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27 Settembre 2014 ,

Goat COMMUNE

2014 - Rocket Recordings - Sub Pop
[Uscita: 23/09/2014]

Svezia                                                                                                   # Consigliato da Distorsioni

GoatL’uscita di “World Music”, album di debutto degli svedesi Goat, avvenuta due anni fa ebbe del clamoroso, una delle poche autentiche uscite di questi ultimi anni in grado di sorprendere e stupire, di travolgere con un sound elettrico ed elettrizzante che tuffava la psichedelia nel torrido pentolone ribollente dell’afro-beat, un sabba dionisiaco di chitarre infuocate, ritmi ossessivi e canti tribali. Ovvio che questa seconda prova (l’anno scorso è uscito anche il live “Live Ballroom Ritual” ) era attesa con grande curiosità e trepidazione e i nostri la introducono attraverso due solenni rintocchi di campana, come a chiamare a raccolta i loro fan, e subito ci ritroviamo nuovamente avvolti nella musica ipnotica di questi misteriosi nordici. Uno stupore che si ripete, e non era affatto scontato, fra i sospetti di fin troppo abile marketing (le maschere in scena e le notizie frammentarie e contraddittorie fatte filtrare sulla loro identità e origine, creando un alone di mistero che ha aumentato l’interesse verso la band), e il rischio di ripetitività di una formula di indubbio successo. Invece eccoci ancora una volta a parlare di un disco avvincente come pochi, fresco, scintillante e pieno di idee.

 

goatI Goat non tradiscono la strada intrapresa col disco d’esordio, groove tribali, ritmi martellanti, spiritualità hippy, brani che suonano come riti sacrificali o di purificazione, restano le caratteristiche fondamentali del combo svedese, ma con questo lavoro approfondiscono e allargano il loro orizzonte. E’ come se nelle nove tracce trovassero sintesi le declinazioni della psichedelia più esplosiva ed eccentrica, dall’afrobeat al blues maliano e allo zambrock, dal rock anatolico a quello indonesiano fino alle colonne sonore horror, il tutto riletto con uno stile personale ormai diventato inconfondibile. Una musica da vivere sia col corpo - impossibile resistere ai suoi travolgenti ritmi - che con la mente per naufragare fra le sue numerose e incredibili suggestioni.  Le parole recitate all’inizio di Travel With the Path Unknown, «c’è un unico vero significato nella vita ed è quello di essere una costante forza positiva nel creare l’evoluzione» sono un eccellente viatico alla comprensione del mondo dei Goat e della loro continua ricerca.

 

goatL’iniziale Talk To God ha i tempi dilatati e profondi di una chitarra debitrice del blues del deserto maliano e ci fa scoprire un’inattesa indole malinconica,  The Light Within è un’originale commistione fra ritmi afro e sonorità da psichedelia orientale o anatolica, Hide Of The Sun è trance mistica da West Coast del bel tempo che fu con una spettacolare chitarra in distorsione lisergica. I solo di chitarra sono un’altra meraviglia di questo disco; ascoltate quello contenuto in Words o quello nel finale della strumentale Bondye  su un gioioso ritmo fluido e ripetitivo dal sapore vecchia comune hippy. Gathering of the Ancient Tribes è goatproprio come promette il titolo, una danza lisergica senza tempo con il canto monocorde e urlato della voce femminile, timbro di fabbrica dei Goat, e una chitarra evocativa  anche qui in stile deserto sahariano. Non mancano gli appelli alla ribellione, come Goatsalvers con l’invito a non vivere in ginocchio scandito dalle voci femminili. Niente da fare, la capra lappone - ma saranno davvero di Koripolombolo? - colpisce ancora con uno dei dischi più belli dell’anno.

 

Voto: 8.5/10
Ignazio Gulotta

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