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11 Marzo 2015 ,

Roberto Ottaviano FORGOTTEN MATCHES. THE WORLDS OF STEVE LACY (1934-2004)

2014 - Dodicilune Dischi- I.R.D.-2 CD
[Uscita: 15/12/2014]

#consigliatodadistorsioni

 

180Che cosa lega Roberto Ottaviano a Steve Lacy? Una possibile, ma non esauriente risposta, ci giunge da questo doppio Cd “Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy” che la vivace etichetta pugliese Dodicilune ha prodotto a fine 2014, registrato in agosto a Cavalicco (UD), con esiti pregevoli per i suoni curati da Stefano Amerio. A dieci anni dalla scomparsa di Lacy, un gigante del sax soprano, tutto il mondo del jazz (soprattutto la critica) forse non ha ancora trovato gli strumenti adatti per fare i conti con la sua eredità: una carriera esemplare, uno spirito in grado di coniugare l'eleganza con l'improvvisazione (dallo swing dei primi anni cinquanta al free jazz di Ornette Coleman e Cecil Taylor, ai dialoghi con Monk e Gil Evans) utilizzando uno strumento ritenuto a torto "minore" come il sax soprano, che lui riesce ad esaltare con una piena sonorità senza alcun eccesso. Ottaviano ci restituisce una "sua" linea di lettura, di scrittura e di re-interpretazione della lezione stevelacyana con un lavoro ambivalente, disegnato con gli organici più usuali per il maestro, il quartetto pianoless e il duo, ovvero la ridotta dimensione orchestrale (ma dal suono pieno) e un dialogo più raccolto, immediato e meditato, fra il soprano e il pianoforte. Le note che Ottaviano ha scritto per l'edizione restituiscono un sapore dal retrogusto intenso, una confessione (non richiesta) che svela nella filigrana i motivi profondi che hanno indotto l'artista barese a sistematizzare un discorso personale, quasi a voler spogliarsi del tutto, porre accenti e toglierne altri sulla sua formazione e sulla propria identità, levigata sul profilo di Lacy, ritornando agli innumerevoli "incontri dimenticati" che hanno intrecciato le due biografie. 

 

Gli artisti scelti da Ottaviano per Forgotten Matches sono espressione di una sorta di "fronte/retro" della poetica di Lacy: il primo Cd è in quartetto, ove il sax soprano del leader dialoga con la robusta, collaudata ritmica di Giovanni Maier (contrabbasso) e Cristiano Calcagnile (drums), un contesto arricchito dal trombone dalla calda sonorità di Glennroberto Ferris (che rinvia al Roswell Rudd sideman di Lacy). Il secondo Cd è tutto in duo, con Ottaviano accompagnato dal pianista inglese Alexander Hawkins. I dodici brani che compongono il primo Cd in quartetto sono tutti frutto della penna di Lacy, salvo That's For JJ, tributo collettivo di Ottaviano, Ferris, Maier e Calcagnile, in memoria di Jean-Jacques Avenel, il bassista francese sodale nei gruppi di Steve negli anni Ottanta e scomparso nel 2014. La scelta dei titoli operata da Ottaviano è rivolta a disegnare quell'affresco sonoro pieno che rimanda a Stravinsky; Ottaviano ne riscopre qui gli orizzonti (o i mondi) espressione delle roberto1linee poetiche di Lacy: dal blues, alle songs, al mood, al groove. Il secondo album vede Ottaviano al soprano affiancato da Alexander Hawkins e apre squarci di luce vivida nella lezione di Lacy così come introiettata dal sassofonista barese: ancora una volta la scelta dei brani è rivelatrice di quell'apertura tanto propiziata da Steve verso la poliedricità che la musica afroamericana ha espresso nel secolo scorso, ma ancora di urgente attualità. Oltre ai quattro brani di Lacy (su cui torneremo) basti citare i due brani What It Is e The Seagulls of Kristiansund di Mal Waldron (l'inclassificabile pianista di Billie Holiday, di Mingus e poi di Lacy) o il richiamo del jazz sudafricano degli anni Settanta e i legami con Londra nel titolo Orange Groove di Harry Miller.

 

Completano il capitolo soprano/pianoforte una composizione originale del pianista, A.H., e tre scritte a quattro mani da Ottaviano e Hawkins: Angels Friends Neighbours (dove abbiamo avvertito echi coltraniani),  Una specie di roba mista. Poly Free Independent e That's for Gilles in ricordo del compianto sopranista francese Gilles Laheurte, allievo di Lacy, scomparso nel 2014. Su alcune partiture di Lacy poco conosciuteSteve_Lacy o incise in rare occasioni o utilizzate raramente, Ottaviano si sofferma a lungo nelle note dell'edizione, sottolineandone le preziosità; Roberto le ha distribuite sapientemente tra il primo e il secondo Cd: nel primo Gay Paree Bop è stato inciso da Lacy in due sole occasioni, la prima nel gennaio 1981 a Parigi in sestetto con la voce di Brion Gysin (Cd Hat Hut 625 "Songs" a nome di Lacy/Gysin), la seconda nel luglio 1986 a New York, rimasto inedito; We Don't è stato inciso una sola volta da Lacy in trio (basso e drums) nel dicembre 1979 a New York (Cd Hat Hut 532 "Capers" a nome di Lacy). Nel secondo Cd figura Hemline, inciso la prima volta in solo da Lacy (soprano e celesta) a Milano nel novembre 1976, incluso in “Straws” a suo nome (Cd Cramps CRSCD 066); Agenda invece è stato inciso da Lacy (al piano!) con Irene Aebi (voce) a Vancouver nel giugno 1991 (Cd Worth of Mouth WOMCD 1004 AAVV:"Songposts Vol. 1"). Roberto Ottaviano con Forgotten Matches ha posto l'accento sulla necessità di ri-valutare complessivamente la grandezza di Steve Lacy, alla luce delle esperienze maturate nel jazz (e oltre il jazz) dopo la sua scomparsa (giugno 2004). Un lavoro pienamente riuscito, non solo sotto il profilo strettamente artistico, ma profondamente umano, come l'immensa molteplicità sonora che la lezione di vita di Steve Lacy ci ha lasciato. 

 

Voto: 8.5/10
Luciano Viotto

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