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30 Luglio 2014 , ,

Ben Frost A U R O R A

2014 - Mute/Bedroom Community
[Uscita: 26/05/2014]

auroraA U R O R A è il quinto album di Ben Frost, musicista australiano trasferitosi da tempo in Islanda. L’album è uscito a cinque anni di distanza dal precedente “By the Throat” (2009) e a sette dal suo capolavoro “Theory of Machines” (2007). Non si può dire che negli ultimi anni il musicista australiano sia rimasto inattivo. Nel 2011 ha rilasciato “Sólaris“ insieme a Daniel Bjarnason, in una rilettura appassionata del film di Andrej Tarkovskij di cui ha mantenuto integra la forza metafisica. Nel frattempo ha collaborato alla realizzazione di “Ravedeath, 1972” di Tim Hecker, di “The Seer” degli Swans, di “New History Warfare” di Colin Stetson e della colonna sonora del documentario “The Enclave” dell’artista visivo Richard Mosse, con cui ha descritto lo scorrere della vita nella Repubblica Democratica del Congo devastata da anni di guerre brutali. Ben Frost continua ad amare i contrasti in cui il sublime e la violenza s’intrecciano a doppio filo. Il ringhiare aggressivo dei lupi in By The Throat e il ronzio persistente dei dispositivi meccanici in Theory of Machines mostravano come certe trame sonore fossero in grado di aggredire i nostri meccanismi inconsci, andando ad agire in quei territori in cui la ragione non è più in grado di difenderci.

 

A U R O R A prosegue nella stessa direzione, mostrando le logiche attraverso le quali la luce può mostrarsi contemporaneamente come una bellezza estatica e terrificante. Da una parte c’è lo studio del mondo naturale ispirato dagli album di Brian Eno, dall’altra c’è la ricerca dell’estremo influenzato dai lavori di Michael Gira. A U R O R A è la luce composta di materia e vibrazione che s’irradia dentro le cose. Come può esserlo la luce artificiale al neon che illumina le strade di Las Vegas oppure l’energia sprigionata dal Large Hadron Collider del CERN oppure ancora l’incredibile bioluminescenza prodotta da creature marine negli abissi oceanici. Ben Frost trasforma questo mondo in uno scenario barocco. E lo fa recuperando l’elettronica stroboscopica degli anni ’80, stravolgendola con sferzanti e aggressive iniezioni di sezioni ritmiche, supportato dalla tecnica dei batteristi Thor Harris (Swans) e Greg Fox (Liturgy) e dalla forza ipnotica del basso di Shahzad Ismaily (Secret Chiefs 3). L’album si apre con i brani Flex Nolan che si sviluppano attraverso trame visionarie non distanti dalle colonne sonore dei film di John Carpenter. 

 

ben frostIl tema della luce è approfondito nella suggestiva Secant, in cui una pesantissima batteria industrial sembra scandire i passaggi della onde luminose attraverso la materia, mentre Diphenyl Oxalate descrive la forza con cui la bioluminescenza apre inaspettati spazi di colore nei luoghi più bui del nostro pianeta. L’artificialità della costruzione sonora è evocata in Venter (chiaro il riferimento al biologo che per primo ha creato una cellula sintetica), mentre le atmosfere ambient-drone di No Sorrowing e Sola Fide producono quelle stesse inquietudini sperimentate nei precedenti By The Throat e Theory of Machines. La conclusiva A Single Point Of Blinding Light sembra voler accentuare il lato estetico di un mondo naturale composto contemporaneamente di estasi e di violenza, immagine di una luminescenza che è in grado di trasformarsi in un’euforia dalla forza abbagliante. E’ strano che possa esistere un piacere estetico di fronte all'inquietudine, ma sicuramente per Ben Frost il senso del sublime è esattamente questo.

Voto: 7/10
Felice Marotta

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