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11 Dicembre 2019

The Great Complotto – La Storia Della Scena Punk di Pordenone


Succede che kids/giovani girano per le strade, cercando negli angoli delle cantine e dei garage un angolo per sentire e fare sentire il proprio suono e la propria voce. Teste calde, con i capelli pieni di musica… e idee che rimbalzavano come palline da flipper.In una giostra a catena che gira… gira sempre più veloce fino a chiamarsi…"The Great Complotto

 

Con il termine The Great Complotto si identifica un’intera scena cittadina, un movimento artistico di controcultura formato alla fine degli anni ’70 nella città friulana di Pordenone. I personaggi, i gruppi e le bizzarre iniziative che imposero alla ribalta nazionale e internazionale questo fenomeno vanno senz’altro associate all’esplosione della scena punk e al fermento delle contestazioni giovanili, alla ricerca di una propria identità e connotazione in grado di svecchiare i modelli sociali dominanti. Ma ascrivere l’exploit creativo di questa provincia, per altri versi ordinaria e tranquilla, per non dire sonnolenta e bonaria, alla inevitabile onda d’urto di una temperie globale è assai riduttivo. Ci sono tutti i tratti distintivi di una fenomenologia legata a dinamiche ambientali e territoriali precise e a sinergie altrettanto specifiche afferenti a uno stesso sentire collettivo che gli conferiscono orientamento e metodologia del tutto svincolate, definite e peculiari. Perfino la grande scena alternativa dell’avanguardia musicale bolognese, che si riaggancia alla risposta nostrana alla moda punk, è comunque diversa e staccata rispetto alla realtà di Pordenone anche se non mancheranno importanti momenti di congiuntura e raffronto. I quattro agitatori e principali protagonisti di Great Complotto sono Ado Scaini, Willy Gibson, Miss Xox, e Plastic Girl. I gruppi musicali più importanti i Tampax, HitlerSS, Sexy Angels, Andy Warhol Banana Technicolor, Mind Invaders, Musique Mecanique, Fhedolts, Cancer, Waalt Diisney Prod, Mess. Si parla però di oltre 800 giovani e più di 85 gruppi. Ma perché è importante riportarne alla luce le vestigia di fasto e gloria quasi del tutto dimenticate in un momento di apatia e desolante disillusione come questo? Nel nostro ‘Nuovo Mondo' huxleiano dove l’ideologia predominante spinge a cancellare il senso comunitario di appartenenza, la memoria storica e la crisi imperante scoraggia ogni velleità di intraprendenza creativa? Forse per mandare un messaggio importante di speranza e per non fare spegnere la voglia di imporre un’impronta del tutto straordinaria alla propria esclusività, capace di amplificarsi nell’interazione con gli altri. Per non chiudere canali comunicativi vitali che non possono essere rimpiazzati da reti virtuali generaliste, spersonalizzanti, banalizzanti. Perché la carica e l’energia emanata dall’entroterra, dall’underground di questa provincia ha prodotto un humus prolifico e barricadero che deve essere incipit continuo alla voglia di stravolgere e cambiare il mondo. Perché le grandi storie hanno sempre origine da piccoli anfratti, da luoghi d’ombra appartati, proprio come la Tequila, per diventare leggende con tutto il fascino del prodigio e dello straordinario. Il punk è un’attitudine di ribellione, voglia di sovvertire un destino che sembra già tracciato inesorabilmente. È sete di libertà che travalica il medium musicale per abbracciare altre e più complesse forme comunicative come le arti figurative, gli happening situazionisti, gli audiovisivi, le radio libere e le fanzines.

 

ALLA TEQUILA

Nel centro storico di Pordenone si trovava la tana dello Stato di Naon, la Tequila House. Era una casa dove si radunavano i punk naoniani, una terra dell’ucronia dove la fantasia predominava e dove tutto veniva osservato attraverso le lenti deformanti  della dissacrazione e della necessità vitale di trovare nuove coordinate e nuove chiavi interpretative alle cose. Vittore Baroni parlerà di «Uno Stato Mentale… una nazione FUN-tastica, un piano globale per la ricostruzione del multiverso, Peter Pun-k in riva al Neon». La realtà è che questi ragazzi volevano incarnare un loro ideale di rivoluzione, volevano dire il loro punk: «L’importante era dire cose assurde al momento sbagliato» come ricorderà Miss Xox. La Tequila è una specie di bat-caverna, un appartamento all’ultimo piano in una palazzina sita in Corso Vittorio Emanuele al 44, vi si accedeva da una porta che dava su una corte interna, la si doveva attraversare per poi imboccare delle scale ripide in una scenografia del diroccato, del vecchio, scrostato e desueto. In questa 'factory warholiana' di provincia poteva compiersi un prodigioso ribaltamento di prospettive e di paradigmi. Poteva fare musica anche chi non era musicista. Poteva scrivere idee anche chi andava male in italiano. Miss Xox e Plastic Girl degli HitlerSS dicono: «Continuate a credere in quello che credete…  continuate a prendere a calci lattine per le strade e a battere sui bidoni… create i VOSTRI suoni…  difendete il VOSTRO pensiero… mandate affanculo i vostri idoli, compresi gli HitlerSS, e parlate e cantate il VOSTRO pensiero». E questa è l’essenza di questa bizzarra compagine di provincia, aver voluto coltivare un sogno e aver creduto nella propria unicità. Non si faceva solo musica ma si imponeva il proprio essere al mondo, malgrado l’indifferenza, malgrado le chitarre scordate, i pochi mezzi a disposizione e l’incapacità tecnica più totale. Si avvisava tutti che ognuno poteva avere il diritto al proprio suono, al proprio pensiero, che ognuno è ciò che è. Alla Tequila si poteva fare, si potevano far valere le leggi dello Stato libero di Naon, allestire una sala registrazione fai da te con le pareti foderate dai cartoni delle uova e poi darci sotto, liberare e sdoganare la propria essenza.

 

DESTABILIZZAZIONE MUSICALE

 

Pordenone può essere Londra ma Londra non può essere Pordenone

Il primo EP punk autoprodotto fu registrato a dicembre del 1978 e uscito nel 1979 in circostanze a dir poco rocambolesche. I due gruppi che lo firmavano avevano dei nomi discutibili e inquietanti HitlerSS e Tampax, ovvero il cuore pulsante del TGC. I primi erano i due fondatori Miss Xox (Fabio Zigante) e Plastic Girl più due teppisti aggiunti: Sid Delicius e Paris, i secondi erano Ado (Scaini) e Willy Gibson (Gianni Tassan Mazzocco) cui si aggiunsero Silence e Radar anche se Plastic inizialmente veniva interscambiato tra i due gruppi alternandosi alla batteria. I Tampax non erano solo musicisti ma progettisti di provocazione dal furore situazionista e dada-futurista. Volevano fare terrorismo semiotico, guerriglia e sabotaggio culturale, una riprogrammazione che mettesse al centro la deregolamentazione del processo creativo. Dipingevano, stampavano una fanzine chiamata Musique Mecanique, sperimentavano, costruivano. Miss Xox dirà: «Io non sono un musicista e non voglio diventarlo… noi siamo stufi dei musicisti-musicisti e di tutti quelli che dicono ‘O sai suonare o sparisci da qui… per provare a dire quello che penso mi basta una chitarra scordata». Appare allora altrettanto chiaro come la stessa scelta dei nomi era semplice sberleffo plagiarista e dissacrazione, depistaggio mediatico, azzeramento dei codici morali. L’iconografia con i simboli di destra era una strategia d’immagine che serviva ad esprimere antagonismo sociale. Ciò che avevano fatto i Residents e i Fugs e che Devo e Pere Ubu erediteranno, ciò che faranno i Laibach poi e che verrà frainteso e boicottato dai soliti ‘esperti’ dello show business. Ancora Miss Xox: «HitlerSS… tutto attaccato… corrisponde al plurale di Hitler, un insieme di persone stupide, ancora più stupide raddoppiando le S. Un nome filtro per chi non aveva ironia o capacità di pensiero più profondo (la mia cultura è profondamente opposta alle ideologie di destra). Eravamo specialisti nel fare incazzare tutti».

 

CARTOON CONCERT

 

Sulla base della filosofia punk del tutto e subito, dell’istinto e della toccata e fuga si decise un’invasione del mondo con il disco split di Tampax/HitlerSS partendo proprio da Londra. Le mille copie stampate a Nimis alla AVF (dove venivano incisi i cori degli alpini!!) con copertina dipinta a mano, furono caricate in una vecchia Opel Kadett che, nella goliardia fumettistica fu ribattezzata ‘Batmobile’, e ci si incamminò verso il Regno Unito. Alla dogana di Folkstone tutto il materiale divulgativo venne sequestrato. Un po’ per i nomi oltraggiosi dei due gruppi e un po’ perché nei pezzi si cantava ‘Queen Elizabeth I wanna fuck you’. Ado riuscì a recuperare parte dei dischi con la promessa di tornare in Italia a spron battuto ma dal pontile lanciò alcune copie a Xox a mo’ di fresbee. Alcune caddero in mare ma un paio vennero recuperate e poi duplicate con l’aiuto di alcuni amici del punk più sovversivo di Londra (Sex Pistols, Billy Idol, Crass, Genesis P. Orridge) il nome dei due gruppi ristampato era 001100111100011001011100, Cancer, in codice cibernetico. Inutile dire che tanto le copie circolate in Inghilterra che quelle messe in salvo e riportate in Italia divennero rarità assolute. Prezzo folle al mercato collezionistico. Dal canto loro, i superstiti della disavventura non si diedero per vinti. Ado rientrò nuovamente senza la merce di contrabbando e sotto il ponte di Aklam in Portobello Road fu organizzato un concerto finto con amplificatori e strumenti di cartone. La rete del passa parola aveva radunato molti curiosi e sostenitori e la polizia arresta i quattro impavidi insolenti (Ado, Silence, Gibson e Xox). Non prima che altri volantini e dischi ristampati venissero lanciati al pubblico. Non senza che Red Ronnie (che li aveva fatti esibire a Bologna e Milano) e Oderso Rubini (della Harpo’s Bazaar, poi Italian Records) avessero fotografato e immortalato l’evento sulle loro Polaroid.

 

THE GREAT COMPLOTTO

 

 

 

Good Ideas Must Not Fall In The Hands Of The Enemy

L’immaginario personale che sta dentro a ognuno deflagra in unità polimorfa e volontà univoca di stravolgere il mondo dal basso.

Fu proprio Oderso Rubini a volere a gran forza il famoso disco del Campanile di S. Giorgio, a mettere l’adolescenza di Pordenone al potere. Invitò i ragazzi a Bologna per le registrazioni e ufficializzò la nascita del TGC nel 1980. Massimo Adolph Nutini dei Mess, ricorderà: «Bologna di mattina presto. Completamente imbiancata. Fa un freddo cane, ovviamente. E’ sabato e noi abbiamo preso il treno che era ancora buio, e adesso scendiamo dal treno per andare all’Harpo’s Bazaar a registrare il nostro primo disco. Cioè no. Due brani di questa compilation. Siamo elettrizzati a mille (…) Quattro tipi a piedi per i viali innevati a cercare lo studio di registrazione. Che scena. Quattro tipi con gli strumenti in braccio che affondano nella neve. Johnny poi ha la tastiera, il Crucianelli, senza nemmeno una custodia, con il cavo di alimentazione che ciondola per terra. Ma ridiamo e non vediamo l’ora di suonare». TGC era un’idea in movimento, un’evoluzione continua, una macchina produttiva in spirito di partecipazione. In una intervista i Sexy Angels diranno: «Per questo molti ragazzi marginalizzati, con problemi, si avvicinavano con fiducia al mondo di Naon. Non c’era una ideologia politica a sostenere il Great Complotto se non la volontà di fare, da giovani, cose per i giovani. Non c’era solo musica. C’era grafica, fotografia, tecnologia audio, moda». Non è un caso che lo stesso artista multimediale Piermario Ciani partecipa a molte produzioni fotografiche e firma copertine di dischi legate a TGC. Individual Therapy, il pezzo al rumor bianco dei Mind Invaders presente sulla compilation, sa tanto di provocazione e gioco di false verità alla Luther Blissett.

A risentirli ora quei pezzi, quei suoni audaci e anacronistici, sporchi che più low-fi non si può, gracchianti e naif, viene da pensare che quella piccola cittadina di 50.000 abitanti era popolata da tanti super eroi fuoriusciti dal cartone e dalle pagine dei fumetti. Rivoluzione totale, punto finale della frase sonora, che non è solo musica, è punto esclamativo culturale. E allora in una goccia di vinile non si rovesciano solo dei suoni ma delle emozioni irripetibili che ti esplodono dentro e che senti di dover dire malgrado tutto. E per farlo non ti serve l'ok del mercato musicale o i passaggi ufficiali negli ingranaggi complessi della produzione e della diffusione. Una manciata di anni e TGC verrà risucchiato per dispersione così come per aggregazione era nato. In velocità come tutto ciò che è punk e deve bruciare in fretta, liberando energia. Tutto il resto è leggenda.

 

 

Romina Baldoni

Discografia (parziale):

Compilations:

  • 1980 – AA.VV. – Pordenone/The Great Complotto (Italian Records)
  • 1981 – AA.VV. – Onda 400
  • 1983 – AA.VV. – iV3SCR (Italian Records)

EP

  • 1979 – HitlerSS/Tampax – HitlerSS/Tampax (Compact Cassette Records)
  • 1981 – Ice & The Iced – Ice & The Iced

LP

  • 1981 – Pordenone For Holidays – Pordenone For Holidays

 

 

Video

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