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6 Maggio 2018 , , ,

John Prine L’albero del perdono

2018

prine

             L'uomo, il compositore, i dischi

 

Nel 1993, all'atto di pubblicare il bellissimo cofanetto retrospettivo di metà carriera intitolato "Great Days", che faceva seguito ad uno dei suoi migliori dischi - "The Missing Years", carico di duetti eccellenti, da Bruce Springsteen a Tom Petty - John Prine prese un foglio di carta e descrisse così la sua missione e in un certo senso quell'operazione: "Comporre è prendere un foglio bianco avendo la cura di tenervi fuori ciò che non serve. Ho vissuto giorni memorabili ed altri meno. Il mio lavoro è stato quello di trasformarli tutti in grandi canzoni". La frase, più semplice e istintiva che autoreferenziale, conteneva il senso della misura di Prine e la sua abilità come compositore. Due verità. Oggi, un quarto di secolo dopo, e con cinquant'anni di registrazioni alle spalle, Prine è un uomo che va inevitabilmente e lentamente spegnendosi, come una candela che ha illuminato a lungo. Un po' l'età – 71 anni - molto i postumi della rimozione a più riprese di un tumore, ne hanno affaticato il cammino artistico minando solo un po' la voce così espressiva di Hello in there e Angel from Montgomery (due tra i suoi capolavori di area canzone d'autore, il secondo ripreso egregiamente da Bonnie Raitt nel 1974). Nonostante questo resta intatta la voglia di comporre e di stare su un palco. 

 

0-49Dopo album belli ma un po' di passaggio come quelli delle passate stagioni (uno di standard country realizzato insieme al musicista bluegrass Mac Wiseman, un live e "For better, or worse" che presentava duetti non originali, sempre di derivazione country, eseguiti con signore del nuovo country, del blues e della roots music come Alison Krauss, Susan Tedeschi Kathy Mattea e Kacey Musgraves), l'uomo torna alle sue composizioni dopo 13 anni, tanti ne sono passati da "Fair and Square", uno tra i dischi più convincenti del 2005, che non va dimenticato ha sfornato in area singers-songwriters opere di pregio come "Devils & Dust" (Springsteen), "Illinois" (Sufjan Stevens), "Magic Time" (Van Morrison), "Wildflowers" (Shery Crow) e "Ghetto bells" (Vic Chestnutt).

 

 Il nuovo album: "The Tree of Forgiveness"  (13 Aprile 2018, Oh Boy Records)

 

john-prine-The-Tree-of-Forgiveness-e1518190544735Il titolo è ripreso da quello di un dipinto di Edward Coley Burne-Jones del 1882 che esprimeva passione violenta, dramma, rimorso e perdono, a ben vedere gli elementi ricorrenti di certa canzone nobile imparentata col noir e che sa scavare negli umori della provincia americana. E la ordinary life spesso cantata da questo genere di artisti esplode subito in Knockin' on your screen door dove un disperato di periferia scalcia i bidoni della spazzatura e ascolta la sua musica preferita ("avevo una famiglia / che mi ha mollato / con null'altro che il mio riproduttore di cassette che suona un vecchio disco di George Jones"), ha qualche sogno smesso e altri da fare ("una piccola barca a vela per andare, non il lusso di una pelliccia"). C'è un titolo complesso e affascinante che cattura subito l'attenzione dopo che l'ottima Brandi Carlile ha fatto da spalla in I have met my love today. Si tratta di Eggs & daughter night, Lincoln Nebraska, 1967 (Crazy bone), che Prine spiega bene in una recente intervista: "tra John-Prine-by-John-Darwin-Kurci '40 e i '50 un mio amico, noto a Norfolk, Nebraska per essere stato il tecnico delle chitarre degli Everly Brothers, se ne andava in giro per mercati, specialmente uno, che era stato ribattezzato "la notte delle ragazze e delle uova"; lì succedeva che i fattori scaricassero di mattina le loro figlie con carichi di uova da vendere, passavano a riprenderle di sera ma... nel frattempo i ragazzi del luogo avevano fatto una bella scorpacciata di uova e di belle fanciulle". Niente noir, solo vita di paese, e un titolo rubato a fatti di strade secondarie, ma rende l'idea di quanto l'autore del Kentucky sia un cronista infaticabile, sempre pronto a trasformare in canzoni la realtà che lo circonda e il tempo che ha attraversato.

 

God only knows non è certamente quella dei Beach Boys ma incanta il fatto che si tratti di una composizione iniziata a quattro mani negli anni Settanta con Phil Spector e che abbia un tratto autobiografico assai marcato. Contiene la poesia del bambino ("Prego il Signore / imagesdi tenere stretta la mia anima / E se dovessi morire prima di risvegliarmi / lo pregherei di tenersela con sè") che combacia con le speranze dell'adulto. Prine si è sempre manifestato distante dalla religione, oggetto della sua satira pungente, ma adesso la malattia che lo ha fiaccato ne ha fatto un seguace meno distaccato, anzi convinto che "un giorno metterò le mani a un progetto che ho in mente da tempo: un disco di canzoni religiose che coprano il country e il gospel". ----- E' bello ritrovare così vivo, e per nulla routinario, desideroso anzi di guardare in avanti, pur come le forze ridotte di cui dispone, un artista che ha un suo posto preciso nella canzone nordamericana e di cui Dylan ebbe a dire "è tra i miei preferiti, ci sono sue canzoni che amo anche se non ne ricordo sempre i titoli, John è eccezionale, è il mondo del Midwest, è viaggi della mente portati alle estreme conseguenze".  

 

Ermanno Labianca

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