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18 Marzo 2013 ,

Big Big Train ENGLISH ELECTRIC (PART TWO) – (PART ONE)

2013 - English Electric Recordings / GEP
[Uscita: 04/03/2013]

english electric (part two)Big Big Train, "English Electric (Part Two)": 4 marzo 2013 

Big Big Train, "English Electric  (Part One)": 3 settembre 2012      
 

La vita riserva a volte delle sorprese se le date qualche possibilità: anche nella fattispecie per quanto riguarda il panorama musicale internazionale, se si ama tutta la musica di qualità a prescindere dai generi, le sorprese a volte possono essere davvero notevoli. E’ quello che è successo al sottoscritto con i Big Big Train, un gruppo britannico di progressive rock formatosi più di due decadi fa, nel 1990, a Bournemouth, giunto con questo English Electric (Part Two)” gemello del suo predecessore “English Electric (Part One)” - uscito il 3 settembre 2012 sempre per English Electric Recordings/GEP - a qualcosa come nove lavori in studio, molti dei quali ripubblicati/rimasterizzati espansi qualche anno dopo. L’organico attuale dei Big Big Train è nutrito, lo è sempre stato fisiologicamente, prevede un sestetto di base: David Longdon: voce, Greg Spawton: chitarra, Andy Poole: basso, Danny Manners: keyboards, double bass, Dave Gregory: chitarra, Nick D'Virgilio: batteria, cori.

 

Nel corso degli anni ha subito degli aggiustamenti, ruotando soprattutto intorno al nucleo storico Longdon-Spawton-Poole, e come i più attenti avranno notato nella line up attuale compare il nome blasonato dell’XTC Dave Gregory, impegnato alla chitarra, voce, banjo, mellotron, e questo indubbiamente dà più lustro e credibilità alla band. Tutti questi artisti sono dei polistrumentisti e cantano, e ad essi nelle due parti del progetto English Electric si aggiungono una string section (Ken Brake), fiati varibigbigtrain2 (tromba, trombino, trombone, corno, tuba). La brass band in questa secondo volume è curata da Rob Aubrey. Poi ci sono i cori e le voci, la cui amalgama è preziosa, un vero valore aggiunto, nell'economia musicale dei Big Big Train. Ecco, tutte queste info per dare l’idea delle ambizioni artistiche di questa band e dei loro progetti. I Big Big Train sono nel 2013 la band progressive per eccellenza, accostabile certamente ai Porcupine Tree, non tanto per affinità estetiche e musicali, quanto perché come il combo del grandissimo Steven Wilson non fanno nulla per nascondere le enormi influenze (lapalissiane per qualsiasi orecchio allenato) presenti nei loro brani fiume di 9, 10, 15 minuti di band progressive del passato iconiche, Genesis in testa, anzi le esaltano, magnificandole in un certo senso, e rivestendole di sonorità, melodie ed arrangiamenti più modernisti. Ascoltate la deliziosa ballata Swan Hunter e poi ditemi se non sembra uscita pari pari da "Nursery Cryme". Tanto per essere chiari una delle prime cose che colpisce all’ascolto dei loro dischi è la fedeltà pressocchè assoluta del lead vocal David Longdon  al mood, alle timbriche, al pathos, alle inflessioni vocali del Peter Gabriel delle prime seminali  opere progressive dei Genesis.

 

In misura minore esiste anche un’assonanza tra la voce di Longdon e quella di Phil Collins, e del vocalist ‘gabrieliano’ per antonomasia Fish. Ma questa è solo la punta dell’iceberg:  in realtà il cuore della fascinosissima operazione artistica dei B.B.T. è un sapiente e sorprendente crossover di sonorità ‘storiche’ english progressive 70, pop melodico di qualità sopraffina, e rilettura di scampoli  della Canterbury School. Tutto nell’assetto strumentale, nell’interazione creativa chitarra-tastiere, nel dispiegarsi para-psichedelico dei segmenti più estesi di “English Electric (Part Two)” e "Part One", riporta a certe pagine big big train english electric part onecromaticamente elaborate degli Hatfield and The North e dei Caravan. Un esempio per tutti: i quasi sedici minuti di East Coast Racer  dove succede davvero di tutto, e nei quali i riferimenti citati si succedono ed alternano; il risultato finale è magico. Sommando tutte le suddette coordinate si può affermare tranquillamente che nello spleen di queste due releases parti di un unico progetto, uscite a soli sei mesi di distanza, è scolpito il dna stesso del progressive inglese. Che si voglia o meno etichettare come passatisti i Big Big Train dipende poi dall’angolazione con cui li si giudichi: ciò che è assolutamente incontestabile è che ci troviamo di fronte a due dischi fuori dal tempo di qualità e gusto eccelsi e raffinatissimi, e di una creatività straordinaria, tesi ad esibire ed a conservare con generosità dirompente i concetti di melodia ed armonia.

Voto: 7/10
Pasquale Wally Boffoli

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