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18 Giugno 2013 ,

Ian McCulloch Holy Ghosts

2013 - 2 CD - Edsel Records
[Uscita: 22/04/2013]

Ian-McCulloch-300x300In tutti questi anni Ian McCulloch non è mai stato fermo, sia a livello solistico che con la sua primigenia creatura liverpooliana Echo and The Bunnymen. La storia di una delle più grandi e visionarie bands della new wave inglese in realtà è diventata travagliata a partire dalla morte nel 1989 in un incidente motociclistico del batterista Pete De Freitas e dal quasi contemporaneo abbandono della band di Ian McCulloch, che intraprendeva una carriera solista senza infamia né lode, incidendo “Candleland”  (1989) e  “Mysterio” (1992). Il terzo album solista, “Slideling” sarebbe arrivato più di dieci anni dopo, nel 2003. Ma il suo destino nel frattempo si incrociava nuovamente con quello del fedele partner negli  E.A.T.B., il chitarrista Will Sergeant, e la storia si frammentava con la creazione di una nuova creatura, Electrafixion, che sarebbe durata lo spazio di un album “Burned” (1995). Il trio storico originale che aveva inaugurato nel 1978 la sigla Echo and The Bunnymen  risorge con il ritorno del bassista Les Pattinson e la riporta in vita: seguiranno tra la fine dei 90 ed i primi 2000 alcune incisioni, tra cui il buon “Evergreen” (1997), What Are You Going to Do with Your Life?” (1999),  “Flowers” (2001), “Siberia,” (2005), “The Fountain” (2009) e due album live, “Live In Liverpool” (2002) e “Me, I’m All Smiles” (2006). Cinque album in studio che rimangono su livelli artistici accettabili pur non riuscendo assolutamente a rinnovare il fascino mesmerico dei primi quattro capolavori usciti nella prima metà degli 80.

 

Ma veniamo all’oggi: mentre la band annuncia per la fine dell’anno un nuovo album in studio dopo quattro anni che si chiamerà ‘The Garden Of Meedin’ - non c’è da meravigliarsi in questa seconda  strana decade 2000 caratterizzata soprattutto dalle reunion – Ian McCulloch incrocia ora più che mai la sua carriera solista col riportare inian mc culloch pro patria mori auge gli episodi più significativi della band madre. Il 21 Gennaio 2013 escono contemporaneamente il suo quarto sforzo solista, “Pro Patria Mori”  e ““Live at Liverpool Anglican Cathedral”, registrato durante il suo tour fine 2012 all’Union Chapel, con un quartetto orchestrale che dà nuove vesti ed arrangiamenti a vecchi brani degli E.A.T.B. e dei suoi album solisti, compreso il nuovo Pro Patria Mori. Con lui sul palco, in veste acustico-elettrica, il solo vecchio collaboratore Ian Broudie, ex produttore dei Bunnymen e figura centrale della scena new wave liverpooliana. Bene, questo doppio ultimo “Holy Ghosts” di McCulloch, uscito tre mesi dopo, riunisce quei due album reintitolando quello live “Orchestral Reworkings from Union Chapel” ma privandolo di quattro brani tra cui una cover di I’m Waiting For the Man di Lou Reed and V.U. Questa doppia full immersione nel songwriting di McCulloch è del tutto speculare, perché nei quindici brani live si ritrovano esattamente le stesse atmosfere quiete e meditabonde che dominano “Pro Patria Mori”: purtroppo questa è una brutta notizia, perché il songwriting di Ian è divenuto negli anni sin troppo composto e blando; ad appesantire notevolmente i dieci brani di Pro Patria Mori è la latitanza di idee melodiche realmente buone e di unaian mc culloch anglican church spinta ritmica che doni ai brani un vibrante soffio di vita. In soldoni e brutalmente: quando McCulloch - soprattutto l’ultimo McCulloch - non è supportato dai Bunnymen tende a sortire anche dal punto di vista vocale un effetto maledettamente soporifero; sembra quasi (voler) avvolgere la sua musica di un mantello di ‘normalità’ poetica, priva di sussulti espressivi, fondamentalmente innocua. Poco sfugge in Pro Patria Mori a queste penurie: solo la title-track, Whatch Me Land e poco altro. Medesimo discorso a proposito del CD live all’Union Chapel, per le Orchestral Reworkings di splendidi episodi Bunnymen come Rescue, All My Colours (Zimbo), che ne escono mortificati nel nerbo e nell’impatto: tra questi 'fantasmi santi' solo a Killing Moon sembra aderire bene, calzare questa nuova veste classica da camera. Tutto il resto è …noia.  Speriamo vivamente di poter essere smentiti dal nuovo E.A.T.B.  ‘The Garden Of Meedin’.

 

Voto: 5/10
Pasquale Wally Boffoli

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