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27 Marzo 2017 , ,

Boss Hog BROOD X

2017 - Bronze Rat
[Uscita: 24/03/2017]

Stati Uniti    #consigliatodadistorsioni

 

Un nuovo album dopo 17 anni. I Boss Hog di Jon Spencer e Cristina Martinez sono sempre rimasti un’entità più che sotterranea, ben nascosta nell’ombra lunga della Blues Explosion. Nel frattempo, chi uscì matto per il malefico garage fuck ‘n’ roll di “Whiteout” (2.000, terzo full album in studio dei Boss Hog dopo alcuni EP) ha fatto in tempo a fare la versione di latino alla maturità, provare l’esame d’ammissione ad architettura e ripiegare su ingegneria civile; esaltarsi per l’ascesa e la scomparsa dei White Stripes e la definitiva affermazione dei Black Keys: i figli bastardi della Blues Explosion sono cresciuti bene. E ha fatto pure in tempo a mettere sul piatto roba bella tosta come appunto “Meat And Bone” o “Freedom Tower”. Sempre in quel “frattempo” gli stessi Boss Hog hanno visto sgretolarsi quell’East Village hardcore che tra ‘80 e ‘90 ospitava con regolarità Swans, Sonic Youth, Pussy Galore, G.G. Allin ed altre perversioni. «Where did my city go?» si chiede in questo ritorno la nera Cristina in Ground Control. Questa forse la molla per un inatteso comeback.

 

boss1Con una gestazione iniziata al crepuscolo dell’Era Obama e conclusa nei rutilanti giorni di Trump, ecco “Brood X”. Dieci brani che sfondano la porta di un nuovo decennio fatto di schermi piatti da toccare come fossero la vagina di una escort robotica, fatto di social, di fabbriche 4.0, robot intelligenti. Quel riff testardo, il grezzo sound di “Freedom...” il suono da masturbazione compulsiva nella carta vetrata, con beat robotico, chitarra imbrigliata nella camicia di forza, è diventato il movimento preciso ma decadente di una macchina teleguidata, oggi quasi più simile ai primi Killing Joke che alla schiatta dei figliastri di White Light/White Heat. Ma il tiro è sempre tremendamente rock, garantisce l’ormone schizzato di Jon ed una costruzione votata alla forma-canzone più tradizionale. Sporco, metropolitano, sotterraneo, illuminato da una luce raffreddata tra il bianco ed il grigio; perverso.

jon-768x386Ambientato nel luna park derelitto che chiude “Zombieland” con le distorsioni dei Black Diamond Hives, l’orrore degli Eighties Matchbox B-Line Disaster sempre dietro l’angolo, la bizzarria da tribù urbane portatrici del germe blues più rudimentale: Houd Dog Taylor, R.L. Burnside; il folk-rap di Everlast inserito nel cervello di replicanti per un sequel post-punk di “Blade Runner”. Quei figli bastardi già citati, i Jack White, i Dan Auerbach, mutati alla luce di un’elettronica che può anche boss4diventare protagonista di un free form pazzoide. Eppure, mai rinnegare il vecchio groove negroide (l’album è stato inciso alla vecchia consolle di Sly Stone), ed allora si sbavi pure con lo sketch tex-mex di Rodeo Chica(per fare il verso alle sexy pose per MTV delle varie Lil’ Kim), dove la Martinez spadroneggia a metà la rocker al CBGB e la MC (Master of Ceremonies) indemoniata. Bisognerà proprio ascoltarlo questo nuovo Brood X. Perché magari poi passano altri 17 anni... 

 

Voto: 8/10
Giovanni Capponcelli

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