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22 Febbraio 2013 , ,

An Apple a Day YES WE CAN

2013 - Tanzan Music
[Uscita: 18/01/2013]

An Apple a Day - Yes we can Tanzan MusicCi sono due italiani, due danesi...no, non è l’inizio di una barzelletta. E’ solo “An Apple a Day”, un nuovo progetto funk-soul internazionale che vede protagonisti anche due grandi talenti nostrani. Stiamo parlando di Paolo “Apollo” Negri, hammondista con alle spalle 3 dischi solisti e una carriera ultra decennale con i Link Quartet, e Mario Percudani, chitarrista degli Hungry Heart, proprietario della Tanzan Music e turnista affermato nell’ambito hard rock internazionale. A loro si aggiungono Craig Kristensen e Kapper Dapper, bassista e batterista danesi e una serie di stelle della musica soul. Basti citare Lee Fields, Richard Roundtree, Tyra Hammond, Rhiannon Giddens, Lyrics Born, Glen David Andrews, Naomi Shalton, Kylie Auldist. Si parte in sordina con una versione tendente all’hip hop della title track Yes We Can di Allen Toussaint, si accelera con il grande Lee Fields (a mio avviso superiore a tutti) alle prese con Izabella di Hendrix, per raggiungere gli anni ’90 con il Lenny Kravitz di Tunnel Vision. Poi è il turno di  Outside woman blues, tratto da uno delle pietre miliari del rock, quel Disreali Gear dei Cream datato 1967 (il brano originale è in realtà di Blind Joe Reynolds).

 

C’è spazio anche per gli amanti dei Led Zeppelin con la riuscitissima Out on the tiles. Standing ovation per l’ottima rivisitazione di Revolution will not be televised  merito anche dell’ottima interpretazione di Lyrics Born che rende omaggio al grande Gil Scott Heron. La pelle d’oca viene quando Glen David Andrews intona We all had a really good time e mette i puntini sulle “i” su cosa sia una voce nera, che più nera non si può. Poi è il turno di una cover che non ti aspetti: Michelle David che spreme l’ugola sulla cattivissima Love Train dei Wolfmother. Cambio di rotta con Heart and Soul tra northern soul e hammond beat (deliziosa la parte di basso). Si finisce con un’incursione nei 2000 con l’irriconoscibile Chochise degli Audioslave per poi ritornare nei Seventies con il funkettone con cadenza blueseggiante di Troglodyte. Se come dice il proverbio, “una mela al giorno toglie il medico di torno”, e se questa mela è stata fatta bollire in una miscela esplosiva di funk-soul, state tranquilli che campate cent’anni. Il disco è una bomba, e se volete farvi travolgere dalla sua energia anche dal vivo, i nostri saranno in Italia per un minitour promozionale. 

Voto: 8/10
Riccardo Grandi

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