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18 Ottobre 2012

50 anni di Beatles VIAGGIO A LIVERPOOL

2012

the-beatles-love-me-do-Volevamo festeggiare i 50 anni di Beatles in modo diverso: come il cacio sui maccheroni una nuova amica di Distorsioni, Lucia Scaccia, ci fa dono  di un reportage resoconto di un suo recentissimo viaggio a Liverpool, lì dove tutto cominciò: il tutto raccontato con una dovizia di particolari storici e musicali davvero egregi. Lucia ci narra dei luoghi d'infanzia/adolescenza dei 'favolosi 4',  dei loro inizi artistici, i quartieri, le strade, i club della grigia e nebbiosa città portuale a loro legati, che hanno visto la nascita della leggenda, una leggenda che dura ancor oggi, più inossidabile che mai. (P.W.B.)

 

 

ROMA / MANCHESTER / LIVERPOOL

50 anni  il 5 Ottobre 2012 dall'uscita del primo 45 giri dei Beatles, “Love me do”. Cosa fare di speciale per festeggiarli? Comprare dischi, partecipare a feste, ballare, cantare in gruppo: le iniziative, private e pubbliche, sono state, come giusto, tantissime. Stavolta però volevo qualcosa di particolare, qualcosa che non si fa tutti i giorni. Ho prenotato un volo per Liverpool. La “città dei Beatles”, come tutti siamo abituati a vederla, in realtà ha molto altro da offrire e già dai primi momenti sul luogo si inizia a respirare quell’aria di estrema  socievolezza, vitalità, apertura mentale, allegria e serenità tipiche delle città portuali. Essendo atterrata a Manchester (i voli diretti per Liverpool non partono da Roma) non ho potuto vedere lo splendido aeroporto di Liverpool dedicato a John Lennon, nell’estremo sud della città: poco male, mi interessano maggiormente quei luoghi che erano, e restano, i “loro” luoghi, ed avendo poco più di 72 ore totali a disposizione per vederli tutti, ho dovuto escludere (anzi, rimandare alla prossima) qualcosa di meno importante o troppo fuori mano.

 

 

Appena scesa dal treno partito direttamente dall’aeroporto di Manchester, mi ritrovo alla Lime Street Station: Oh, dirty Maggie Mae, they have taken her away, and she'll never walk down Lime Street anymore…”. Uscendo, dall’altra parte della strada si trova l’imponente edificio della St. George Hall, dove nel maggio del 1960 Allan Williams, primo agente dei Beatles e di altri gruppi locali, organizzò il Liverpool Arts Ball, con l’aiuto di Stuart Sutcliffe (primo bassista dei Beatles) per le decorazioni; manifestazione che si chiuse nel caos e nella distruzione. Poco più avanti c’è la Walker Art Gallery, dove lo stesso Stu riuscì a vendere il suo primo dipinto e col ricavato decise, su pressione di John Lennon, di comprare un basso Hofner Town Hall Civic Reception 10th July 1964 and the northern premier of A Hard Days Night in Liverpoolper entrare nella band. Di fronte la St. George Hall si trova il grosso Empire Theatre: proprio qui dentro suonarono i Quarrymen il 9 giugno del ’57 per un concorso destinato alla tv che fu un fallimento.

 

Il 28 ottobre del ’62 tornarono  a suonarvi, ormai da Beatles, assieme a nientedimenochè Little Richard! E’ qui che si tenne anche il loro ultimo concerto a Liverpool, il 5 dicembre 1965. Nelle vicinanze si trovano quello che era il famoso e frequentatissimo Iron Door Club, definito “la culla del Mersey Beat”, ora occupato da uffici ma ricordato da una targa; la prima sede dell’altrettato frequentato Cassanova Club (che prendeva il nome dal popolare gruppo locale Cass and the Cassanovas) poi spostato in altra sede; ma soprattutto la bellissima Liverpool Town Hall: edificio in stile georgiano della metà del ‘700, dove venerdì 10 luglio 1964 i cittadini vennero a salutare i quattro ragazzi concittadini tornati in città, appena dopo la gloriosa visita negli USA, per partecipare alla prima di “A Hard Day’s Night” nel vicino cinema Odeon.

 

 

FREEMEN OF THE CITY

Fu qui che ricevettero il riconoscimento di Freemen of the City appena prima di affacciarsi dal balcone  e fare un migliaio di ciao con la mano. Quella destra di John improvvisò un ironico saluto nazista che non venne (o non volle essere)  notato. Ma verrà il tempo in cui queste uscite “alla Lennon” avranno modo di essere notate e causare scompiglio e critiche; per il momento sono gli intoccabili Beatles, il mondo intero, ormai anche l’America, è ai loro piedi. empire-theatre-liverpool  beatlesRestiamo in centro: dall’Empire Theatre imbocchiamo Lord Nelson Street e in un attimo siamo su London Road, qui c’era, fino al 2008, l’Odeon Cinema prima citato, dove i Beatles vennero a vedere la prima del loro primo film da protagonisti; inoltre qui si spostarono il 7 dicembre 1963 proprio dall’Empire Theatre (e magari passando proprio per Lord Nelson Street?? Dove ho alloggiato) per tenere due spettacoli serali. 

 

 

Ma forse l’episodio legato a questo posto che sta più a cuore a Paul McCartney è quando, giovanissimo, nel ’57, assistette qui allo show di Billy Halley and The Comets (quelli di Rock Around The Clock). Sull’altro lato della strada appare un negozio di cibi etnici il quale un tempo era il Cassanova, in sede rinnovata, il locale di Sam Leach, ritrovo per i gruppi musicali locali. Le strade nei dintorni hanno tutte avuto in qualche modo a che fare con la storia dei Beatles, e fa un certo effetto ritrovarcisi a passeggiare: all’81 di Renshaw St. c’era la sede del Mersey Beat di Bill Harry, mitico giornale che si occupava della scena musicale della città e quindi il primo a documentare il successo dei Beatles; i locali aperti da Allan Williams, il Blue Angel (dove Pete Best passò il test per entrare nei Beatles) e il Jacaranda (dove i Beatles suonavano nelle pause pranzo o il lunedì sera, in cambio di un piatto di fagioli su pane tostato ed una coca cola a testa); il Lyceum cafe, dove pare  i Beatles andassero a bere caffè e scrivere abbozzi di canzoni sulla carta del menù; la sede del NEMS (North End Music Store), il negozio di musica gestito da Brian Epstein, che un bel giorno in pausa pranzo decise di andare un po’ a capire chi fossero questi Beatles di cui iniziava a sentire spesso il nome.

 

A pochi passi c’è infatti il Cavern Club: fu lì che si innamorò letteralmente di loro e quello stesso giorno iniziò a pensare di proporsi come loro manager. George e John ritirano le loro Jumbo Gibson al Rushworh_sAl NEMS i Beatles andavano spesso ad ascoltare nuove uscite musicali (il negozio era provvisto di cabine con le cuffie per l’ascolto dei dischi in vendita) e controllare le classifiche, ma ben presto non potettero più girare tranquillamente per queste vie senza folle urlanti a seguito. I negozi di Hessy’s e Rushworth’s Music House: nel primo la zia Mimi comprò al prezzo di 17 sterline una chitarra Hofner Club 40 da regalare al nipote, John Lennon. Era il 1959. Stu Sutcliffe comprò qui il suo basso Hofner President, George Harrison la sua chitarra elettrica Futurama e Ringo una batteria Ajax. Questo negozio era molto apprezzato dai giovani soprattutto perché  il venditore capo, Jim Gretty, offriva qualche lezione di chitarra compresa nel prezzo di acquisto. Si dice che fu Brian Epstein a pagare i numerosi debiti economici lasciati dai quattro ragazzi in questi negozi, non appena li prese sotto la sua ala. Fu nell’altro negozio di musica, Rushworth, che si diresse invece Jim McCartney per comprare una tromba a suo figlio; il piccolo Paul però si rese presto conto che con uno strumento a fiato non avrebbe potuto accompagnare il suono con la voce, così volle scambiarla con una chitarra Zenith; inoltre qui John e George nel ’62 ordinarono due chitarre Jumbo Gibson identiche, una delle quali venne persa durante un tour nell’anno successivo. La consegna delle chitarre è immortalata in una famosa foto.

 

IL CAVERN QUARTER

beatlesGeorge, Pete, John e Paul davanti al Cavern, in Mathew streetA questo punto direi che è giusto perdersi nel Cavern Quarter: l’ambiente ormai ha ben poco a che fare con il clima degli anni ’50 e ’60, ad ogni angolo c’è qualche riferimento ai Beatles, statue, piccoli monumenti, insegne, gigantografie, pub dedicati a titoli di canzoni o album, Beatles shop. Di particolare interesse sono la statua di Eleanor Rigby realizzata da Tommy Steele, dedicata “a tutte le persone sole”; il Wall of Hits, in Mathew Street, è una parete inaugurata nel 2001 con 56 dischi dorati, i 56 singoli di cantanti e musicisti di Liverpool che hanno raggiunto il numero 1 in classifica. Dei 56 presenti, 17 sono dei Beatles ed 8 delle loro attività soliste. Sotto la parete, una panchina con gli schienali dedicati sempre a loro, poi c’è la statua di John Lennon davanti il Cavern Pub, fiancheggiata dal muro composto da mattoni su cui sono incisi i nomi dei 1801 artisti che si sono esibiti al Cavern tra il 1957 ed il 1973 (oltre ai Beatles, Gene Vincent, The Who, Jimi Hendrix, Stevie Wonder, Elton John).

 

E naturalmente il locale, già nominato, che non ha bisogno di presentazione: il Cavern. Purtroppo quello attuale, al numero 10 di Mathew Street, non è quello originale, che si trovava al numero 8 e che è ricordato da un pannello con varie foto, tra cui quella  del portone ed una della lunga fila di gente che ogni giorno provava ad entrarvi. Demolito nel ’73 per far posto ad un parcheggio (…), qui i Beatles si esibirono 292 volte in tutto, la prima volta nel 1957 come Quarrymen, quando il locale era ancora un ritrovo jazz e, dopo qualche cover di Elvis, a John Lennon arrivò un bigliettino sul palco che diceva Cut out the bloody rock’n’roll!". Beatles al Cavern nel 1961Passò poco tempo perché il gruppo fosse però richiestissimo: dal febbraio 1961 all’agosto 1963 i beatles si esibirono quasi ogni giorno da mezzogiorno alle 14:00, e qui avvennero gli incontri tra i più importanti per la loro carriera: con Brian Epstein, con Mike Smith della Decca (lo stesso che compirà quello che è ricordato come il più grande errore della storia del rock), fu qui che vennero ripresi dalle telecamere di Granada Tv nel 1962 (una settimana prima c’era stata la famosa sostituzione di Pete Best con Ringo Starr che in un primo momento creò grosso scontento tra i fan: nel filmato è facilmente udibile un coro di “rivogliamo Pete!”).

 

Il nuovo Cavern aprì nel 1984; per costruirlo pare siano stati utilizzati più di 15mila mattoni originali. Il locale è attivissimo, apre ogni giorno alle 10:00 del mattino fino alla mezzanotte, offre continue esibizioni live di gruppi da tutto il mondo. Sia il Cavern Club che il Pub contengono esposizioni di interessanti cimeli, strumenti musicali, foto rare, documentazioni, abiti, autografi. Inoltre nel ’99 Paul McCartney tornò a suonare qui, accompagnato da una speciale band che vide, tra gli altri, David Gilmour alla chitarra. Un esempio plateale di quanto venga “utilizzato” (non mi viene da dire “sfruttato”) il nome e la risonanza dei Beatles, è il lussuoso A Hard Day’s Night Hotel, che contiene numerose suite a tema Beatles, di cui due interamente dedicate ai “due maggiori” autori, dei quattro. Una passeggiata di qualche minuto e ci ritroviamo nella splendida e suggestiva zona dell’Albert Dock: è uno dei porti di Liverpool, sulle rive del Mersey, circondato da musei con importanti esposizioni, negozietti, ristoranti. Dall’altra parte del fiume è visibile la penisola di Wirral, dove negli anni 50 in molti usavano andare a trascorrere le vacanze con la propria famiglia.

 

IL BEATLES STORY

Su questo spettacolare scenario sorge il Beatles Story, il più importante museo dedicato ai Beatles. All’interno numerosi pezzi unici, tra cui la prima chitarra di Paul, il banjo di John, la batteria dei Quarrymen, la chitarra di George, beatles-storyoltre alle numerose ricostruzioni dei luoghi più importanti: molto emozionante la stanza bianca del video di Imagine di Lennon, con tanto di pianoforte bianco e gli occhiali arancioni, quelli veri. Se fate il biglietto completo, avete diritto alla visita di altre esposizioni nel vicino edificio a Pier Head. Qui, fino ad ottobre 2013, è presente una rara esposizione di oggetti, vestiti, vinili, foto di Elvis. Il tema della mostra è il famoso incontro dei Beatles col loro idolo, incontro che però non mancò di suscitare qualche delusione nei quattro ragazzini adoranti, ormai più famosi persino di lui. Spostiamoci un po’ dal centro, ma giusto qualche fermata di autobus o una passeggiatina di 20-30 minuti in tutto: sulla Upper Duke Street troviamo la bellissima Liverpool Anglican Cathedral dove il piccolo Paul McCartney nel 1953 venne respinto dal direttore del coro della chiesa, un certo David Woan, perché considerato di scarso talento vocale. McCartney tornerà qui nel 1991 per presentare niente meno che la sua sinfonia “Liverpool Oratorio”. Anche la prima del suo “Ecce Cor Meum” ebbe luogo in questa cattedrale. 

 

I due istituti frequentati da 3 dei 4 beatles sono da queste parti, precisamente all’incrocio di Hope Street con Mount Street, ed uno a fianco all’altro: il Liverpool Institute, frequentato da Paul e George, ed il Liverpool College of Art, frequentato da John, ma anche da Stu Sutcliffe e quella che diventerà la signora Lennon. George ben presto lascerà la scuola visti i pessimi risultati, e si troverà un lavoro da elettricista. Paul era più diligente, ma iniziava a peggiorare con l’arrivo del rock’n’roll: insieme a George, trovava ogni giorno un modo per scappare nella mensa del vicino istituto d’arte, per provare i classici del rock con John. Tennero persino qualche piccolo concerto: in quel periodo si facevano chiamare The College Band. L’Istituto di Liverpool chiudeva le porte nel 1985, quando venne salvato da Paul McCartney che lo trasformò nel LIPA (Liverpool Institute for the Performing Arts), tutt’ora in attività. Sulla strada, davanti il college, c’è un monumento raffigurante diverse valige che simboleggiano i vari studenti importanti usciti da quelle due scuole: salta all’occhio quella a forma di custodia di violino.

 

FACES AND PLACES

Gli studenti di questi due istituti erano soliti frequentare un pub nella vicinissima Rice Street: il Ye Cracke (“Ye” dovrebbe pronunciarsi “The”). John Lennon al YeCracke pubEntrando sembra che il tempo si sia fermato a 50 (anzi, più) anni fa, tranne per il fatto che è pieno di foto di Beatles. Ma non sono quelle che siamo abituati a vedere dappertutto: qui ci sono le foto di John appoggiato al muro d’entrata del pub o sulla scaletta esterna assieme a Cynthia ed altri amici; o di Stuart seduto al tavolino di legno con una birra in mano. Qui dentro i due venivano anche ad assistere alle lezioni di Arthur Ballard, oltre che a bere  fino a prendere decisioni importanti come quella di formare una band che potesse “valorizzare Liverpool a livello mondiale”: nel 1960  John Lennon, Stuart Sutcliffe, Bill Harry, Rod Murray erano The Dissenters. Fu tra queste mura che John e Cynthia si scambiarono il primo bacio, poco prima di dirigersi al numero 9 della vicina Percy Street, nell’appartamento di Stu e Rod, a coronare il tutto.

 

Ma ancora non erano i Beatles: il nome venne, a quanto pare, scelto da Stu e John nel vicino appartamento dove si trasferirono poco dopo, insieme a Rod. Qui Stuart imparò a maneggiare il basso per diventare un beatle. Vennero però ben presto cacciati di casa dai padroni quando un giornale scandalistico locale fotografò e pubblicò lo stato di assoluta anarchia delle loro stanze; poco dopo partirono per Amburgo. Nella vicina Falkner Street i neosposini John e Cynthia si trasferirono subito dopo il velocissimo matrimonio al Registry Office di Mount Pleasant, il 23 agosto 1962. La prima notte non la passarono insieme però: i Beatles avevano un concerto a Chester proprio quella sera. La povera Cynthia dovette accontentarsi non solo di un matrimonio organizzato in fretta e furia, della scarna cerimonia con 5 ospiti in tutto, di un veloce pranzo di matrimonio al Reece’s Cafe (dove brindarono con acqua minerale perché a quell’ora non servivano alcolici), ma anche di passare la prima notte di matrimonio da sola in questo piccolo appartamento di proprietà di Epstein. Anche questo voleva dire essere la donna di un beatle.

 

Continuando su Hope street si incontra la Philarmonic Hall, teatro di una simpatica scena: nel 1963 George Harrison fu chiamato a fare da giudice per le finali del Lanchashire and Cheshire Beat Group Competition; tra i presenti, anche Dick Rowe,philarmonic pub l’uomo della Decca che solo un anno prima respinse il provino dei Beatles dicendo che “i gruppi con le chitarre stanno passando di moda”. Harrison durante la serata gli suggerì di interessarsi ad un gruppo che aveva ascoltato: tali Rolling Stones. Dall’altra parte della strada lo splendido Philarmonic Pub, dove i Beatles andavano quando non stavano al Ye Cracke. Raggiunta la popolarità, John si lamenterà di non poter più “andare al Phil a farsi una birra”. Se per tornare in centro passiamo per Oxford Street, incontriamo l’edificio in cui il 9 ottobre 1940 nacque John Winston Lennon. Passarci davanti a poche ore dal 72esimo anniversario della nascita fa un certo effetto.

 

Nelle poche ore a disposizione che mi restano, ho deciso di organizzarmi un piccolo tour  periferico. Il trasporto pubblico è molto efficiente, i collegamenti abbastanza intuitivi, gli autisti gentili e disponibili per eventuali consigli sul tragitto. Spostarsi è facilissimo anche per una rimbambita come me. Tralasciando la mia meraviglia nel notare quanto siano davvero tutti gentili e sereni, e allegri nella vita quotidiana (insomma, come a Roma… ), mi dirigo verso la prima tappa verso il nord: il Walton Hospital. Qui nacque Paul McCartney il 18 giugno 1942 (in un reparto privato, dato che la madre era stata a capo del reparto maternità per un po’ di tempo). Uscito da qui, il neonato venne portato in quella che sarà la sua abitazione fino ai 2 anni d’età, al 10 di Sunbury Road, ad Anfield.

 

Quarrymen new clubmoor hall 23 novembre 1957Da qui la famiglia inizierà una serie di traslochi per  via del lavoro da infermiera di Mary (la “mother Mary” di Let It Be), fino alla famosa abitazione di Forthlin Road. A pochi metri da questa casa, su Anfield road, c’è il carinissimo Epstein Hotel, un tempo casa dei nonni di Brian Epstein, decorato da targhe e foto di Brian (una di queste recita: “No Epstein No Beatles”). Dalle parti di Norris Green  ho visitato un luogo che probabilmente potrà sembrare tra i meno interessanti, ma i fan più maniacali potranno capirmi: è la sala del New Clubmoor Hall, dove John Lennon e Paul McCartney suonarono assieme per la prima volta, il 18 ottobre 1957. Quella sera Paul McCharmly (come usava presentarlo John, ironizzando sui suoi modi naturalmente gentili ed eleganti) si fece prendere dal panico e sbagliò l’assolo di Guitar Boogie Shuffle. Tornò poi qui con la sua band altre due volte, di cui una a novembre immortalata in un famoso scatto.

 

IL CASBAH COFFEE CLUB

Forse il momento più eccitante dell’intero mio tour è il prossimo. Volevo vedere il mitico Casbah Club, beatles casbahnel West Derby, ma per il poco tempo a disposizione ho pensato di rimandare la visita degli interni del locale alla prossima volta. Per farlo bisogna chiamare Roag Best (fratello di Pete Best) e mettersi d’accordo sull’orario (e ovviamente pagare). Arrivo davanti al Casbah dopo una mezz'oretta di giri con la mappa in mano e qualche attacco di nervosismo, nonché di fame (iniziavano ad essere passate 5 ore dalla prima colazione, passate a camminare ininterrottamente) fortunatamente incontro l’ennesimo gentilissimo abitante di Liverpool che mi viene incontro chiedendomi se per caso stessi cercando il Casbah e mi ci porta lui stesso. Effettivamente, ha detto, è un po’ imboscato. L’emozione è stata indescrivibile. Scatto un paio di foto prima di fare per girarmi e rincamminarmi, quando arriva, proprio lui, Roag Best! Pensava che avessimo un appuntamento, era lì per quello; gli dico che non ero stata io a contattarlo ma che, se possibile, sarei entrata volentieri.

 

Beh, da brividi. Il Casbah Coffee Club fu inaugurato da Mona Best (mamma di Pete e Roag) che decise di vendere qualche coca cola e dare ai ragazzetti di Liverpool un posto dove suonare il loro “skiffle”, nello scantinato di casa sua. casbah coffe clubNulla di più ingenuo. In poco tempo quello scantinato si trasformò nel luogo più frequentato dai giovani della città. “Vendevamo fino a mille bottiglie di coca cola a sera”, il che è ancora più assurdo se si considera l’ampiezza delle due stanzette che compongono il locale. I primi ad esibirsi (il 29 agosto 1959) furono proprio i Quarrymen, che ai tempi erano John, Paul, George e Ken Brown (Pete non si era ancora unito), i quali diedero anche una grossa mano per le decorazioni a poche ore dall’inaugurazione del club: John disegnò delle stelle sul soffitto ed altre decorazioni, Paul dipinse il soffitto del “palco” (se così possiamo chiamarlo) color arcobaleno, Cynthia disegnerà la sagoma di John su una delle pareti. Ci sono addirittura alcune incisioni sul legno fatte da John, che gli causarono, a quanto si dice, una bella sberla in faccia da parte della padrona di casa.

 

 

I Quarrymen iniziarono ad esibirsi qui ogni sabato sera, cambiando nel frattempo i nomi, da Silver Beetles a Beatles, e passando anche per Amburgo (su un soffitto c’è l’incisione “John – I’m Back” fatta da Lennon al ritorno in città) assieme a Pete Best, ormai batterista fisso della band. L’ultima esibizione ebbe luogo il 24 giugno 1962, quando il club chiuse definitivamente, lasciando i suoi interni identici a come li vediamo oggi. Ho dedicato un’intera giornata alla parte sud di Liverpool, ma nonostante ciò ho dovuto rimandare la visita di qualche importante luogo, per esempio le varie case di Ringo nei borghi più poveri della città ed un paio di abitazioni di Paul.  Ho visitato invece la casa abitata da George in piena beatlesmania, a Woolton, dove i fan stavano continuamente appostati davanti l’ingresso, spesso costringendo l’intervento della Polizia.

 

john lennonQui il 25 febbraio 1964, al 21esimo compleanno di Harrison, le Poste dovettero mandare dei furgoni speciali per consegnare 30mila (TRENTAMILA) biglietti di auguri. Alle lettere dei fan rispondeva sempre, o comunque per quanto possibile, la mamma di George, tanto che nel ’65 ricevette una targa di ringraziamento da parte degli United Beatles Fans di Pomona, California. Da queste parti c’è anche la sede della sala da ballo dove probabilmente George conobbe per la prima volta John e vide i Quarrymen in concerto. Secondo alcune fonti, fu proprio durante il ritorno a casa, quella sera, al secondo piano di un bus, che George fece ascoltare la sua versione di Raunchy al gruppo. Esibizione improvvisata su due piedi che gli fece guadagnare quasi subito la stima di John. 

 

FORTHLIN ROAD

Le due abitazioni più popolari di questa zona sono indubbiamente il 20 di Forthlin Road e Mendips: la prima, nel sobborgo di Allerton, è stata l’ultima residenza di Paul McCartney prima di trasferirsi a Londra per gli impegni con la band. Ogni giorno Paul prendeva il bus 86 per raggiungere il centro della città ed in particolare il Liverpool Institute.  il 20 di Forthlin Road BEATLESDentro questa casa  Paul iniziò a trascorrere interi pomeriggi in compagnia del suo nuovo amichetto John; è qui che scrissero i primi pezzi insieme (tra cui Love me do, I saw her standing there, I’ll follow the sun, You’ll be mine, Cayenne) e al piano, da solo, compose When I’m 64 (che inciderà solo nel ’67 per il disco “Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, in occasione dei 64 anni del suo papà).  Dal 1995, questa casa è di proprietà del National Trust e si può visitare internamente solo su prenotazione. 

 

Nelle immediate vicinanze c’è la casa dove viveva Julia, madre di John, quella che dalla zia Mimi veniva chiamata “la casa del peccato”; qui John imparò a suonare le prime note di banjo grazie a sua madre, appassionata di rock’n’roll (e ormai più amica che mamma) e qui scappava quando litigava con la zia; i Quarrymen non mancavano di frequentare questa casa, in particolare per via dell’acustica del bagno che secondo loro “suonava come uno studio di registrazione”! La St. Peter’s Church è forse simbolicamente il terreno più importante per ogni fan dei Beatles. Il 6 luglio 1957 qui ebbe luogo la “St.Peter’s Rose Queen Celebration & Garden Fate” con ben 2 esibizioni dei Quarrymen, una alle 16:45 e l’altra alle 17:45; tra le canzoni eseguite, Maggie May, Be Bop A Lula, Come Go With Me dei Del Vikings, proprio in quel momento, pare, arrivò un quindicenne di nome Paul McCartney, con tanto di chitarra in spalla, in compagnia dell’amico Ivan Vaughn.

 

Ivan voleva presentarlo a John, voleva fargli notare le sue qualità da chitarrista e proprio così andarono le cose. Paul suonò con maestria Twenty Flight Rock, da lasciare John e gli altri a bocca aperta. Erano molto diversi, John col classico look da teddy boy, con la camicia a quadri e un paio di birre in corpo (quest’ultimo dettaglio resta al centro di discussioni sulla sua veridicità ancora oggi. Sì, si discute anche di dettagli simili quando si parla di Beatles), Paul con la giacca sportiva, bianca, col fiore sul taschino. John non mancò di fargli qualche battutina da bulletto, del tipo “guarda che stai suonando la chitarra al contrario!” (Paul suonava mancino) e lo trattò con una certa superiorità prima di mandarlo via, ma era ormai scattato il click: poco dopo a Paul fu chiesto di entrare nella band. Nel cimitero adiacente c’è la tomba di una certa Eleanor Rigby (che colpiva l’attenzione dei giovanissimi Beatles per quel “Asleep” ) nonché quella di un certo John McKenzie.

 

MENLOVE AVENUE: MENDIPS

Da qui è facile raggiungere la grande strada di Menlove Avenue: Mendips è al numero 251. Il fatto che avesse un nome proprio, invece che il semplice numero civico, stava già ad indicare il livello superiore dell’abitazione in cui John Lennon visse dall’età di 5 anni, rispetto a quelle dei suoi compagni. menlove avenueQui viveva assieme alla zia e custode Mary, detta Mimi, e lo zio George (che morì prematuramente qui, nel  ’55). Fu lo zio a regalargli la prima armonica a bocca e a collegargli la radio di casa in cameretta: un giorno quasi per caso John ascolterà Heartbreak Hotel di Elvis a Radio Lussemburgo “Dopodichè niente per me fu come prima”. Questa casa fu naturalmente luogo di incontri con l’“amichetto” Paul, qui venivano spesso ad esercitarsi con la chitarra ed abbozzare le prime canzoni (si parla per esempio di Please Please Me, I call your name, I’ll get you); la zia Mimi, donna severa e rigida sull’educazione di John, non era affatto contenta di queste nuove frequentazioni soprattutto per il fatto che tutti i nuovi amici del nipote venissero da famiglie di basso rango sociale; in particolare non poteva sopportare “quello sciattone di Speke” (cioè George Harrison).

 

Paul, nonostante tutto, riuscì ben preso a conquistarla con la sua carineria. Ovviamente la zietta non poteva sopportare nemmeno questo nuovo rock’n’roll, e costringeva i due a trasferirsi con le loro chitarre nel piccolo portico all’ingresso, dove comunque  l’acustica era migliore che dentro casa. Questa strada fu anche teatro di uno degli eventi più shockanti della vita del ragazzo: il 15 luglio 1958 sua madre Julia viene mortalmente  investita mentre attraversa la strada per prendere il pullman che doveva riportala a casa. John la citerà più volte nelle sue opere (Julia, nel “White Album”, e Mother, nel suo “John Lennon/Plastic Ono Band”): «Ho perso mia madre due volte. Una volta da bambino a cinque anni e poi ancora a 17. Mi ha dato molta, molta amarezza interiore. Avevo appena iniziato a ristabilire una relazione con lei quando fu uccisa». Anche questa casa, come quella di Paul, è oggi proprietà del National Trust e per visitare gli interni si deve prenotare la visita guidata. 

 

STRAWBERRY FIELD - PENNY LANE

Camminando su Menlove Avenue si incontra sulla destra la svolta per  Beaconsfield Road; ancora qualche passo e ci si ritrova davanti al luogo forse più evocativo ed immaginifico per chiunque conosca anche solo approssimativamente i Beatles: Strawberry Field! Un tempo era una fattoria dedicata alla coltivazione di fragole, Strawberryfieldgatepoi diventò un orfanotrofio; John veniva qui da piccolo a giocare con gli amici, a vendere limonate alle feste, ad ascoltare la banda dell’Esercito della Salvezza. Ricordi rievocati in maniera del tutto magica e surreale, in pieno stile psichedelico, nel 1966. La canzone Strawberry Fields Forever uscirà l’anno successivo nel singolo a doppio lato A  assieme a Penny Lane, ed è considerata una delle più belle della storia del pop-rock. Da queste parti si trovava anche la Quarry Bank Hight School frequentata da John prima di trasferirsi, per via degli scarsi risultati, all’istituto d’arte. In questa scuola “formò i Beatles”, o meglio i Quarrymen.

 

Dopo Strawberry field è quasi d’obbligo raggiungere la vicina Penny Lane: in realtà nella canzone Paul non si riferisce concretamente alla strada che porta questo nome, bensì alla rotatoria che unisce Penny Lane a Smithdown Road, spesso frequentata dai due amici in autobus. Qui è facile incontrare fan e turisti a qualsiasi ora di qualsiasi giorno, soprattutto davanti il famoso “barber showing  photographs of every head he’s  the pleasure to know”, che però non è più lo stesso citato nel testo, ma dove ancora si pratica il taglio di capelli (a prezzi per altro del tutto moderati). La pensilina (“the shelter in the middle of the roundabout”), la banca, ogni luogo del tutto quotidiano e banale è reso immortale ed in qualche maniera magico da questa canzone. I Beatles iniziarono a frequentare regolarmente Londra da quando firmarono il contratto con la Parlophone di George Martin, nel 1962, fino a trasferirsi tutti lì. Anche dopo lo scioglimento ufficiale della band, nel 1970, non mancheranno di tornare nella loro città natale, per eventi speciali, concerti, presentazioni degli album solisti, o anche semplicemente per una visita nostalgica: Paul McCartney, a quanto pare, passa da queste parti almeno un paio di volte l’anno.

Lucia Scaccia

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