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13 Dicembre 2014 ,

Peter Hammill …ALL THAT MIGHT HAVE BEEN…

2014 - Fie! Records
[Uscita: 24/11/2014]

Inghilterra

peter-hammill-cdSempre più arduo recensire le opere recenti di Peter Hammill: genio assoluto della musica d’autore alternativa, cantore sublime e straziato di un’alienata modernità, pregna di sofferenza e di efflorescenze di irredimibile follia, Peter non riesce più a disciplinare la sua vena creativa, formidabile invero, entro i giusti alvei di una direzione artistica coerente e sistematica. Nessuna ansia categoriale, sia chiaro, ma è improbo orientarsi in una selva di idee brucianti e sulfuree che si incarnano, di volta in volta, ora in struggenti e melanconiche ballate intimistiche ora in tentativi di deviante sperimentalismo solipsistico dagli esiti assai dubbi sul piano dell’efficacia e dell’incisività artistica. Per cui, passiamo, in questi anni, dallo splendido affresco melodicamente eslege e splendido di dischi come “Thin Air” o “Consequences”, o anche “Otherworld”, col prode Gary Lucas, a tentativi velleitari di vieto sperimentalismo, senza alcun costrutto d’arte, come il modesto “Alt”, coi Van Der Graaf Generator redivivi. Una vena magmatica non riducibile a unità potrebbe essere un pregio se accompagnata da livelli compositivi sempre alti, altrimenti meglio sarebbe rinunciare non certo a sperimentare forme nuove di approccio alla musica ma certamente a pubblicare uno-due dischi l’anno, come in una catena di montaggio chapliniana. La lunga chiosa perché?

 

PeterHammillPerché in questo album triplo, disponibile, tuttavia anche nella versione singola, sono contenute contestualmente tutte le summenzionate contraddizioni.  Un’opera, questa, divisa in tre sezioni, in tre cd con riferimento tematico peculiare. Il primo segmento, composto di ventuno frammenti, The Cine, concepito come una virtuale colonna sonora che mette insieme peter-hammillschegge cine-musicali che traggono ispirazione dalle ossessioni di Hammill (certa Nouvelle Vague à la Louis Malle,Truffaut, Godard; un certo riferimento a oscure pellicole giapponesi…), con brani di breve durata in cui la voce sempre meravigliosa di Peter lussureggia sul tessuto armonico luciferino della chitarra distorta e degli intarsi  lievemente elettronici concepiti all’uopo. Inutile soggiungere che Hammill si destreggia agli strumenti, come spesso avviene da un po’ di tempo nei suoi lavori solistici, in assoluta e perfetta solitudine. I brani sono di grande suggestione, frammenti brevi ma intensi e di grande lirismo (In Overview; Never Wanted; As For Him; Piper Smile; Alien Clock; Washed Up; Back Road; Hooks), all’interno del cui selvoso reame rilucono le note di un Hammill molto ispirato e poetico, con scarna e pietrosa strumentazione, di quando in quando punteggiata da rifrangenze di archi campionati. 

 

Peter-Hammill-4Senza plausibile spiegazione di matrice artistica appare il senso del secondo cd, The Songs, sorta di accumulo in dieci frammenti di versioni alternative dei brani del primo. Brani come Sixpence, Someday, Disrespect, The Whole Thing Through, pur nella loro indubbia tensione poetica, non si comprende cosa stiano a rappresentare all’interno dello stesso album. Le quattro tracce del terzo cd, The Retro, di un’ascendenza velleitariamente sperimentale e pretestuosa anzichenò, sul modello di lavori discutibili quali “Loops And Reels”, “Room Temperature Live”, “Sonix” o di certo recente materiale strumentale dei “nuovi” Van Der Graaf (“Alt”), sono poi palesemente pleonastiche e abbassano ineluttabilmente il livello dell’opera che rimane, tuttavia, punteggiata di luci di autentica vivezza, soprattutto nel primo cd. Ci si augura che Peter Hammill, in ragione per l’appunto della sua leggendaria grandezza, in futuro sappia meglio sceverare ciò che è immediatamente e auspicabilmente pubblicabile da ciò che, invece, è meglio riposi negli anfratti in penombra dei laboratori di analisi 

Voto: 6/10
Rocco Sapuppo
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