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9 Ottobre 2015

Andrea Massaria-Giancarlo Schiaffini CORIANDILINDOLI

2015 - Setola di maiale
[Uscita: 29/09/2015]

 #consigliatodadistorsioni     

 

Massaria SchiaffiniPrima di tutto una considerazione circa il luogo in cui questo CD è stato registrato. “La Stanza”, a Trieste, è una sorta di anfratto resistente, un posto molto piccolo (può accogliere non più di 25-30 persone) da cui porre in atto operazioni di contro-potere, vero scoglio opponentesi alla marea di “escrezioni sonore” (Guido Ceronetti) che inquinano costantemente e ovunque la nostra vita. Andrea Massaria (e con lui Davide Casali e Luisa Franco) è l’animatore principe di questa meravigliosa cittadella, sia come musicista che come “didatta” (di enorme interesse i suoi laboratori d’ascolto), che come programmatore di eventi.

In “Coriandilindoli” accanto a questo straordinario “suonatore di chitarra” Giancarlo Schiaffini, tra i padri dell’avanguardia italiana a confine tra mondo “colto” e jazz creativo (sebbene un suo libro di un certo successo sia intitolato “E non chiamatelo Jazz", 2011, Auditorium edizioni) di cui si ricordano le collaborazioni con musicisti del calibro di Luigi Nono, John Cage, Giacinto Scelsi, Anthony Braxton, Cecil Taylor e innumerevoli altri. Il trombonista-tubista romano è l’autore del brano d’esordio del disco, Chirullimaconi, aperto dalla voce pre-registrata ed elettronicamente trattata di Tiziana Ghiglioni, che definisce le coordinate del lavoro, sospeso tra utilizzo creativo dell’elettronica e un approccio strumentale che Derek Bailey avrebbe chiamato “non-idiomatico”.

 

A seguire una composizione del musicista triestino intitolata Ama chi ba! introdotto dalla chitarra dell’autore “stimolata” da un piccolo ventilatore a batteria il cui timbro alieno è schiaffinitrafitto dal suono terrestre e a-melodico del trombone di Schiaffini (nella foto a destra). Nel suo dipanarsi la composizione diviene via via maggiormente incentrata su un approccio melodico “puro”. La terza traccia (Spray immorale), ancora di Massaria, è connotata da rapidissime frasi chitarristiche (inconfondibile il “sound”), da maelstrom elettronici quasi-noise e da note lunghe del trombone (contrapposizione?).

Tutto il disco è sempre fortemente imperniato su una ricerca timbrica notevolmente avanzata. Ho veduto volare è musica da spazio esterno, da volo lunare, i frammenti melodici di Massaria non forniscono appigli, si librano liberamente laddove il trombone funge da campo gravitazionale. La voce pre-registrata è stavolta di Silvia Schiavoni (già al fianco di Schiaffini in diversi progetti), ecco apparire una figura quasi-ostinata, basata su poche note reiterate, ma è un attimo e si torna ad aleggiare in atmosfere extraterrestri.

 

Sensazioni filamentose è titolo emblematico dell’ottica compositivo-improvvisativa di Massaria, fondato spesso su suggestioni sinestesiche qui magnificamente raccolte da uno Schiaffini quanto mai lirico. Chiudono il disco due brani del musicista romano: Tapiri,201212-2925 la composizione più lunga del set, ancora una volta caratterizzata da sonorità siderali evocate dall’elettronica (quasi un Webern colpito da horror vacui), rese ancora più cosmiche dal lungo riverberarsi della chitarra che diventa poi più “fraseggiante” - il fraseggio di Massaria (nella foto a sinistra) è assolutamente peculiare essendo basato su un approccio intervallare invece che scalare - con un finale in cui fa capolino il parametro “ritmo”; e Achab’s dream in cui la melvilliana Moby Dick è subito convocata sulla scena acustica dai registri gravissimi emessi da Schiaffini sui quali Massaria infierisce con sorte di frustrate armoniche riverberate. Stefano Giust, con Setola di maiale, ci ha abituati a produzioni di altissimo livello artistico e questo disco non fa eccezione, stagliandosi anzi come un’opera di primo piano nel panorama sperimentale non solo italiano.

 

Voto: 9/10
Alessandro Seravalle
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