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Dan Stuart with Twin Tones Marlowe’s Revenge

2016 - Fluff and Gravy

2016 Marlowe's revenge - album coverCover                          I N T R O

 

"I diari di Marlowe, pt 2. Torna l'ex Green On Red con un disco che tocca i vertici della sua carriera solista e lo riporta ai fasti del Paisley Underground. Due libri nel cassetto e sei concerti italiani per rimescolare il passato e mettersi alle spalle qualche malumore"   (Ermanno Labianca)

 

Gli appassionati di quella scena americana definita Paisley Underground che dagli anni Ottanta, grazie a Green On Red, Long Ryders, Danny & Dusty, Dream Syndicate e altri nomi ha prodotto un body of work essenziale e prezioso, hanno di che gioire. "Marlowe's Revenge" (uscito il 5 Febbraio 2016), a modo suo un sequel di "The deliverance of Marlowe Billings", aggiunge un tassello importante a quel grande racconto a corrente alternata snodatosi attraverso avventure che pur se, come annota oggi Dan Stuart, "hanno navigato in un mare di guai e fallimenti, raccogliendo risultati commerciali modesti" restano nel cuore di molti.

 

 

Gli antefatti: Dan Stuart, il Paisley Underground, Green On Red, Sacri Cuori, Antonio Gramentieri, The Deliverance of Marlowe Billings

 

Danny&Dusty 2007 (ph.Filippo De Orchi)Un simile intreccio di amicizie, band e collaborazioni lo si era visto ad ovest solo dalle parti della Asylum Records d'inizio anni Settanta. Per questo le beghe con le major, le delusioni, le inevitabili gelosie e i passi falsi restano in secondo piano, schiacciati dall'asfalto ancora caldo di tanta musica fatta per restare e che - questa è un'annotazione del recensore - meriterebbe lo spazio e l'accuratezza di uno di quei box multipli che un tempo erano l'orgoglio della Rhino, leggendaria etichetta losangelena che aveva avuto l'ardire di piazzare il proprio corno a mò di insegna al civico 1201 di Santa Monica Boulevard. 

Qualche titolo, tornando alla scena Paisley Underground: "The days of wine and roses", "The medicine show" (Dream Syndicate), R-2522970-1368076846-7777.jpeg"No free lunch", "The killer inside me" (Green On Red),"The lost weekend" (Danny & Dusty). Furono, questi ed altri album ed e.p., in grado di segnare un percorso che porta dritto alla scena Americana di oggi, a quell'alveare di band e solisti che affollano oggi (non tutti con lo stesso merito dei predecessori) siti musicali, blog e quelle poche testate cartacee felicemente ostinate nel tenere vivo un genere che modernizzava cinquant'anni fa con i Byrds e i Flying Burrito Brothers il country e il folk dei pionieri della sei corde. 

Come lo fu Gram Parsons, anche Dan Stuart è un ostinato, instancabile, grande autore di canzoni. L'attraversamento, negli anni, del post punk, dell'alt-country e del rock non ne hanno fiaccato le qualità. Si è smarrito e si è ritrovato, ha lottato con la sua anima e con la chitarra, ha fatto il solitario, ma ha saputo allo stesso tempo cercato i partner giusti quando c'era da raccogliere i brandelli della sua immaginazione e farne canzoni, altre, in grado di camminare a passo lento verso quel passato ingombrante, lambendo i muri, cadendo e rialzandosi, vincendo quasi sempre.

 

Dan Stuart e Antonio Gramentieri (Sacri Cuori) 2014 ph.Filippo De Orchi 48Finiti i Green On Red, nel 1992, si è avviata una carriera solista che ha rispettato i tempi dell'uomo, non sempre facili. Una manciata di titoli illuminata ora da due album legati a filo stretto. A distanza di quattro anni uno dall'altro (due le pubblicazioni nel mezzo) siamo stati deliziati da due amabili scrapbook fatti di musica. Il primo, The deliverance of Marlowe Billings, aggrappato al suono dei devoti Sacri Cuori di Antonio Gramentieri (nella foto qui a destra con Dan Stuart), e di una manciata di amici e di session players americani; il secondo arrampicato alle impalcature di un sound meno lineare e a tratti più livido, quello dei messicani Twin Tones.

MI0003454517Aria di frontiera in entrambi, chitarre bellissime, mai nulla di scontato, e al centro lui, Marlowe, l'alter ego di Stuart, il personaggio ingombrante dietro al quale nascondersi e per bocca del quale rovesciare parole annotate in velocità, sceneggiature appuntate con l'inchiostro, brandelli di conversazioni, sogni e paure, soliloqui autobiografici infiammati dal sole di Oaxaca, Mexico, dove Stuart e le sue paure si sono rintanati da anni.

Nel 2012 Antonio Gramentieri prese in mano le canzoni di Marlowe/Dan e, forse 71nyvPVR6QL._SL1200_beneficiando di quel vento positivo arrivato anni addietro da una fugace reunion dei Green on Red prima e di Danny & Dusty (Dan Stuart e Steve Wynn) una manciata di mesi dopo, ne tirò fuori un disco convincentissimo che anche dal vivo ha tenuto vicini Stuart e la band ravennate; oggi è il combo di Città del Messico, capitanato dal chitarrista e autore Gabriel Lopez, lo scudo col quale affrontare la strada. E anche The revenge of Marlowe prelude a un libro, così il profilo dei due dischi resta sovrapponibile.

 

"Marlowe's Revenge": i brani, i testi.

 

Hola Guapa è incendiaria, violenta, con la voce filtrata e le chitarre distorte. Sembra di sentire i Crazy Horse sotto alla canicola di un deserto, o i Ramones innamorati della moglie di un narcotrafficante. Elena sopraggiunge scalando la marcia, ha un passo ridotto photo_by_darren_andrewsma è di una bellezza straniante. Lo spanglish che affiora e che nell'episodio precedente era più marcato riporta alla mente certe atmosfere a là Willy de Ville ma è l'anima più nota e familiare di Stuart a venirci addosso, con le sue qualità, le sue modalità compositive, la sua voglia di rock mai urlato, chitarre pizzicate e una tastiera quasi pop, di quel pop dei mezzi Ottanta assimilabile a certi momenti di "Born In The U.S.A.". Last blue day sprizza ottimismo e sembra scacciare le nuvole, sulla testa di Marlowe c'è un doppio arcobaleno a cingere pensieri e preccupazioni; ancora una tastiera a disegnare del pop non pronosticabile ma graditissimo perché sarà bello sentirla cantare in Italia questa soave voglia di riscatto. Soy un hombre, una battuta e precipitiamo

DanStuartArtistPagenell'inconscio, trasportati negli Ottanta, all'orizzonte abbiamo i Green On Red col vocabolario di spagnolo in mano, lontani, imprendibili, in qualche modo camuffati ma in qualche modo vicini a noi. Marlowe è li che stringe una mano perché "non c'è mai stata una così, in grado di tenermi sveglio tutta la notte". 

(foto a destra e sotto a sinistra: Dan Stuart con i Twin Tones)

 

La musica è una benedizione quando ti affida certe carte d'imbarco e ti lascia libero di non tornare più. The whores above furoreggia come il brano di apertura, senza la stessa efficacia ma con un retrogusto Neil Young assai percepibile in quello che appare un 5032573_origpiacevole incubo tra ragazze che ballano e uscite di testa ma che sembra una lettera infida inviata a chi non si ama più o a chi ti ha ferito. Abbiamo fatto metà strada

All over you deve essere uno di quei pezzi che Stuart racconta essere un'emanazione di alcuni suoi provini acustici (voce, chitarra e shaker a forma di ovetto suonato dal fonico) sui quali hanno avvitato le loro chitarre i ragazzi reclutati non solo per le loro qualità ma perché sarebbe stato un delitto compiere in solitudine questo viaggio. Quando Stuart urla "Waterloo oh Waterloo" si arriva allo stordimento, tanto si è calati in quel vortice che sovrappone l'ex Green On Red all'amico Steve Wynn. Lo stesso fraseggio, la stessa pasta vocale, lo stesso modo aspro di tirare le vocali. Flashback piacevolissimo anche questo da un artista che in una manciata di anni, da Ravenna al border tra Texas e Messico, pare avere ritrovato il suo centro.

 

Stuart_Book_CoverLo vedi con la vita scorrergli intorno, col piacere di raccontarla, amante dei dettagli ("dietro la montagna, dicono esserci una spiaggia e due isole deserte fuori dalla portata di tutti, quel fighetto col surf ha una testa piena zeppa di voci e lo stomaco gonfio di Qualuude"): succede, o è stato solo immaginato, a Zicatela, un paradiso per chi si arma di tavola e va a Puerto Escondido con più di un obiettivo. Una tromba è la prima protagonista di questo pezzo stordente e pieno di fascino, mentre i ragazzi del Barrio sotto suonano da Dio. 

Non serve arrivare alle ultime due curve per avere la certezza che questo sia uno dei vertici, assieme a The Deliverance of Marlowe Billings, della carriera solista di Dan Stuart, ma non si è ancora così appagati quando giunge Over my shoulder, a parere di chi scrive una delle migliori composizioni del cinquantacinquenne autore californiano. L'apparenza ce la mostra come un'altra cartolina amara da inviare a chi è stato parte di un'altra vita, di un passato messo alle spalle ("nessuno sa realmente come vanno certe storie, io so che non riesco a smettere di guardare indietro a quella donna che immaginavo libera nel mondo") da un protagonista che vaga in cerca di un riparo.

 

dan-stuart-bar1_1_Esemplare, lenta e carica di pathos, storia amministrata da un recitato spontaneo e introflesso è la finale The Knife, ultima anche per data di confezione. E' la confessione di mezzanotte, quando si torna a casa a lavoro fatto, chiedendosi un sacco di cose, tirando quelle somme che spesso non quadrano.

Cinque minuti che potrebbero durare venti e rimarresti lì, a chiederti con Marlowe se è davvero il caso di passare una vita ad affilare il coltello per difendersi. Lui è lì, che al buio ammette di "aver prestato attenzione a tutto e di essersi convinto che alla fine siamo tutti una dan-stuart-green-on-redstessa preghiera, e restiamo insieme ma in fondo soli, con i nostri sogni da riportare a casa", noi ascoltiamo questo rosario di riflessioni che conclude un disco mastodontico, che si spegne come altri capolavori, con l'arma più ficcante, perché The knife è la Jungleland di questo raccolta di canzoni, è la Street Hassle di questo sontuoso ritorno, è la Waiting on a friend sulla cui coda Mick ancora spingeva il suo falsetto. Questo è Marlowe's Revenge, un album di quelli che ridefiniscono un genere, lo lustrano, lo giustificano, lo rimettono lì all'attenzione di tutti. Senza mai eccedere, senza un feedback di troppo o una parola in meno. Spegne l'insegna offrendoti il meglio che ha, per farti ritornare.

 

Dan Stuart sarà presto in Italia, accompagnato da Antonio Gramentieri e Fernando Viciconte nelle date di marzo, e da Antonio Gramentieri e Enrico Mao Bocchini in quelle di aprile.

17/3 San Salvo, CH (Teatro Aldo Moro) - 18/3 Avellino (Godot) - 19/3 Magione, PG (Arthur Rimbaud Cafè) - 20/3 Mestre (Ruotaliberatutti) - 15/4 Ravenna (Boca Barranca) - 16/4 Roma (Le Mura)

Ermanno Labianca

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