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28 Settembre 2019

Iggy Pop Free

2019 - Caroline International / Loma Vista Records
[Uscita: 06/09/2019]

Atmosfere polverose di locali notturni permeati dal fumo di sigarette mai fumate, mentre fuori staffilate di pioggia feriscono il riflesso sporco delle vetrate, e gatti randagi compongono sinfonie di miagolii in do maggiore; una tromba innesca note da angoli oscuri della mente e il sipario della notte si squarcia come un’ala di farfalla. La voce irrompe, ruvida e ubriaca di bitume, a volte, talaltra ammaliante come un guanto di seta sfilato da una mano soprannaturale. È Iggy Pop. L’ennesimo, sorprendente, spiazzante album dell’Iguana, “Free”. Niente chitarre lanciate in folle corsa verso i meandri della tenebra, niente grida belluine scagliate verso cieli immaginari in un tramonto rosso-sangue: solo frammenti di bellezza, una bellezza esiliata e sfranta; piccole tele musicali gremite di pennellate jazz, segmenti vocali da crooner perduto dietro nuvole di fumi primordiali, e, di quando in quando, echi di matrice rock, ma come trattenuti e sfumati in melanconico spleen. Condotto per mano dalle morbide evoluzioni della tromba di Leron Thomas e dai serici ricami della chitarra di Noveller, in arte, Sarah Lipstate, Iggy dispiega nei dieci frammenti dell’album la sua voce profonda e dolente, come proveniente da arcani anfratti, a cominciare da Free, nel cui incipit sotto il soffice commento sonoro della tromba l’Iguana spalma sulle note come un lieve sussurro. La matrice rock che pur sempre dorme nelle cellule del Nostro, erompe nella tormentata ballata di Loves Missing che pare riportare alle atmosfere malate dell’era Stooges, chitarra declinata in ruvido panneggio e voce decadente e impastata di raucedine: pezzo superbo, invero. Immersa in un’atmosfera sperimentale è la linea frastagliata di Sonali, voce ispiratissima di Iggy e chitarra in lieve distorsione, con la tromba di Thomas che distende manti di luminosa bellezza sulla struttura oscura della traccia. Il ritmo scanzonato di James Bond, spezza la sensazione di melanconia che si evince dal tessuto complessivo del disco, così come il tex-mex sbilenco e frivolo di Dirty Sanchez, in sostanza i due episodi meno brillanti dell’album. Glow In The Dark s’annuncia con la voce di Iggy che inventa paesaggi immaginari di mera desolazione, con un impianto musicale minimalistico a far da sfondo, e la tromba che s’innalza lieve sul ritmo sincopato delle percussioni, mentre sembra attingere a scenari di stampo ambient, solo tarsiata qua e là da schegge vocali tuffate in bagni di soda caustica, la splendida Page, impreziosita come sempre dai ricami vellutati della tromba dell’ottimo Thomas. Tre spoken, We Are The People, Do Not Go Gentle, Dawn, accompagnati da riflessi di tromba iridata, sigillano un album di rara bellezza, prezioso e poetico a un tempo. Lunga vita all’Iguana.

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo

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