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24 Gennaio 2018 , ,

Francesco Paolo Paladino SIREN

2018 - Silentes
[Uscita: 15/01/2018]

#consigliatodadistorsioni

 

"Siren" è una storia messa in musica. Nasce dal talento e dalla fantasia vorace e visionaria di un artista che si chiama Francesco Paolo Paladino. Dalla New Wave raffinata di ATROX, ai Doubling Riders fino ai progetti plurimediali degli ultimi anni, Paladino ha alle spalle oltre trenta anni di attività sperimentale a tutto tondo. Per questo motivo "Siren" non è una storia qualunque. Dentro confluisce tutta l’estetica e la sensibilità del suo creatore che la rende sublime. Una piccola sirena è rimasta intrappolata in un container che si trova in un porto industriale. Sua mamma la cerca disperatamente e ode il suo pianto, cerca di liberarla ma anche lei rimane chiusa dentro quella prigione metallica insieme alla sua piccola. I dieci episodi del disco sono una celebrazione corale ed esistenziale dell’alternanza dei sentimenti affidati alle onde del destino, alle tempeste e ai silenzi che scandiscono i momenti di ogni vita. L’immensità e la solitudine, l’amore e l’odio, la lotta per affermare l’unicità di ciascuno ma anche l’amicizia, la relazionalità, l’aiuto. Per trasporre questa vastità si mettono insieme molteplici elementi. Parti strumentali funzionali alla narrativa emotiva e ricorso alla voce umana nel senso classico del cantato ma anche per produrre vibrazioni ed emissioni cariche di portata drammatica. In questo il nostro protagonista è coadiuvato da maestranze d’eccezione. Il Trio Cavalazzi con il tocco espressionista e il pathos degli archi, Riccardo Sinigaglia con le folate evanescenti e gli intermezzi delicati al piano, i suoni acquatici e cristallini dell’autoharp di Judy Dyble (Fairport Convention, Giles, Giles & Fripp) e ancora le chitarre di Paolo Tofani (Area) nel bellissimo Mother Siren a cui presta contributo anche Alison O’Donnell (Mellow Candle).

 

Tutto è meravigliosamente dosato e calibrato e tutto è filtrato e inquadrato in una delicatezza liquida che rende la peculiarità della vicenda una specie di pensiero trasponibile. Il pianto della sirena e l’amore materno che si elevano per diventare apice di amore universale, le distanze causate dalla cattiveria e dalle ingiustizie si riflettono nella grandezza dispersiva del mare. Il mare è anche metafora di trasparenza, di potenza capace di rinnovare e cullare con il suo moto ondoso. Il mare è attraversato dalla sirena coraggiosa che cerca la figlia dispersa, conserva la sua natura immutabile e selvaggia nonostante le profanazioni di una civilizzazione crudele e cieca. Nei paesaggi spettrali del porto urbano ottenebrato dalle spire della notte si eleva un canto talmente intenso da non rimanere inascoltato. Le altre sirene accorrono mosse a pietà e comprendono il suo dolore di madre. Il sottile filo della speranza attraversa vie intricate e la bruttezza del mondo è comunque intaccata da bagliori di luce inattesa. Per creare questa armonia e questa sinergia Francesco Paolo Paladino ricorre alla sua esperienza di ricercatore su più versanti. L’incontro avviene nel momento in cui dialogano gli strumenti classici e gli effetti elettronici, le voci e i rumori ambientali, le pause, i crescendo e le dispersioni. Il finale non è un caso che sia The Great Silence, un punto di domanda introspettivo e aperto che chiama in causa tutti e che vuole una risposta personale. Si può fare la magia di rendere musicale il soffio del vento ponendoci all’ascolto di tutte le variabili dei nostri silenzi interiori. Si può operare una scelta che viene da noi ma porta a riconciliarsi con il circostante. Ecco allora che il canto delle sirene è distinguibile e la melodia si fa perfetta.

Voto: 8/10
Romina Baldoni
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