Migliora leggibilitàStampa
6 Dicembre 2016 ,

Nils Petter Molvaer BUOYANCY

2016 - Okeh Records
[Uscita: 16/09/2016]

Norvegia      #consigliatodadistorsioni

 

Dopo la superba incisione di “Switch”, del 2014, da noi recensito, il prode Nils Petter Molvaer, esponente di punta del nu jazz scandinavo, torna sul proscenio con un album edito ancora per i tipi della Okeh Records, “Buoyancy”. Lo fa all’insegna della classe cristallina che sempre ne ha contraddistinto il cimento artistico, affiancato dalla formazione del disco precedente: Geir Sundstol (chitarre), Morten Qvenild (piano, eletronics), Erland Dahnel (tamburi, percussioni, xilofono), Jon Marius Aareskjold (programming). Un lavoro che si muove sì sul solco delle esperienze precedenti ma sempre di pregevole livello. Il fatto è che il valoroso trombettista norvegese ha sperimentato con successo il suo canone compositivo da gran tempo e se ne serve eccellentemente. Un fluido nastro sonoro, colmo di atmosfere sommamente evocative, impreziosite dal periodare poetico della tromba, con un sontuoso corredo di strumenti che le fanno corona.

 

Già dall’incipit, Ras Mohammed, si profila il modo dell’intero album: tromba in lenta deliquescenza, tocchi chitarristici alquanto preziosi, la presenza costante ma discreta di segmenti elettronici. Così come in Gilimanuk, dove il suono ingloba un lieve tappeto percussivo traforato dalle note placidamente jazz della tromba di Nils Petter. In Moute ciaoCave, un breve frammento meditativo, l’atmosfera si abbassa fino all’elegia sonica, una morbida distesa di note sotto cieli vesperali, mentre più arditamente sperimentale e piena di ritmi di mera frammentazione è la traccia successiva, Jackson Reef, con batteria e chitarra in grande evidenza. Altre perle dell’album sono a nostro avviso: Puri Jati, chitarra arpeggiata e tromba a dominare la scena, in una dimensione di quiete imperturbabile; Amed, in cui a un’iniziale sonorità di pura distensione subentra un ritmo indiavolato di percussioni e chitarra, prima di riattingere la calma precedente; lo sperimentalismo nu jazz di Kingfish Castle, sigillo finale che fa da preludio alla bonus-track Maddagala, cammeo di pregevole fattura per tromba e chitarra arpeggiata, con suoni ebbri di poesia evocativa che ritraggono paesaggi dell’anima immersi in brume ancestrali. Lavoro sontuoso.

Voto: 7,5/10
Rocco Sapuppo

Audio

Video

Inizio pagina