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2 Dicembre 2012 ,

Ufomammut ORO/OPUS ALTER

2012 - Neurot Recordings
[Uscita: 17/09/2012]

Ufomammut “Oro- Pus Alter” (Neurot RecordingsUna continuazione in linea con la prima parte del concept. Avrei voluto aspettarmi una virata più ariosa alla psichedelia, un allentamento di quella morsa di stoner così glaciale e asfissiante ma, come prevedibile ciò non è accaduto. Si marcia serrati e compatti senza soluzione di continuità. Pochissimi e prevedibilissimi squarci di luce e tanta lugubre pesantezza. Uno sfoggio strumentale fine a se stesso incapace di trasmettere emozione se non inquietudine e oppressione cupa, densa, implacabile. Muri di suono resistenti a scossoni tellurici che si ergono in maestosa rigidità partendo sempre da scansioni inizialmente lievi, quasi impercettibili. Preludi che porterebbero a pensare a sviluppi fantasiosi, a variabili capaci di intensificare la tensione emotiva ma che si perdono in pestaggi tanto potenti quanto marziali.  Sulphurdew è un doom giocato sull’uso martellante di basso e batteria che sfocia in un’intensità metronomica. Le scosse di space non interrompono e non scalfiscono di una virgola il basso voltaggio dei registri. Dodici minuti di massacro masochistico.

 

Una corsa tra la pece, una risalita apneica in controcorrente. Sublime mantiene un groove più spigoloso e contorto che pur esalando dalla stessa melma sludge-metal riesce a spaziare verso dinamiche meno scontate. Deityrant si riaggancia ai riff di Aureum che aprivano il primo capitolo di “Opus Primus” per finire in un impasto sincopato e parossistico che sembra tradursi in anatema del rumore bruto. Si fatica a trovare motivazioni ad un progetto tanto materico quanto auto compiaciuto. Allora plaudiamo alla grande coerenza che stanno portando avanti gli Ufomammut e che li sta immolando in modo perfetto ai piedi del totem eretto da Scott Kelly: la Neurot. Il nichilismo strafottente, il cinismo ambizioso che erige a rigida filosofia l’imperturbabile passività di un masso. Rigidità assoluta, entropia ermetica. Non importa se l’abbiano colorato con l’oro. Hanno intessuto l’elegia di una pietra rendendone a pieno l’essenza di inanimato, inscalfibile torpore.

Romina Baldoni

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