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7 Febbraio 2015 ,

Vanessa Van Basten RUINS: SKETCHES AND DEMOS

2014 - Solar Ipse
[Uscita: 29/11/2014]

#Consigliato da Distorsioni     

 

vanessa-van-basten-ruins-sketches-and-demosIn un’intervista rilasciata a Distorsioni nel settembre 2014, Morgan Bellini anticipava che "Ruins: Sketches And Demos" sarebbe stato con molta probabilità il loro ultimo full-length con il moniker Vanessa Van Basten. Composto da materiale d’archivio, demo, improvvisazioni e abbozzi, “Ruins:Sketches and Demos” è stato montato come un unico trip, vicino per concezione ad un “Soundtracks for the blind” o ad un “Ulaanbataar”. Nati a Genova nel 2003 con l’idea di fondere insieme le sonorità degli Swans, dei Jesu, dei God Machine e dei Nirvana, i Vanessa Van Basten hanno costruito nel tempo un suono capace di esprimere magnificamente il conflitto irriducibile tra il buio e la luce. Gli splendidi affreschi de “La Stanza di Swedenborg” (2007) e di “Closer to the Small/Dark/Door” (2012) si sviluppano intorno all’incontro/scontro tra atmosfere (morriconiane), melodie e texture oscure. 

 

In Ruins ritroviamo molti degli elementi che hanno contrassegnato i lavori precedenti ma raffigurati all’interno di scenari più bui e cupi. Il lavoro di recupero e di montaggio del materiale d’archivio esalta necessariamente la frammentarietà e l’incompiutezza. Troviamo abbozzi di melodie, grandiosi affreschi, echi nascosti sotto poderosi strati di chitarre. Godfather fa rivivere molte delle suggestioni cinematografiche che hanno contraddistinto i primi lavori dei Vanessa, mentre All Cats Are Graves richiamaVVB4 le malinconie dei primi Jesu. C’è spazio per il recupero delle sonorità de La Stanza di Swedenborg (China 2999) e delle atmosfere black metal e black-drone (Arbeit, Wien/Cholinergic Part II e 27 Bricks of Our Future). In una versione cupissima di L'Uomo Che Comprava il Tempo, la trama melodica rimane sommersa al di sotto di densi strati di chitarra, accentuandone l’effetto straniante. La cover di Advent dei Dead Can Dance, scritta durante la realizzazione dello split con gli Hemelbestormer, chiude l’album in modo sorprendente. Ruins è una finestra sul mondo oscuro dei Vanessa ed è davvero un peccato che questo lavoro costituisca l’ultimo atto di questa band talentuosa. Ma come è solito dire Morgan: “mai dire mai”.

Voto: 7/10
Felice Marotta

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