sham è uno dei momenti più alti e lirici del disco fra i droni tormentati del synth e un flauto che sembra giungere da lontani villaggi nel deserto e un canto che comunica un profondo dolore nostalgico e un'ansia irrisolta di pace. La conclusiva  2asmar Sa7ar regala un momento di serenità evocata dal suono del mare in risacca e dall'arpeggio del buzuk, chiudendo degnamente il tormentato percorso fra musica araba e contemporanea orchestrato da Jerusalem In My Heart.

 

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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